Premessa: naturalmente questo non è un glossario convenzionale e quindi è presente anche questa parola.
Per tufta si intende il saper trovare la prospettiva per presentare le cose in modo da sembrare migliori: ad esempio,ammonticchiare la legna in modo tale da farla sembrare di più. Si trattava di uno strategemma vitale per i prigionieri nei gulag sovietici, poiché tagliare la legna richiesta avrebbe richiesto uno sforzo non compensato dall'alimentazione. In poche parole, nei gulag chi non sapeva fare la tufta era destinato a morire. Tutto il blocco dell'est è poi crollato per un fallimento economico complessivo legato proprio al ricorso di stato alla tufta ad opera dei diversi livelli, tufta che generava l'illusione di una situazione non reale. Nelle organizzazioni complesse, non solo pubbliche, purtroppo non raramente si ricorre al fare una tufta: trovare la prospettiva per far sembrare la legna tanta, quando in realtà scarseggia ed andrebbe tagliata di più (e magari meglio).
E' comune nella comunicazione politica, in mancanza di una stampa incisiva e autonoma, il ricorso a numeri grezzi e mal interpretati nella lotta tra fazioni più interessate a combattersi che a "concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale" (il link l'ho messo, ma spero sia superfluo...)!
Quale valore "vero" ha per la collettività aver "salvato una UTIC"?
Il sistema sanitario serve a salvare vite umane e in ambito cardiologico questo si ottiene principalmente, per le patologie cardiologiche acute, garantendo l'accesso all'emodinamica (entro 90 minuti per gli infarti STEMI e più "con calma" per i NSTEMI) e successivamente inserendo il paziente in un percorso di riabilitazione cardiologica. Non esiste evidenza circa l'utilità "di per sé" di una UTIC in più nella rete.
Si legge che "nel 2016 la rete delle cure palliative e della terapia del dolore ha assistito 2.795 marchigiani, di cui 1.846 presi in carico a domicilio e 949 ricoverati in Hospice".
Ora il primo problema con i numeri assoluti è che non rendono la dimensione dei fenomeni, poiché mancano per una corretta lettura adeguati denominatori. Nel 2011, da un dato pubblicato nel sito dell'Agenzia sanitaria regionale, sono morte per tumore nelle Marche 4631 persone e questo è già un possibile denominatore. Il secondo e più importante problema è relativo alla effettiva "presa in carico" del paziente da parte di reti strutturate delle cure palliative come definite dalla DGR 846/2014: quante sono le equipe multispecialistiche effettivamente attive?
Nessuno ha la bacchetta magica o si aspetta che in giro ce ne siano, ma i problemi della sanità richiedono una chiara descrizione della situazione in essere, senza paura di strumentalizzazioni (sempre possibili, ma irresponsabili) e quindi definizione degli obiettivi di salute prioritari, concretezza dei progetti posti in essere (ovvero redatti con metodologie precise di project management) e cruscotti per monitorare l'impatto (e poter correggere la rotta se qualcosa va storto).
Così si ottiene, con soddisfazione, una catasta di legna bella piena, da tutte le prospettive!