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L'ospedale è il labirinto senza uscita per la nostra classe dirigente! La DGR 1554/2018,  sfruttando il gioco sul range tra minimo e massimo dei bacini di utenza e dimenticando cosa dice in merito il DM 70/2015, documenta chiaramente il sovradimensionamento delle strutture ospedaliere e questo significa meno risorse per la prevenzione e l'assistenza distrettuale (ma è difficile lamentarsi per qualcosa che non si è mai avuto, mentre togliere una cosa che c'e'...).

Il percorso di revisione della rete ospedaliera è un labirinto pieno di mine:

  • il rilevante numero di personale impiegato negli ospedali immediatamente attivo per difendere il proprio posto di lavoro, soprattutto per la mancanza di un progetto capace di dare tranquillità sulle prospettive lavorative derivanti dalla riorganizzazione della rete ospedaliera (il lavoro nei servizi domiciliari, ad esempio, ha una sua specificità e richiede una nuova formazione);
  • il numero (e quindi il peso) dei direttori dei dipartimenti ospedalieri rispetto a quelli non ospedalieri e quindi la visione ospedalocentrica del Collegio di direzione e il numero (e quindi peso) dei primari ospedalieri (direttori di unità operativa complessa) rispetto al numero (e quindi peso) di quelli non ospedalieri;
  • la paura dei cittadini (sollecitati dai dipendenti dell'ospedale) di perdere qualcosa che c'e' (anche se naturalmente al bisogno il piccolo ospedale vicino non verrà neppure preso in considerazione, poiché i cittadini, a parte per l'emergenza, la sanità la "fanno con i piedi" scegliendo dove andare);
  • l'impatto su un comune (e quindi sul sindaco e tutto il consiglio comunale e tutti gli eletti di quel comune) di qualsiasi ipotesi di perdita / ridimensionamento dell'ospedale: il potenziamento del distretto ha un impatto diffuso su tutti i comuni del territorio mentre l'ospedale sta in un comune solo...
  • l'evidenza dell'azione del personale sanitario che opera nell'acuto (un'appendicite operata in urgenza!) rispetto al lavoro invisibile (ma di molto maggiore impatto sulla salute di tutti) dei servizi della prevenzione e del distretto: nei cittadini (e quindi nella classe dirigente) è diffusa la riconoscenza personale verso qualche equipe ospedaliera, mentre - stante anche la precarietà dei servizi - molto più difficilmente c'è riconoscenza verso i servizi della prevenzione (che fanno anche un'azione ispettiva!) o del distretto.

Riorganizzare la rete ospedaliera si deve, se si vuole migliorare la salute della popolazione: ma tutte le mine sopra elencate vanno attentamente disinnescate in un progetto documentatamente serio e puntuale in tutti gli aspetti. Forse questa evidente complessità porta alle scorciatoie delle promesse incredibili (la vicenda dell'ospedale di Fano) /all'uso di eventi naturali (quanto accaduto ad Amandola e Tolentino) / allo scaricabarile tra i diversi livelli comunale, regionale e nazionale (il punto nascita di Fabriano)!

Leggendo la DGR 1554/2018 dovremmo allarmarci come cittadini poiché i soldi di tutti restano indirizzati in un modello di sanità vecchio di decenni: il rinvio della revisione della rete ospedaliera produce un danno concreto alla salute della popolazione marchigiana. Partire da questa consapevolezza forse può far trovare la motivazione per affrontare la sfida e superare questo campo minato oltre il quale c'è un'assistenza domiciliare vera, una rete delle cure palliative, una strategia di azione per ridurre i fattori di rischio per la salute, un'azione concreta per rendere i posti di lavoro nelle Marche più sicuri (e fare meno morti...).

 

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