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E' segnalato anche nel sito dell'Istituto Superiore di Sanità, epicentro, il Profilo di salute 2018 dell'Area Vasta 1 realizzato da Marco Pompili: un ottimo lavoro che grazie ad una accurata raccolta dati restituisce una visione dello stato di salute della popolazione dell'Area Vasta di Pesaro.

Lavori di questo tipo costituiscono il presupposto di qualsiasi scelta programmatoria, poichè evidenziano e obiettivano i problemi di salute della popolazione. Si può quindi scegliere venendo ben orientati dalla bussola dei dati, senza cedere a pregiudizi o alla spinta di interessi particolari.

Gli esempi possono essere molti, ma prendiamo questo grafico sull'indice di dipendenza:

Da questo dato viene la spinta a costruire nuovi ospedali, a potenziare l'attività delle strutture private verso i residenti in altre regioni , a stressare il sistema sulle liste di attesa (facendo costruire ad ogni ambulatorio una propria attività di presa in carico) oppure l'urgenza di declinare nella Regione il Piano Nazionale Cronicità?

Per inciso il Piano Regionale Cronicità dovrebbe pianificare i servizi ed i percorsi da offrire a quei pazienti cronici (cardiopatici, diabetici, broncopneumopatici cronici, affetti da demenza e così via) che i percorsi se li debbono costruire da soli con il loro medico di famiglia. 

L'ipotesi, da qualche parte già dimostrata, è che  l'attuazione di un Piano Cronicità ad esempio decongestionerebbe i Pronti Soccorsi (cambiando i progetti degli ospedali), ridurrebbe il consumo di prestazioni ambulatoriali (impattando sulle liste di attesa), consentirebbe di liberare le ortopedie dalle urgenze derivanti dalla traumatologia geriatrica (e quindi garantire tempi certi nell'attività programmata, riducendo quindi la mobilità passiva). Il piano coinvolgerebbe il privato, per fargli erogare quello che serve ai marchigiani che si trovano in una di queste condizioni. Inoltre, farebbe sentire ai cittadini il sistema sanitario vicino nel momento del bisogno in un modo che oggi non possono neppure immaginare (e per questo non lo chiedono neppure...).

 

PS: non sarebbe neppure difficile replicare una simile analisi al livello regionale, arricchita delle altre esperienze di analisi della Rete Epidemiologica Regionale.

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