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Partiamo dal presupposto che le scelte di politica sanitaria siano una cosa seria e su questa base leggiamo la vicenda del presunto contrasto tra le “ambizioni” di Marche Nord e le “pretese” degli Ospedali Riuniti di Ancona. Spettatori interessati gli altri territori delle Marche che dovrebbero temere una spartizione delle discipline “più prestigiose” tra le due attuali Aziende Ospedaliere. Vediamo come stanno (o meglio dovrebbe stare) le cose. Il punto di riferimento ancora una volta sono le regole di sistema riconducibili al DM 70/2015 più volte richiamate in questo blog.

Quale sia l’attuale assetto delle rete ospedaliera delle Marche lo si può desumere dalla DGR 1554/2018 in cui si declina in salsa Marche il DM 70. Da questa DGR si ricostruiscono le discipline, tra cui le alte specialità, presenti nei diversi ospedali delle Marche.

Cominciamo dagli Ospedali Riuniti di Ancona. Questi comprendono una serie di discipline e di attività che  configurano la Azienda come Ospedale di II livello (in base al DM 70) quindi dotato di DEA di II livello. Come tale all’ospedale può essere riconosciuto lo status di Azienda Ospedaliera, o meglio, data la presenza dell’Università, come Azienda Ospedaliero-Universitaria. Sono presenti molte alte specialità come  la chirurgia maxillo-facciale, la chirurgia toracica, la neurochirurgia, la chirurgia vascolare, la cardiochirurgia, la rianimazione pediatrica, la chirurgia dei trapianti, la neuroriabilitazione e così via. Allo stesso tempo in base agli atti regionale gli ospedali Riuniti di Ancona sono il cosiddetto hub (come odio questo termine!) di molte reti come ad esempio quella del trauma grave (è sede di fatto del Centro traumi di Alta Specializzazione), dell’ictus (è sede dell’unica stroke unit  di II livello) e della rete neonatologica comprensivo del trasporto urgente neonatale. Alcune cose vanno sottolineate a proposito del ruolo degli Ospedali Riuniti di Ancona: 

  1. questo ruolo è consegnato loro dalla storia: la quasi totalità delle alte specialità era presente già da prima del primo Piano Socio-sanitario regionale (al momento della sua discussione c’erano oltre all’allora Umberto I, già sede della Facoltà di Medicina e Chirurgia, anche il Geriatrico, l’Oncologico, il Cardiologico e il Pediatrico);
  2. questo ruolo è favorito dalla collocazione fisica al centro della Regione;
  3. le alte specialità presenti concorrono alla gestione integrata delle attività hub (e ridaje) ricordate prima;
  4. la presenza dell’Università è contestuale e non casuale rispetto alla presenza delle alte specialità;
  5. per molte funzioni e discipline il bacino di utenza: 
  • è “quasi” quello regionale (bacino di utenza tra i 600.000 e 1.200.000 abitanti) come ad esempio la funzione di ospedale di II livello con un DEA di II livello e le discipline di cardiochirurgia, ematologia,  neurochirurgia, neonatologia,  terapia intensiva neonatale e  neuroriabilitazione;
  • è regionale o sovraregionale (bacino di utenza 1 milione di abitanti o più) come ad esempio nel caso della cardiochirurgia pediatrica, la allergologia, la chirurgia maxillo-facciale, la chirurgia pediatrica, la chirurgia plastica, la oncoematologia pediatrica.

La centralità degli Ospedali Riuniti di Ancona non è frutto di una scelta politica, ma il naturale riconoscimento di un dato di fatto. Ovviamente, la Azienda è tenuta ad “efficientare” (altro termine pessimo) e qualificare il proprio funzionamento sulla base degli obiettivi definiti dalla regione e auspicabilmente concordati con le altre Aziende ed Enti. Ma non può essere “smontata” perché i suoi pezzi (e in particolare quelli corrispondenti alle alte specialità) si incastrano dentro funzioni complesse ed integrate a servizio di tutta la Regione.

Per quanto riguarda la Azienda  Ospedaliera Marche Nord, la DGR 1554/2018 la classifica come ospedale di I livello con alcune alte specialità come l’ematologia, la neurochirurgia e la neuropsichiatria infantile.  Lasciamo perdere per ora la questione della aziendalizzazione degli ospedali riuniti Pesaro-Fano.  Rispondiamo invece alla domanda: quali discipline in sede programmatoria possono essere riconosciute “in aggiunta” a Marche Nord? Per ciascuna di esse andrebbe: 

  1. indicato quali sono i dati che sostengono la proposta di una nuova istituzione o di un suo significativo potenziamento (mobilità passiva, ecc);
  1. indicato l’anno previsto di avvio delle attività, il numero di posti letto previsti, i volumi di attività attesi, il fabbisogno di dirigenti specialisti della disciplina (specificando se c’è nelle Marche la Scuola di Specializzazione, il numero annuo di specialisti formati e il numero medio di anni necessario ad avere specialisti con una esperienza adeguata) e le loro modalità di selezione e reclutamento (che dovrebbero essere pensate oggi per avere una alta specialità funzionante domani);
  2. il bacino di utenza previsto che deve essere compatibile con le indicazioni del DM 70/2015 e coerente con l'attuale fabbisogno che potrebbe essere già coperto dagli Ospedali Riuniti di Ancona;
  3. il fabbisogno complessivo di personale distinto per qualifica necessario al funzionamento a regime della unità operativa;
  4. impatto economico complessivo annuale a regime della unità operativa.

Dopo (DOPO!) avere risposto (positivamente) a queste domande si porrà eventualmente il problema della trasformazione di Marche Nord in ospedale di II livello, quando il suo “nuovo” profilo di attività sarà formalizzato e operativo e potrà essere confrontato con i criteri previsti dal DM 70 per questa tipologia di ospedali.

Quindi nessun derby. Gli Ospedali Riuniti di Ancona debbono consolidare il ruolo assegnato loro dagli atti e questo debbono “reclamare” i suoi sostenitori.  Marche Nord (o chi per lei) deve chiarire e  motivare le proprie aspirazioni ad un ruolo più importante. TUTTI debbono presentare le proprie istanze in modo motivato, con dati affidabili e analisi tecnicamente solide.

E la natura di Azienda di Marche Nord è in discussione? Si, ma non in base a principi ideologici. Ma alla applicazione dei criteri ancora validi del 229/2009, di fatto ripresi dal DM 70/2015, e cioè tra gli altri:

a) presenza di almeno tre unità operative di alta specialità secondo le specificazioni di cui al decreto del Ministro della sanità 29 gennaio 1992, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 26 del 1° febbraio 1992, e successive modificazioni;

b) dipartimento di emergenza di secondo livello, ai sensi dell'atto di indirizzo e coordinamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1992, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 76 del 31 marzo 1992 e successive modificazioni, secondo le specificazioni contenute nell'Atto di intesa tra Stato e regioni di approvazione delle linee guida sul sistema di emergenza sanitaria pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n. 114 del 17 maggio 1996;

c) attività di ricovero in degenza ordinaria, nel corso dell'ultimo triennio, per pazienti residenti in regioni diverse (mobilità attiva, ndr) , superiore di almeno il dieci per cento rispetto al valore medio regionale, salvo che per le aziende ubicate in Sicilia e in Sardegna;

d) indice di complessità della casisticadei pazienti trattati in ricovero ordinario, nel corso dell'ultimo triennio, superiore di almeno il venti per cento rispetto al valore medio regionale.

La decisione sulla aziendalizzazione o meno di Marche Nord è prevalentemente politica (anche se andrebbe presa con il rispetto dei presupposti tecnici) ed alla politica volentieri la lascio. Ma sgombriamo il campo da colossali e false sciocchezze come:

  1. bastano tre alte specialità per meritare l’aziendalizzazione;
  2. perdendo la natura di Azienda Ospedaliera gli Ospedali Riuniti Pesaro-Fano perderebbero automaticamente le alte specialità e l’accesso alle alte tecnologie (tipo il robot chirurgico): qua siamo alle comiche. L’Ospedale Bufalini di Cesena è ospedale dell’ASL della Romagna e ha il Centro Ustioni (bacino di utenza tra i 4 ei 6 milioni di abitanti). Pensate che qualcuno lo voglia togliere perché non è Azienda Ospedaliera?
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