Stavolta saltiamo la definizione iniziale e ci arriviamo col ragionamento!
Purtroppo la possibilità di indirizzare le risorse verso i settori che servono per la salute è condizionata dall'assorbimento delle stesse da parte delle strutture esistenti e dei servizi e delle attività già erogate. Nel confronto per la discussione del budget ogni anno ogni unità organizzativa si confronta con la spesa dell'anno precedente e questo meccanismo fossilizza il sistema, con aggiustamenti minimali.
Esiste uno strumento che può consentire di scardinare questo circolo vizioso: il budget a base zero.
In estrema sintesi, si tratta di elaborare una ipotesi di distribuzione delle risorse basata sulle effettive necessità di ogni settore determinate sulla base dei bisogni da soddisfare: il dato di confronto non è più rappresentato dalla risorse dell'anno precedente, ma dalla valutazione di quelle necessarie per garantire i LEA, e quindi si può avviare un percorso che, nel tempo, consenta di raggiungere quel risultato.
Un paio di esempi.
Primo. Uno dei fenomeni più gravi che sta emergendo nella popolazione anziana è relativo ai problemi della nutrizione. Quanti soggetti in carico al sistema, ai vari livelli di erogazione dell'assistenza, hanno accesso ad una valutazione nutrizionale? Quanti servizi di nutrizione clinica sono attivi e possono confrontarsi con le direzioni aziendali per ottenere le risorse necessarie?
Secondo. L'oncologo, il diabetologo, il cardiologo riabilitatore e il neurologo hanno bisogno dello psicologo per poter curare il paziente (ma molte altre discipline potrebbero essere avvantaggiate da questa figura professionale): quanti servizi di psicologia ospedaliera abbiamo attivi?
Non si tratta certo di una operazione facile, ma in quale altro modo, se non rendendo esplicito e misurato il sottofinanziamento di alcuni settori e il riflesso sulla salute di questo, si può creare una alleanza tra tutti - anche quelli che devono fare qualche passo indietro - per conseguire il risultato di un sistema orientato ai bisogni?