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C'e' da sempre un dibattito sul rapporto tra tecnica e politica: il mondo oggi ha immense opportunità (dalla distruzione totale alla cancellazione della fame e della malattia... qualcuno ipotizza anche delle morte), ma per essere gestito ha un libretto delle istruzioni molto complesso. Questo impone alla politica di confrontarsi con i tecnici (l'alternativa è di fare disastri)... e qui nascono i problemi.

Non è un rapporto facile, poiché richiede da parte dei due soggetti una forte attenzione a rispettare i limiti del proprio ruolo. La tecnica deve lasciare la sfera delle scelte strategiche alla politica e la politica deve sapersi fermare a definire le strategie rinunciando alla gestione e alla organizzazione (che attiene a coloro che conoscono il libretto delle istruzioni delle specifiche organizzazioni e la natura delle attività che le stesse debbono garantire). 

Il nostro sistema sanitario si è effettivamente dato regole che potrebbero consentire questo equilibrio. Le Aziende sanitarie debbono avere la loro autonomia sia nel programmare le proprie attività che nella definizione dell'organizzazione (aspetti che sono il territorio della tecnica) e le nuove norme sui concorsi per i direttori di unità operativa (i vecchi primari) e dei direttori generali vanno in questo senso. Quindi la politica definisce le strategie (per la salute, ma anche per i riflessi economici dei servizi sanitari), le aziende li realizzano con autonomia di gestione e organizzazione e rendicontano le attività svolte ed i risultati ottenuti.

Ma...

Da un lato emerge il principale problema della politica: limitare il potere dei governanti. La gestione e organizzazione della sanità muove tantissime risorse e posti di lavoro e carriere... difficile rinunciare al riflesso clientelare del "favore". Limitarsi a delineare strategie e valutare i risultati? E' dura davvero dura, poiché presupporrebbe innanzitutto il riconoscimento di una mancanza di competenza...

Dall'altro occorre anche riconoscere che al tecnico una invasione di campo della politica non dispiace: da un lato è un modo di riconoscere il potere (e da questo non ne gliene puo' venire che del bene, almeno sino al cambio del vertice) e dall'altro lasciando le scelte alla politica ci si sottrae alle proprie responsabilità e quindi si può non rispondere delle conseguenze di quelle scelte.

Questo strano gioco si può sviluppare all'ombra della complessità del sistema che non fa vedere il rapporto tra le azioni/scelte e il loro impatto sulla salute spegnendo o smorzando la luce dei numeri. Meglio non accendere la luce quindi...

Invece serve molta luce e di nuovo abbiamo tante norme: basta applicarle! 
Il 24 agosto 2018 è entrato in vigore il "Regolamento recante modalita' di svolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattito pubblico": il dibattito pubblico aperto è (almeno potenzialmente) il valore aggiunto delle società aperte. Usiamolo! 

Qualcuno lo ha chiesto, non mi pare ci sia stata una risposta... perchè?

 

PS: a proposito della Legge sulle modalità di nomina dei Direttori di Area vasta, oltre alle giuste considerazioni di Franco Pesaresi, bisogna considerare due elementi:
1. prima il percorso era lo stesso delle nomine dei Direttori generali, oggi, essendo questo diventato più rigido (la scelta della Giunta avviene su 3/5 nomi, tra tutte le manifestazioni di interesse pervenute, individuati da una commissione tecnica), di fatto si è rinunciato a un passaggio di trasparenza che la nomina dei Direttori Generali invece prevede;
2. il taglio della retribuzione dei Direttori di area vasta: ma non si dice sempre che abbiamo una fantastica Costituzione? E' sfuggito ai nostri Consiglieri regionali l'articolo 36? Gestire la complessità di una Area vasta non è un lavoro banale e come nel calcio se vuoi i giocatori (anzi in questo caso gli allenatori) migliori li devi pagare... Ma vuoi mettere il gusto di tagliare lo stipendio (ad altri) e dare una immagine di sobrietà della politica?

Il tutto fatto all'ultimo momento (di nuovo, la salute è o non è una cosa importante?), con una Legge dichiarata urgente per un fatto noto da 2 anni...

 

 

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