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E’ stato presentato ieri a Roma il VI Rapporto del CREA (Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Questo rapporto presenta i risultati della valutazione del livello di tutela della salute nelle varie Regioni Italiane attraverso un sistema di indicatori alla cui costruzione ha dato un contributo un panel di circa 100 esperti. Al pari di altri, questo sistema tenta anche una valutazione di sintesi della performance delle varie Regioni, performance che consente di fare una sorta di classifica sulla qualità dei diversi Servizi Sanitari Regionali. Diciamo subito che le Marche non ne escono proprio bene: risultano, come si vede dal grafico che segue, al nono posto, in un’area di “centro classifica” posta tra quella di eccellenza (dove ci sono sette tra Regioni e Province) e quella critica.

Il sistema di indicatori del CREA (in tutto 15) esplora 5 dimensioni: quella sociale (equità), gli esiti, l’appropriatezza, l’innovazione e quella economico-finanziaria. Il tipo di indicatori utilizzato è abbastanza originale, ma andrebbe verificato bene quanto a fonte di dati e loro significatività. Ad esempio, per la dimensione della innovazione si utilizzano il numero di PDTA redatti negli ultimi anni e la quota di Aziende che alimenta il Fascicolo Sanitario Elettronico.

Altra particolarità del sistema del CREA è la scelta di far valutare i risultati da prospettive diverse che rappresentano: gli utenti, le istituzioni, le professioni sanitarie, il management aziendale, l’industria medicale, i rappresentanti delle Regioni con il Piano di rientro e di quelle non in Piano di rientro. Quindi può essere che nella classifica formulata da una di queste prospettive una regione scenda o salga. Nel caso delle Marche, ad esempio, nella classifica delle professioni sanitarie la Regione scende al tredicesimo posto, mentre sale al quarto in quella delle industrie medicali (su questi dati ci ragionerei).

Nono posto a parte, il rapporto del CREA invita la Regione Marche a compiacersi un po’ meno e ad approfondire un po’ di più. Queste valutazioni sintetiche vanno prese per uno stimolo e non per fregiarsi di una medaglia quando va bene (siamo terzi nella classifica ministeriale per il benchmark!) o trascurare il dato quando va male. Ad esempio, tra i dati da utilizzare per il Piano quelli del CREA potrebbero servire. Quando quella che forse banalmente viene chiamata la cultura del dato verrà fatta propria dalla Regione Marche il sistema automaticamente migliorerà perché cultura del dato vuole dire, altrettanto banalmente, disponibilità al confronto ed alla condivisione di analisi e scelte. Tutte cose che oggi mancano.

PS: il rapporto è disponibile in Quotidiano sanità.

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