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Si è tenuta ieri, 28 aprile, a Falconara Marittima una manifestazione molto partecipata sui temi della sicurezza ambientale,  sulla occupazione e sulla salute. La manifestazione è stata promossa dalla Associazione Onda Verde onlus e dal Comitato Mal’Aria Falconata/Castelferretti. Lo spunto è venuto da un incidente avvenuto lo scorso 11 aprile presso lo stabilimento petrolchimico della Anonima Petroli Italiana. Lo striscione in testa al corteo riportava proprio lo slogan del titolo: SOS Salute Occupazione Sicurezza.

La descrizione dell’incidente assieme al commento la riprendo da il Manifesto:

"…l’intervento di manutenzione a un serbatoio, mercoledì della settimana scorsa, ha causato la fuoriuscita di liquami petroliferi. Il vento ha portato esalazioni e nuvolette di schiuma fino alle porte della cittadina. E così, da giorni, il centralino dei vigili del fuoco è sommerso di chiamate (si contano a centinaia) e l’Arpam ha deciso di far scattare i controlli, rilevando concentrazioni anomale di idrocarburi totali e di benzene, sostanza ritenuta cancerogena, la cui concentrazione nell’aria ha toccato un picco di 79.2 microgrammi per metro cubo, quando il limite sarebbe fissato a 28.75 microgrammi.
Le autorità, comunque, hanno provveduto a tranquillizzare i cittadini, per quanto possibile: la soglia di esposizione acuta giornaliera non sarebbe mai stata superata e l’unico consiglio è di aprire le finestre per far arieggiare i locali.

Non sarà la fine delle attività, dunque, ma il segnale c’è ed è chiaro: quella che negli anni è stata ribattezzata come «l’altra Ilva» e «Chernobyl delle Marche» non è più una presenza così gradita a Falconara Marittima.
L’eterno conflitto tra posti di lavoro e salute pubblica quasi non ha più senso: ormai nello stabile ci lavorano poco più di 200 persone, fino a pochi anni fa erano oltre 500, all’inizio del millennio quasi mille (vedi in calce la precisazione del Gruppo Api, ndr).
Le attività sono sempre più ridotte nell’unica raffineria italiana dell’Api, e allora i discorsi si spostano dal piano sindacale a quello sanitario.
Lo stesso ministero, d’altra parte, considera l’area di Falconara tra i 44 siti italiani a più alto rischio di contaminazione, con statistiche allarmanti che segnalano numeri sopra alla media nazionale per quello che riguarda i tumori al polmone.
«I pericoli sono sempre stati sottovalutati, anche in questo caso l’amministrazione da subito ha provato a minimizzare», denunciano le associazioni ambientaliste, e la memoria collettiva non cancella i due incidenti del 1999 e del 2004.
Nel primo caso, un’esplosione causò la morte due operai, nel secondo a rimetterci la pelle fu un camionista, in seguito a uno scoppio al deposito dei bitumi".

Per par condicio riporto il commento della Azienda all’articolo de il Manifesto.

In primo luogo, si fa riferimento in maniera imprecisa ai dati sulla concentrazione di inquinanti nell’aria. L’articolo parla di benzene, “la cui concentrazione nell’aria ha toccato un picco di 79.2 microgrammi per metro cubo, quando il limite sarebbe fissato a 28.75 microgrammi”.
Non è così: il suddetto picco è relativo a un singolo rilevamento orario registrato alle ore 10.00 del 14 febbraio, ma le concentrazioni medie del benzene stimate dall’ARPAM per il periodo dell’incidente sono inferiori al riferimento qualitativo di esposizione acuta (1-14 giorni) per via inalatoria di 28,75 microgrammi per metro cubo che rappresenta il livello minimo di rischio per la popolazione generale per effetti tossici acuti indicato in letteratura (Agency for Toxic Substances and Disease Registry, “ATSDR”).
Si tratta del riferimento scientifico molto tutelante per i cittadini preso in considerazione dalle Autorità, così come riportato nei resoconti dei tavoli tecnici tenutisi in questi giorni, pubblicati sul sito web del Comune di Falconara Marittima.
Il secondo errore inspiegabile riguarda i lavoratori della raffineria.
Si dice che “ormai nello stabile ci lavorano poco più di 200 persone”. In realtà la Raffineria di Falconara ha resistito alla crisi degli anni scorsi (che ha portato alla chiusura di ben cinque impianti in Italia) e oggi impiega 358 persone direttamente, tra i 400 e i 500 contrattori impiegati stabilmente all’interno degli impianti, oltre a un indotto di circa 1000 persone nell’area circostante.

In ogni caso l’incidente ha (ri)messo in moto un dibattito importante che ha portato fra l’altro a richiede una valutazione epidemiologica dei rischi associati allo stabilimento petrolchimico a partire da quelli di natura oncologica. Nell'ambito dell'ARS c’è una sezione dedicata al Registro Tumori Regionale che è uno degli strumenti che possono aiutare a dare una risposta alle legittime preoccupazioni della popolazione. La manifestazione di Falconara Marittima stimola a rimettere al centro della attenzione il tema della prevenzione e del rapporto stretto tra Salute Occupazione Sicurezza, come scritto nello striscione da cui abbiamo ripreso il titolo. E i numeri danno certezze in mancanza delle quali si innescano dibattiti tanto infiniti quanto inconcludenti.

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