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Nel sito dell’ARS nello spazio dedicato al nuovo Piano, oltre alla griglia per fornire contributi al Piano, sono state messe a disposizione alcune slide. Perché non slides a proposito? Secondo l’Accademia della Crusca, il cui sito ho consultato al riguardo, quando un forestierismo è acquisito da tempo  si può lasciare invariato (e quindi al singolare: slide), se è recente o fortemente specialistico andrebbe utilizzato il plurale della lingua di origine (slides, quindi).   Non ho dubbi: ormai le slide sono strumento comune della comunicazione e tutti sanno cosa sono. Risolto questo problema non da poco facciamo qualche breve prima considerazione sulle slide di presentazione del Piano.

Un primo commento è positivo: ci sono dati - molti dei quali già presentati in questo blog - su cui cominciare un confronto e, in alcuni casi, i dati sono anche aggiornati al 2017.

Per favorire il confronto sul Piano occorre adesso che:

  1. le slide siano accompagnate da un testo che ne illustri il significato e le ricadute (ad esempio, le carenze segnalate sulla assistenza domiciliare e sulla salute mentale già da tempo segnalate in questo blog a cosa sono dovute e come si pensa di colmarle?);
  2. l’insieme di dati generi una lista di criticità e di priorità di intervento;
  3. i dati siano verificati (a solo titolo di esempio, mancano i dati di attività nelle cure intermedie a gestione INRCA, che è stato il primo Ente ad attivare tale funzione);
  4. i dati non rappresentino una sintesi una tantum di dati che andrebbero invece messi a disposizione con un sistema di reportistica periodica a regime (una navigazione sul sito dell’ARS Toscana è molto istruttiva al riguardo);
  5. la qualità della elaborazione migliori per evitare di dare indicazioni fuorvianti (seguirà come esempio quello della mobilità).

Si diceva della mobilità come esempio di tipologia di elaborazione da migliorare. Ecco i primi commenti: 

  1. presentare i dati della mobilità attiva 2017 per ricoveri senza distinzione tra pubblico e privato fa perdere di vista che l’incremento registrato di oltre 10 milioni di euro se va bene va al privato, ma se la Conferenza Stato-Regioni, come avvenuto negli ultimi anni, abbatterà gli incrementi di produzione del privato in mobilità attiva (Quanto rischia di costare la mobilità attiva dei privati alla Regione Marche (che invece ci dovrebbe fare quantomeno pari)?) quei 10 milioni si tradurranno (in parte almeno) in un costo e non in un ricavo. Cosa non da poco;
  2. analizzare per livello di complessità la mobilità passiva per ricoveri solo in termini di numero di ricoveri porta a pensare chi guarda la tabella che buona parte della mobilità passiva sia per ricoveri di medio-bassa complesità. Se si guardassero i valori economici si vedrebbe invece che buona parte della mobilità passiva dipende proprio da attività (specie di area chirurgica) di medio-alta complessità.

Prendiamo le slide con dati come avvio di un percorso di confronto sul Piano basato su dati affidabili inseriti in un percorso di cambiamento. Sono proprio i primi passi, ma nella direzione giusta.

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