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Di recente in questo blog è stato posto il problema del rischio concreto che l’incremento della produzione di ricoveri in mobilità attiva dei privati registrato nel 2017 rispetto al 2016 comporti un onere di quasi 5 milioni di euro per il Servizio Sanitario o meglio per l’ASUR sul cui bilancio grava tutto il budget dei privati compresa la parte relativa alla mobilità attiva per pazienti di altre Regioni.

L’argomento è molto tecnico e quindi come tale poco accattivante. Purtroppo è anche economicamente molto rilevante viste le cifre in gioco. E quindi mi sento in obbligo di riprenderlo ed approfondirlo nella speranza di fornire spunti operativi a chi nel sistema gestisce gli accordi con i privati.

Alcune informazioni preliminari possono essere utili a chi ha voglia di capire di cosa stiamo parlando: 

  1. i privati nell’ambito degli accordi con la “propria” Regione sottoscrivono un budget di produzione per i residenti con tetti vincolanti, mentre per lungo tempo la produzione per fuori Regione è stata lasciata senza tetti. Da qualche anno invece gli accordi prevedono di regola anche tetti per i non residenti per evitare produzioni “fuori controllo”;
  2. in molti casi la produzione per fuori Regione è una parte consistente del budget complessivo delle strutture private. A solo titolo di esempio il budget annuale per i ricoveri dei marchigiani delle Case di Cura Multispecialistiche della Regione Marche in base all’ ultimo accordo 2016-2018  era di 44 milioni di euro, mentre per i fuori regione è di 36,5 milioni (in pratica più di un letto su tre è contrattualizzato dalle Marche, ma usato da residenti in altre regioni, in particolare in Abruzzo);
  3. le Regioni fanno da tramite tra la le proprie strutture private e le altre Regioni per cui le strutture fatturano all’ASUR le prestazioni in mobilità attiva. L’ASUR poi tramite la Regione dovrebbe riavere indietro quanto riconosciuto ai privati a seguito della loro fatturazione per le prestazioni in mobilità attiva;
  4. mentre le fatture vengono emesse dai privati in corso d’anno (credo), la Regione incassa ogni anno la mobilità attiva con riferimento agli scambi di mobilità di due anni prima (con il riparto del fondo sanitario 2019 la Regione ha incassato la mobilità attiva 2017) perché tra una cosa e l’altra i dati di mobilità ci mettono due anni ad essere formalizzati;
  5. le Regioni (e quando dico le Regioni mi riferisco alla Conferenza Stato-Regioni) si sono accorte che i privati con la mobilità attiva “ci marciavano” e hanno da alcuni anni deciso (decisione presa nel settembre 2016) di abbattere d’ufficio gli incrementi annuali di produzione di ricoveri in mobilità attiva dei privati.

Fin qui tutto chiaro? Riassunto: la produzione in mobilità attiva dei privati in regime di ricovero non può aumentare ogni anno e se incrementa le Regioni abbattono fino al 60% gli incrementi. A meno che le Regioni non abbiano con specifici accordi deciso altrimenti (e le Marche questi accordi con diverse regioni confinanti li aveva e non li ha più).

Adesso nascono i problemi perché: 

  1. la Regione Marche ha fatto accordi con tutti i privati (case di cura multispecialistiche e monospecialistiche, strutture di riabilitazione, strutture operanti nel settore della day surgery) con tetti in aumento anche molto forte rispetto alla produzione 2016;
  2. le Marche nel 2019 hanno avuto nel riparto del fondo un taglio di quasi 5 milioni di euro per l’incremento di produzione di ricoveri in mobilità attiva del privato del 2017 rispetto al 2016 (è stato abbattuto l’incremento del 60%);
  3. in teoria questo incremento era compatibile (almeno in parte) con i tetti troppo alti fissati in sede di accordo regionale.

Le questioni aperte e relative possibili soluzioni: 

  1. come si gestisce il taglio fatto dalle Regioni sul fondo 2017 e quello che presumibilmente verrà fatto sul fondo 2018? Proposta di soluzione: far passare il principio (logico del resto) che la Regione può riconoscere la produzione in mobilità attiva solo nei limiti di quanto riconosciuto dalle altre Regioni in sede di riparto. I tetti sono stati fissati negli accordi in via presuntiva e vengono rideterminati in occasione del riparto del fondo dell’anno di riferimento e quindi l’abbattimento di quei 5 milioni di euro ricadrà in misura proporzionale sulle strutture che l’hanno determinato;
  2. come si gestisce la produzione in mobilità attiva dal 2019 in poi? Proposta di soluzione: si approva immediatamente una delibera regionale di carattere programmatorio che fissa con chiarezza il principio secondo cui si riconosce al privato la mobilità attiva che la Regione si vede riconosciuta in sede di riparto. Fino a che il riparto dell’anno di riferimento non è noto si paga fino al limite del dato dell’ultimo riparto disponibile.

Per chi volesse saperne di più si rimanda al post già citato.

A proposito: può essere che quello che qui viene proposto sia già stato realizzato o deciso. Meglio! Molto meglio! 

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