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Definizione:

Il focus dei due termini si  riferisce ad un modello organizzativo dell'ospedale che così viene descritto.

L’attività ospedaliera, in particolare, si deve strutturare in aree/realtà differenziate secondo le modalità assistenziali e l’intensità delle cure, con il superamento della suddivisione per reparti differenziati per disciplina specialistica e consentendo la segmentazione dei bisogni dei pazienti e la focalizzazione sulle attività assistenziali. La riorganizzazione degli ospedali per intensità di cura è strettamente correlata alla contemporanea riorganizzazione del territorio al fine di assicurare la continuità assistenziale in particolare per le situazioni di cronicità e di maggiore fragilità. Tale riorganizzazione del territorio deve analogamente prevedere la differenziazione dei punti di accesso ai servizi territoriali in relazione alle specifiche modalità di assistenza e cura erogabili per ciascuna tipologia di struttura. 

Piano sanitario regionale 2012-2014 - pagina 50.

 

Documenti di riferimento:

Riferimenti regionali:

  • Piano sanitario regionale 2012 - 2014
  • Direttiva vincolante per i Direttori generali degli Enti del SSR, per l'attuazione del D.L. 95/2012 convertito in Legge 135 del 7 Agosto 2012 concernente disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi dei cittadini - DGR 1696/2012 (pagina 54-55). 

Commento:

Si tratta di termini tanto utilizzati che si finisce per darne per scontato il significato e questo finisce per generare incomprensioni.  In sintesi, potremmo accettare che schematicamente si consideri:

  • l'intensità di cura come espressione di quanta "copertura" medica ha bisogno il paziente;
  • la complessità assistenziale come espressione di quanta assistenza, in primis erogata dagli infermieri, ha bisogno il paziente. 

Una organizzazione dell'ospedale che aggreghi i pazienti non per disciplina, ma per tipologia dei bisogno di cura e di assistenza viene definito un ospedale per intensità di cura.

Questo principio storicamente ha portato ad una prima distinzione tra reparti per acuti a reparti di post-acuzie.  Un paziente acuto appena ricoverato giovane in buone condizioni generali ha bisogno di una costante valutazione medica per l'inquadramento diagnostico,  ma di una ridotta componente assistenziale, mentre un anziano con pluripatologia in una struttura di post-acuzie ha preminenti necessità assistenziali ma minimo apporto medico.

Oggi si vuole arrivare ad una organizzazione dell'area per acuti non più per disciplina, ma - appunto- per intensità di cura. 

Si tratta, quindi, di ridisegnare l'organizzazione delle strutture sanitarie intorno ai bisogni dei pazienti che saranno accolti e questo richiede una rilettura di tutto l'assetto dell'ospedale (finendo per scontrarsi  spesso con i vincoli strutturali di strutture progettate per altri modelli organizzativi). In questa logica non ha più senso definire, ad esempio, i minuti di assistenza infermieristica necessari al paziente sulla base della definizione della tipologia di competenza medica presente (disciplina clinica). Serve, come ripeteva sempre a suo tempo il co-blogger, un ospedale di plastilina, che possa modellare i contenitori su misura rispetto ai diversi pazienti assistiti, con percorsi che sono specifici in ogni struttura ospedaliera.

Alcuni esempi:

  • il paziente che deve ricoverarsi per un intervento chirurgico programmato modifica profondamente nel corso del ricovero i propri bisogni di cura medica e assistenza infermieristica: all'ingresso sta come stava a casa propria (tanto che l'ammissione avviene spesso la mattina stessa dell'intervento), nel post operatorio è un paziente che richiede una cura e una assistenza particolare per monitorare l'evoluzione (per questo si strutturanoper i casi più impegnativi le Terapie Intensive Post Operatorie), a qualche giorno di distanza assume un ulteriore profilo di complessità e nei giorni immediatamente precedenti la dimissione torna ad essere come all'ingresso. Mescolare tutte queste tipologie di pazienti in una corsia di vecchio tipo crea automaticamente una sproporzione nelle diverse fasi tra bisogni e risposte;
  • due reparti di medicina generale possono avere necessità assistenziali molto differenziate anche solo in ragione del percorso esistente all'interno della struttura del paziente post-rianimazione: se una degenza accoglie tale tipologie di pazienti deve avere un assorbimento superiore di risorse e quindi non è possibile ritenere assimilabili le due situazioni sul piano della dotazione di personale.

Per questo un insieme di contenitori differenziati per intensità di cura devono essere disponibili per accogliere il percorso del paziente nella struttura, modelli che devono essere declinati localmente sulla base della tipologia effettiva dei pazienti assistiti e controllati per la loro adeguatezza tramite il monitoraggio di indicatori relativi - ad esempio - alle lesioni da pressione, le cadute accidentali e le complicanze infettive.  Per ciascun contenitore deve essere definito oltre allo specifico fabbisogno di personale di assistenza, anche l'apporto delle diverse competenze mediche (discipline). Così nel caso del paziente anziano con frattura di femore servirà l'ortopedico per la gestione della frattura e il geriatria per le altre patologie concomitanti (non a caso si parla di ortogeriatria, modello organizzativo che si è ormai consolidato in diverse realtà).

Sulla base di indirizzi generali (vedi anche Ma quanti sono gli infermieri che servono alla regione Marche? Domanda sbagliata!), è possibile (ri)disegnare l'organizzazione interna di ciascun ospedale con soluzioni specifiche per ciascuna realtà (sempre all'interno di modelli validati), efficaci (contenitore che risponde ai bisogni) ed efficienti (contenitore della grandezza corretta rispetto ai bisogni). Serve quindi una regolamentazione che affidi alle strutture una autovalutazione del fabbisogno di "cambiamento"  nella direzione della organizzazione per intensità di cura e stabilisca un vincolo alla rendicontazione della qualità dell'assistenza erogata. Per qualcuno  questa riorganizzazione comporterà il solo piccolo sacrificio di rinunciare alla targa sulla porta della corsia (e alla "amministrazione" quello di fare una segnaletica efficace per i familiari...). 

In una organizzazione di questo tipo di quanti infermieri ha quindi bisogno la chirurgia? Dipende dal tipo di paziente che vi verrà assistito.

Sui miti e sulla realtà degli ospedali per intensità di cura circolano tanti documenti, che abbiamo riportato sopra, documenti alla cui lettura si invita chi volesse saperne di più.

 

PS: poco dopo la pubblicazione di questo articolo su FB un commento ha ricordato questo: il progetto di ospedale modello di Jesi.

 

 

 

 

 

 

 

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