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In queste mie esternazioni cito spesso Franco Di Stanislao. I motivi potrebbero essere tanti, ma in realtà in questa sede io lo ricordo soprattutto per le citazioni, gli spunti, le cose che mi ha segnalato e che ogni tanto mi tornano buone. Oggi, ad esempio, mi è tornato in mente il video con il gorilla davanti all’ascensore che è il classico test per l’attenzione selettiva. Video che Remo ha già usato in precedenza nel blog, ma oggi tocca a me!

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Più volte è stata richiamata in questo blog l'importanza di un nuovo Piano Sociale e Sanitario. Esso costitisce il momento di riflessione ampia sul sistema a a partire da quelle aree della fragilità cui - a parole- tutti danno grande importanza. Dentro le fragilità è storicamente collocata la salute mentale. Il piano dovrebbe ridarle la centralità che la programmazione regionale spezzatino dei mille atti non riconosce. Vediamo allora di fondare il capitolo del Piano sulla salute mentale sulle risultanze di due report nazionali sul tema con un capitolo dedicato  alla Regione Marche.

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Alcuni giorni fa Andrea Soccetti nel blog ha commentato la cosiddetta Legge Gelli (La Legge Gelli: parliamo di sicurezza e qualità delle cure oltre che di responsabilità) soffermandosi su un aspetto ingiustamente sottaciuto. La riflessione di fondo che ci ha proposto è di non ragionare solo in termini di responsabilità nella applicazione della Legge, ma di ragionare anche sulle attività che riguardano la promozione della qualità e sicurezza nelle strutture sanitarie che la stessa Legge prevede... Attività ben note sulla carta, ma che richiedono organizzazione e ruoli definiti. L’intervista offre ad Andrea la possibilità di aprire il confronto su questi temi assolutamente centrali.

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Presentazione dell’articolo dell’autore

Abbiamo pensato di offrire la possibilità ai colleghi veterinari di illustrare uno dei principi cardine alla base alla loro azione di sanità pubblica: quello dello one health, la salute unica in comune tra uomo, animali ed ambiente. Io (CMM) per un lungo periodo della mia vita professionale ho lavorato a stretto contatto con i medici veterinari, più o meno tra il 1984 e i primi anni ’90, periodo i cui non me ne feci sfuggire una tra qualche epidemia di psittacosi  (avete presenti i pappagalli, ma anche polli e galline), di febbre Q (ovini) e, soprattutto, di leptospirosi (riccio morto e infetto finito chissà come in un serbatoio collegato ad una fontanella d’acqua nell’alto Montefeltro). Quest’ultima epidemia fece alcuni morti e fu per un paio di giorni la prima notizia del telegiornale nazionale delle reti pubbliche). Poi fu la volta delle epidemie di salmonellosi in Emilia-Romagna che furono anche lo spunto per corsi di formazione regionali  sulle indagini in caso di epidemie di origine alimentare. In questo ambito comincia la collaborazione con Anna Duranti, medico veterinario, figlia d’arte, che tradusse con la mia supervisione (in pratica fece quasi tutto lei da sola) per la prima volta  un Manuale di Hazard Analysis Critical Control Point applicato alla sicurezza alimentare.  E oggi in pizzeria ogni volta che vedo un attestato HACCP penso “c’ero anch’io” quando si passò dalle coproculture (finalmente abbandonate) agli addetti alla scelta di puntare sulla loro formazione.

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Quando ti vuoi fare una idea di come si potrebbe fare meglio una cosa parla con qualcuno che già la fa meglio. Molto più istruttivo di qualunque alta cosa. E cosa sia davvero una rete di servizi per le demenze io l’ho capito (facciamo: intuito) quando sono andato a trovare il collega dott. Andrea Fabbo a Modena dove coordina il progetto demenze da molti anni. Tra le tante cose che sono state costruite a Modena, tante veramente (vedi la Relazione annuale regionale 2016, mentre la Relazione 2016 della AUSL di Modena può essere richiesta a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), una merita un approfondimento a parte: il coinvolgimento dei medici di medicina generale. Tutti sanno che la cronicità non si può gestire senza questo coinvolgimento. E fin qui ci siamo. Ma poi come lo si ottiene, mantiene e stimola? Sentiamo il collega.

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