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Vi sono alcune linee di tendenza nella evoluzione delle reti ospedaliere che portano per così dire “fatalmente” alla riduzione nel numero degli ospedali o quantomeno in quello degli ospedali per acuti. Maggiore è la frammentazione della rete ospedaliera (questo è il caso delle Marche) più forte sarà la spinta agli accorpamenti. Le motivazioni di ordine normativo si ritrovano per lo più nel DM 70 del 2015, mentre quelle di tipo genericamente tecnico fanno riferimento ad alcune considerazioni:

  1. negli ospedali per acuti occorre garantire per molte attività volumi elevati di prestazioni per rendere la “produzione” più efficiente sul piano organizzativo e più efficace in termini di risultati clinici (con la concentrazione delle attività le equipe si specializzano e sviluppano competenze che aumentano la sicurezza delle cure);
  2. gli ospedali per acuti richiedono una organizzazione sulle 24 ore che assorbe molte risorse e quindi un unico ospedale al posto di due (ad esempio) riduce questo tipo di costi;
  3. molti ospedali sono strutturalmente vecchi e vanno comunque “rifatti”;
  4. con una concentrazione delle attività si rende più efficiente l’attività ad alto consumo di tecnologia (come le sale operatorie, tanto per fare un esempio);
  5. con dimensioni maggiori un ospedale aumenta il numero di competenze specialistiche che riesce ad acquisire qualificando dunque i propri processi assistenziali.

In sintesi: di per sé la concentrazione delle attività ospedaliere per acuti specie se coinvolgenti le grandi emergenze e le attività di maggiore complessità è una buona cosa, comunque inevitabile.

Il problema è che un ospedale viene vissuto da ogni comunità come una risorsa e quindi parlare di ospedali che confluiscono o di ospedali che si riducono o si trasformano o - addirittura - scompaiono richiede di avere idee abbastanza chiare sin dall’inizio per evitare resistenze e contrasti o, come minimo, enormi perdite di tempo.

Incontrare dei Sindaci, dei cittadini e delle forze sociali per parlare  di nuovi ospedali al posto di vecchi è una forte assunzione di responsabilità da parte della politica che formula e sostiene la proposta. E quindi la risposta ad alcune domande è meglio avercela già sin dal primo  momento. Vediamole queste domande organizzandole per gruppi. Le domande vengono fatte pensando a due ospedali che confluiscono in uno. 

Le domande sulle motivazioni e sulla sostenibilità del progetto 

  1. Quali sono gli specifici motivi che hanno fatto ritenere opportuno il progetto?
  2. Quali dati sono stati utilizzati per definire queste motivazioni? (Se disponibili vanno messi a disposizione, come dice la parola stessa)
  3. Qual è il costo complessivo del progetto e qual è la sua modalità di finanziamento?
  4. Il finanziamento copre anche le tecnologie oltre che gli impianti e la struttura?
  5. Quali sono i tempi previsti per la sua realizzazione?

Le domande sul nuovo ospedale

  1. Quanti sono i posti letto previsti complessivamente distinti per intensità assistenziale?
  2. Per quali discipline è prevista una attività di ricovero ordinario?
  3. Che tipo di organizzazione si intende dare alle aree di ricovero (per disciplina e/o per intensità assistenziale)?
  4. Quante sono le sale operatorie previste? Quante ore di attività chirurgica programmata si intende mettere a disposizione delle diverse discipline? Che spazio si intende dare alle attività in urgenza?
  5. Che organizzazione si intende dare alle emergenze tempo-dipendenti (politraumi, infarto ed ictus)?
  6. Che organizzazione si intende complessivamente dare al Dipartimento di Emergenza?
  7. Che spazio verrà dato alle attività di post-acuzie?
  8. Quanto personale e di che tipo si stima sia necessario per l’attività a regime del nuovo ospedale?
  9. Questo personale è di meno o di più rispetto a quello attualmente disponibile nei due ospedali?
  10. Sono previste tutte le discipline preesistenti nei due ospedali?
  11. Sono previste altre discipline rispetto a quelle già esistenti?
  12. Per quali attività si ritiene che il nuovo ospedale debba garantire un incremento rispetto a quelle attualmente svolte?
  13. Quali attività di tipo ambulatoriale complesso verranno mantenute e con quali livelli di operatività (radioterapia, emodialisi, radiologia interventistica, attività endoscopica, ecc)?
  14. Quali attività ambulatoriali si ritiene andranno incrementate?

Le domande sugli ospedali che verranno accorpati

  1. Che attività ospedaliere rimarranno nei due presidi?
  2. Se rimarranno delle attività ospedaliere saranno compatibili con gli atti programmatori sul numero dei posti letto?
  3. Che attività di tipo intermedio o residenziale saranno previste?
  4. Le attività di cui al precedente punto di quanti posti letto disporranno?
  5. Le attività di cui ai due precedenti punti sono previste negli atti programmatori della Regione?
  6. Quali attività ambulatoriali verranno mantenute e con quali livelli di operatività?
  7. Rimarranno spazi inutilizzati nei due “vecchi” presidi?
  8. Con questi eventuali spazi cosa si farà?

Le domande sul periodo “di transizione”

  1. Sono previsti interventi di adeguamento delle due strutture sia in termini di personale che di spazi, impianti e tecnologie in attesa del trasferimento?
  2. Quali forme di integrazione tra i due ospedali che confluiranno sono state attivate e quali altre verranno progressivamente attivate?

Le domande sul contesto (in caso strutture ASUR)

  1. Vi sono criticità forti nell’ambito dei servizi territoriali dell’Area Vasta che potrebbero influire sul progetto (stato della assistenza domiciliare / residenziale e rete delle cure palliative ad esempio)?
  2. Che ruolo svolgono le strutture private nell’offerta ospedaliera dell’Area e che forme di integrazione ci sono o ci potrebbero essere tra ospedalità pubblica e privata?
  3. In rapporto alla mobilità sanitaria, si intende governarla, come previsto dalla normativa e dal buon senso, nell'ambito di accordi di confine con le altre regioni? Che tipo di offerta danno le altre regioni in prossimità del territorio considerato?

In fondo si tratta solo di fare un progetto, che a differenza degli slogan e dei comunicati stampa, di solito, richiede più di una facciata e più di una decina di slide...

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