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La Regione Marche è interessata da una progettualità nazionale molto interessante: la cosiddetta Strategia per le Aree Interne. L’idea alla base di questa progettualità è molto semplice e accattivante: come si fanno  a mantenere popolate (o addirittura ad incrementarne la popolazione)  aree bellissime, ma periferiche e come tali prive di servizi come sono quelle dell’Appennino marchigiano?

Questa progettualità è alimentata da fondi europei di varia natura e coinvolge i settori della salute, dell’istruzione e della mobilità. I meccanismi istituzionali che sostengono questa progettualità sono complessi e ogni volta che provo a ricostruirli mi perdo. Ai fini di questo post mi limito a ricordare che: 

  1. nelle Marche sono state individuate tre aree interne nei territori “Basso Appennino Pesarese e Anconetano”, “Macerata” e “Ascoli Piceno”, per un totale di 44 comuni e 88000 abitanti;
  2. l’area interna con la progettualità in fase più avanzata è quella del Basso Appennino Pesarese e Anconetano” per la quale è stato approvato con la DGR 85/2017 lo schema di Accordo di programma quadro tra Regione Marche, Agenzia per la Coesione Territoriale, Ministeri competenti e Unione Montana del Catria e del Nerone che prevede il completamento del progetto nel 2020;
  3. si è anche “mossa” l’Area interna “Ascoli Piceno” il cui preliminare rafforzato di strategia d’area è stato approvato con la DGR 1053/2018.

Per quanto riguarda il progetto nella parte che riguarda l’Area Interna Basso Pesarese e Anconetano la citata DGR prevedeva che dei 6 milioni di euro circa previsti per il suo finanziamento 1,7 ne dovevano essere spesi nel 2017 e 3 circa nel 2018. Qui ci interessa soprattutto la parte della DGR 85/2017 che riguarda la sanità, parte articolata in una serie di sotto-progetti che prevedono tra l’altro: 

  1. l’utilizzo della telemedicina (negli ospedali di comunità, nelle strutture del Sistema Emergenza-Urgenza e per l’assistenza domiciliare);
  2. l’istituzione dell’infermiere di famiglia e comunità;
  3. l’utilizzo delle tecnologie ICT nel Punto Unico di Accesso (PUA);
  4. l’attivazione della Unità Operativa Sociale e Sanitaria;
  5. l’avvio di forme di governo della domanda attraverso il PUA e l’Unità Valutativa Integrata (UVI);
  6. il potenziamento dell’offerta residenziale e semiresidenziale.

Il progetto per la parte sanitaria prevede un finanziamento di 2,240 milioni di euro (se non ho fatto male i conti) di cui 0,75 era previsto di spenderli già nel 2017. I diversi sottoprogetti sono scritti con una modalità (un po' frettolosa?) del tipo copia incolla e hanno cronoprogrammi spesso sovrapponibili perfettamente. In questi cronoprogrammi la fase della pubblicazione bando/affidamento lavori/servizi doveva essere già stata completata o nel 2017 o entro la prima metà del 2018. Non risulta che le cose stiano così. Del resto i fondi per quest'area mi risultano già disponibili da inizio 2017. 

A ulteriore testimonianza del presumibile ritardo del progetto Aree Interne Basso Appennino Pesarese e Anconetano con un decreto del Dirigente del Servizio Sanità dello scorso 4 giugno 2018 sono stati nominati i componenti di quattro gruppi di lavoro (telemedicina, gestione delle cronicità, piattaforma per nuovo PUA Salute e Welfare, Rete delle strutture residenziali e semiresidenziali).

Non siamo messi bene se siamo ancora ai gruppi di lavoro di nuova istituzione quando già per molti sottoprogetti le gare dovevano essere state completate e la fase operativa doveva essere già iniziata. Oltretutto nei gruppi di lavoro manca completamente la competenza amministrativa che a queste gare doveva e dovrebbe mettere mano.

Per la progettualità relativa all'area interna "Ascoli Piceno" sembra di capire che i tempi sono finora rispettati e che i fondi non sono ancora arrivati. Le schede progetto sono più "pulite" rispetto al Pesarese Alto Anconetano e coprono le seguenti tipologie di intervento: attrezzature e sistemi di comunicazione nell'emergenza-urgenza; la telemedicina teleassistenza e telesoccorso come srumenti per una sanità di prossimità; gli infermieri di comunità ed i caregiver come figure di prossimità; la promozione della salute nella risposta alla cronicità e fragilità. In pratica gli stessi temi dell'altra area di progetto, ma presentati in forma più strutturata e meno copia incolla.   

La Strategia Aree Interne costituisce un importante banco di prova per la sanità regionale e dovrebbe costituire una occasione di sperimentazione sul campo della possibilità di offrire servizi territoriali di qualità alle comunità dell’interno che hanno perso i loro storici piccoli ospedali. Ad esempio, lo spazio dato alla figura dell'infermiere di comunità e alle varie tipologie di tele (telemedicina, teleassistenza e telesoccorso) è rilevante e "promettente".

Una richiesta/consiglio: perché non mettere in rete i dati del monitoraggio dei progetti locali della Strategia Aree Interne della Regione?

 

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