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Nella giornata di ieri la prima notizia del GR3 edizione regionale edizione del mattino è stata dedicata ad un infortunio mortale sul lavoro occorso pochi giorni fa a Monteprandone, in Provincia di Ascoli Piceno. Si è trattato dell’ennesimo incidente avvenuto a carico del conducente di un trattore.  Per ricercare la notizia su internet ho usato come parole chiave per il motore di ricerca “infortunio mortale agricoltore Marche” e ho trovato subito altri due recenti infortuni mortali oltre a quello appena ricordato: uno avvenuto meno di un mese fa a Pesaro (c’era di mezzo una motozappa) ed un altro avvenuto a Visso meno di tre mesi fa (di nuovo c’è di mezzo un trattore).

La problematica degli infortuni sul lavoro nelle Marche è stata oggetto al TG3 di una intervista a Daniela Barbaresi, segretaria regionale della CGIL, intervista in cui sono stati forniti dati poi ripresi da alcune edizioni online di giornali regionali. Da uno di questi riprendiamo alcuni passaggi:  

Continuano a crescere gli infortuni sul lavoro nelle Marche. E’ quanto emerge dai dati diffusi dall’INAIL ed elaborati dalla CGIL Marche. Nei primi sette mesi dell’anno sono stati denunciati 11.204 infortuni, 174 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+1,6%) e, in controtendenza, rispetto al livello nazionale in cui si registra un leggero calo. Nelle Marche, crescono in particolare gli infortuni in occasione di lavoro (+2,3%) mentre quelli in itinere sono diminuiti(-2,8%). Il territorio che presenta un incremento significativo di infortuni è quello di Ancona (+5,5%), seguito da quello di Pesaro Urbino (+1,9%). In calo gli infortuni denunciati negli altri territori: Ascoli Piceno (-3,2%), Fermo (-2,1%), Macerata (-1,1%).

Secondo Daniela Barbaresi, Segretaria Generale della CGIL Marche e Giuseppe Santarelli, Segretario Regionale CGIL Marche e Responsabile salute e sicurezza, “questi dati evidenziano come ogni giorno si consumi una strage silenziosa di cui si parla troppo poco e soprattutto si fa troppo poco per evitare”. E ancora: “Le nuove regole sugli appalti, le gare al ribasso e la giungla dei subappalti e, in generale, la precarietà e il lavoro sempre più frammentato, cosi come un sistema pensionistico che, oltre ad aver innalzato l’età lavorativa, non tiene adeguatamente in considerazione la gravosità di molti lavori, rappresentano ulteriori e pericolosi fattori di rischio”.

Per Barbaresi e Santarelli, “è necessario incrementare gli organici dedicati ai controlli e alla vigilanza, cosi come alla repressione dei fenomeni di irregolarità. E, soprattutto, servono investimenti importanti nella prevenzione. In al senso, auspichiamo un intervento del nuovo Governo, peraltro già previsto nel programma, che affronti concretamente la questione”. Osservando gli infortuni in occasione di lavoro, emerge … l’incremento nelle costruzioni (+14,1%), nel commercio e riparazioni (+8,2%), nei trasporti (+4,9%) e soprattutto in agricoltura (+14,2%)… Drammatico il bilancio degli infortuni mortali. Sono 16 i lavoratori che hanno perso la vita dall’inizio dell’anno: 2 donne e 14 uomini.

A fronte di questi dati qual è e quant’è l’impegno della Regione nel sostegno alle attività di prevenzione?

Andate a pagina 38 del documento con i dati ministeriali relativi all’anno 2017 relativi alla cosiddetta griglia LEA e vedrete come rispetto all’indicatore (peraltro grossolano) usato per monitorare le attività di prevenzione negli ambienti di lavoro (le unità produttive controllate rispetto a quelle da  controllare) la Regione Marche sia tra quelle che si limitano a strappare la sufficienza (5% di unità controllate) con un dato in progressivo peggioramento tra 2015 (5,9), 2016 (5,7)  e 2017 (5,1). Se, come si dice, “tanto mi dà tanto” che dato si sarà registrato nel 2018? Non sorprenderebbe un dato al di sotto della sufficienza.

Già due anni fa avevamo segnalato nel blog la criticità di questa situazione degli infortuni sul lavoro che nelle Marche aumentano mentre diminuiscono gli interventi e le risorse.

E il nuovo Piano? Come su tutto il resto è generico in modo tecnicamente (e sindacalmente) non accettabile. Dimostrazione? Prendete il Piano e cercate “infortuni sul lavoro”. Nella parte generale li trovate solo  a pagina 20 dove sono presentati alcuni dati al riguardo con il commento finale:

L'impegno nei confronti degli incidenti sul lavoro e sulle malattie professionali ma in particolare per la riduzione degli incidenti sul lavoro deve mantenersi alto e trovare anche forme migliori di natura preventiva non solo con azioni formali ma di contesto capaci di agire in modo specifico mediante studi di settore.

Mantenersi alto? E quando mai l’impegno nei confronti della sicurezza del lavoro  è stato alto negli ultimi anni? Quanto alle “forme migliori di natura preventiva”, ci sono due schede intervento dedicate, la 3 e la 4 di cui la prima relativa alla Tutela della sicurezza dei lavoratori addetti a comparti produttivi con alto indice di Infortuni mortali e la seconda relativa alla Tutela della Salute e della Sicurezza dei lavoratori addetti ai cantieri di ricostruzione "post sisma". Non cercate nelle schede dati sulle risorse disponibili e su quelle che verranno messe a disposizione: non li troverete.

Nei fatti tutta l’attenzione del governo politico della sanità marchigiana è assorbita sì dai temi della produzione, ma non riferita agli ambienti di lavoro, ma a quella di ricoveri e prestazioni specialistiche.

Una volta la prevenzione, ed in particolare la prevenzione negli ambienti di lavoro, era al centro della politica sanitaria delle Regioni governate dalla sinistra. Nelle Marche non è più così. Alla prevenzione si riserva da qualche anno nelle Marche una attenzione da minimo sindacale, quel minimo che se basta (o meglio bastava, perché coi dati 2018 non si sa come siamo messi) al Ministero, non basta certo per i sindacati che giustamente su questo non si accontentano del minimo. Come non dovrebbero accontentarsi i cittadini marchigiani.

Delle due l’una: o la prevenzione non è più di sinistra o la Regione Marche non è più governata dalla sinistra. Di solito tertium non datur (ma sì rispolveriamo questo latino che, si dice, non è lingua morta e non lo sarà mai). Una terza possibilità c’è: la prevenzione non è nè di destra né di sinistra e la differenza ormai passa tra una politica sanitaria che sceglie di investire sulla prevenzione ed una politica sanitaria che sulla prevenzione disinveste. Quale sia la scelta attuale della Regione Marche lo dicono i dati.

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