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Si è tenuto lo scorso sabato 16 febbraio a Jesi un corso molto ricco di temi importanti e di relatori qualificati. Farò una sintesi a modo mio del Corso cercando di far emergere i punti più importanti che, a mio parere, vale la pena di condividere. In pratica sintetizzerò i messaggi che mi sono portato a casa (i famosi take home messages). Prima qualche informazione su quanti hanno promosso e organizzato l’iniziativa e sui relatori/moderatori. Mi scuso in anticipo con gli interessati, ma con le qualifiche andrò un po’ a braccio.

Innanzitutto la segreteria scientifica (e anima culturale della iniziativa): Guido Sampaolo, medico di medicina generale, e Gabriele Pagliariccio (chirurgo vascolare, già intervistato in questo blog sui temi della solidarietà in sanità).

Poi la  organizzazione: Ufficio Formazione dell’Area Vasta 2.

Relatori: un vero e proprio parterre de rois (sognavo di poterlo scrivere un giorno o l’altro) con Nando Campanella (medico, mio amico d’infanzia, che ha lavorato per l’Organizzazione Mondiale della Sanità), Nicoletta Dentico (grande esperta di sanità globale, membro del consiglio direttivo della Banca Etica e co-direttore di Health Innovation in Practice), Margherita Angeletti (medico con grande esperienza sul campo nella assistenza ai migranti, coordinatrice del Gruppo Immigrazione Salute, GRIS, delle Marche), Salvatore Geraci (medico da anni impegnato come responsabile della area sanitaria della Caritas di Roma nella sanità  solidale), Tamara Campanelli (infermiera con esperienze sul campo di salute globale), Francesco Di Stanislao (già direttore dell’Agenzia Regionale delle Marche  e professore ordinario di Igiene presso l’Università Politecnica delle Marche), Guido Sampaolo (sempre lui), Massimo Magi (medico di medicina generale da sempre impegnato culturalmente sui modelli delle cure primarie) e Valter Mariotti (cardiologo impegnato in un ambulatorio solidale  a Senigallia).

Siamo ai moderatori: Gabriele Pagliariccio (sempre lui), Gabriella Beccaceci (medico di distretto e  mia amica), Bruno Borioni (medico di medicina generale), Fabrizio Volpini (nella doppia veste di medico di medicina generale e di Presidente della IV Commissione Consiliare che si occupa di sanità).

E infine il discussant: il vostro umile servitore (anche questo avevo sempre sognato di scriverlo) Claudio Maria Maffei.

I temi trattati sono stati tanti e non li ricondurrò ad ogni specifico relatore. Sono tutti temi legati tra loro e il filo che li unisce mi sembra possa essere sintetizzato come segue.

Nel  mondo vi sono fortissimi squilibri di salute tra i diversi paesi e le diverse aree geografiche. Vi è una fortissima correlazione tra i livelli di reddito e i livelli di salute. Differenze che si ritrovano all’interno dei singoli paesi compresa l’Italia. Occorre rimettere al centro dell’agenda della politica a tutti i livelli il tema del diritto alla salute.

In Italia (ma non solo in Italia) il Servizio Sanitario Nazionale arranca e c’è una forte spinta verso forme di assistenza integrativa che di fatto ripropongono una risposta di tipo mutualistico, quella che quaranta anni fa la legge 833/1978 aveva scelto di superare con la istituzione del Servizio Sanitario Nazionale. Come pure sembra crescere il rischio di una privatizzazione della sanità per chi se la potrà permettere.

In una situazione come questa il volontariato (mondo complesso e variegato) può fare la sua parte in Italia e nel mondo. Le parole d’ordine sono stimolare ed affiancare la risposta istituzionale, senza sostituirsi ad essa col rischio di indebolirla. C’è grande spazio per un rapporto tra volontariato e istituzioni che ha bisogno di essere governato tanto più oggi, momento storico in cui del volontariato si sente sempre più bisogno anche a casa nostra.

L’evoluzione dei problemi di salute richiede un cambiamento culturale ed organizzativo. Questo vale sia per le cure primarie (anche su questo termine primarie si è ragionato in termini evolutivi visto che sempre meno vale una risposta organizzata per servizi ordinati gerarchicamente) che per le diverse professioni coinvolte.  Ad esempio la figura dell’infermiere evolve verso figure come quella dell’infermiere di famiglia o di comunità in cui l’approccio prestazionale si inserisce in un approccio globale alla presa in carico delle persona e della famiglia. E’ interessante notare come questi cambiamenti riguardino tutte le realtà da quelle con livelli economici e sanitari più bassi a quelle più ricche in cui pure la centralità dell’ospedale si viene perdendo.

Se il diritto alla salute va tutelato con sempre maggiore attenzione, sono intanto possibili forme utili ed efficaci di sanità solidale. Sono state presentate delle esperienze sul campo raccontate in modo da far capire quanto arricchisca umanamente e professionalmente aiutare gli altri.

Come si può vedere c’è stata tanta ricchezza di temi. Ma c’è stata altrettanta qualità nelle presentazioni tanto che l’attenzione dei circa 150 presenti non è mai venuta meno.

Riflessione finale del vostro umile servitore.  C’è tanta passione e competenza in giro a disposizione di chi ha più bisogno. Proprio a Jesi sta per partire un altro ambulatorio della Caritas e la presenza del collega Butini in rappresentanza del Comune di Jesi (che ha patrocinato la iniziativa) oltre che di Monsignor Gerardo Rocconi vescovo di Jesi sono di buon auspicio per il successo di questa nuova iniziativa.

Per concludere. Se i temi della giornata di Jesi vi appassionano abbeveratevi al sito di Salute Internazionale. Io lo faccio. Suggerisco un po’ di letture da questa fonte: 

  1. una sulle cure primarie 40 anni dopo Alma-Ata;
  2. una sulle luci ed ombre della sanità integrativa;
  3. una sulle diseguaglianze di salute nel mondo;
  4. una sulle migrazioni;
  5. una di uno dei nostri relatori di Jesi;
  6. una su un modo diverso di fare il medico;
  7. una sulla salute globale e opportunità di lavoro;
  8. una su come rinnovare le cure primarie.
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