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C’è un altro pensionato che gestisce un blog che si occupa di sanità pubblica. Solo che lui è molto bravo e gestisce un blog annesso ad una rivista prestigiosa. Si tratta di Cesare Cislaghi che cura il blog Come sta la sanità? nel sito di Epidemiologia e Prevenzione. Il penultimo post pubblicato nel blog ha come titolo “Qualità dei direttori generali delle Aziende sanitarie: meglio l'ubbidienza o la competenza?”.

La domanda (del post di Cislaghi e del “mio”) non vuole essere provocatoria, ma richiamare l’attenzione sui criteri di scelta di questa figura così importante. Adesso estrapolo la frase centrale  del post di Cislaghi lasciando ad ognuno la possibilità di verificarne la aderenza alla realtà della Regione Marche in base alla propria personale esperienza:

Spesso sorge il dubbio che il politico abbia invece proprio bisogno del tecnico per sviluppare la sua politica e quindi privilegi l’ubbidienza alla competenza. E parliamo di ubbidienza e non solo di fedeltà! Sicuramente il direttore non può e non deve tradire il politico ma la sua fedeltà non deve fargli perdere l’autonomia di giudizio e di azione.

Cosa ne penso io? Non voglio essere evasivo e quindi rispondo.
Considero quello della discussione dell’attuale proposta di Piano un test probante. Il Piano è tecnicamente da rivedere per i motivi riportati già a caldo in questo blog: assenza di un qualunque ragionamento sulle criticità di sistema e di proposte organiche per fronteggiarle. Nel Piano non si cita mai il contributo delle Direzioni aziendali. Ho letto e riletto l’elenco lungo ben tre pagine di stakeholder coinvolti e le Direzioni non compaiono. Così come non vengono citate nella seguente frase sulle modalità di coinvolgimento di questi stakeholder:

Per consentire una mirata, completa e condivisa definizione delle strategie e degli strumenti da impiegare, la fase di predisposizione del Piano da parte degli uffici regionali è stata preceduta da una campagna di ascolto e interlocuzione con gli stakeholder presenti sul territorio, a valenza regionale e locale, per raccogliere in modo puntuale, nel corso di numerosi incontri con i diversi rappresentanti di sindacati, associazioni, società scientifiche, università, enti locali, ecc., proposte, osservazioni e suggerimenti sui contenuti del documento.

Le Direzioni Aziendali nel Piano sono citate solo una volta in un paragrafo dedicato agli URP. Il ruolo che non hanno avuto nella predisposizione del Piano  dovrebbero averlo nella fase della sua discussione. Come possono accettare le direzioni che il Piano  non parli mai di salute mentale e neuropsichiatria infantile e non citi mai l’urgenza di una programmazione della formazione specialistica e delle professioni in genere? E sono solo due tra i tanti possibili esempi di buchi del Piano su cui le Direzioni non possono far finta di niente. E questo vale anche in presenza di una procedura per la selezione dei nuovi Direttori Generali.

Se il governo Regionale a volte (spesso per la verità) dà l’impressione di apprezzare i mediocrati, i cittadini e i professionisti non la pensano allo stesso modo. Per i cittadini vale quello che ha scritto Cislaghi nel suo post: La Sanità può funzionar bene solo se il politico che la governa sa interpretare i bisogni degli utenti, se il direttore che la gestisce sa organizzare bene i servizi, solo se gli operatori, medici, infermieri, tecnici, sanno far bene il loro mestiere!

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