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Uno dei più folgoranti e citati aforismi di quel genio di Ennio Flaiano è “la situazione politica italiana è grave, ma non seria”. Lo trovate citato in moti modi, ad esempio con e senza la virgola prima del “ma” (io preferisco mettercela). Ma in tutte le versioni il senso è sempre lo stesso: la situazione politica in Italia è inutile prenderla sul serio, anche se sembra estremamente grave. Che è un po’ come dire: in un modo o nell’altro finiremo per cavarcela.

Il rischio è quando la situazione da grave si fa anche seria, ad esempio quando le conseguenze della inadeguatezza della  politica rischiano di tradursi a medio-lungo termine (ma anche prima) in un forte e stabile abbassamento della qualità dei servizi e (nel caso della sanità) nei livelli di salute dei cittadini.

Un atteggiamento costantemente critico (ma noi vorremmo anche costruttivo) quale quello di questo blog rischia di dare l’impressione della ricerca a tutti i costi di quello che non va, di quello che una volta si chiamava il pelo nell’uovo (uovo che per definizione il pelo non ce l’ha). Questa espressione viene usata per indicare un comportamento pedante, chiaramente volto alla spasmodica ricerca di una scusa anche minima per inficiare un progetto. Ecco non ci pare che le cose stiano così: qua le cose che non vanno non sono minime, ma davvero importanti e tanto più importanti quanto meno vengono discusse. E, a proposito, dell’uovo andiamo al sodo.

Come prevedibile le Aziende si trovano in difficoltà a rispettare i tetti di spesa del personale. I ritardi nell’approvazione dei Piani Assunzioni Aziendali da parte della Regione ne sono una prova. La sanità regionale si trova così stretta tra una serie di vincoli centrali (come appunto quelli dei tetti di spesa del personale), i desiderata della politica che vuole dimostrare la propria capacità di allargare e qualificare l’offerta di servizi ospedalieri (quelli territoriali non li prende proprio in considerazione) e l’assenza non solo di una cornice di Piano  (indispensabile per identificare priorità e aree di possibile razionalizzazione), ma addirittura dei dati e delle analisi che ne dovrebbero costituire il presupposto. 

E adesso a proposito del personale su cosa si investe e su cosa “si risparmia”? A solo titolo di esempio: se si vuole potenziare l’alta specialità a  Marche Nord ed al Salesi (obiettivi sottoscrivibili senza riserve) dove si trovano le risorse economiche ed umane? L’alta specialità costa e trovare le risorse umane per svilupparla è difficile. Vanno per lo più formate ex novo e/o trovate “fuori” perché è impensabile che il sistema faccia concorrenza a se stesso e sposti i professionisti da un punto del sistema all’altro. Altro esempio: la ridotta capacità di presa in carico del sistema alla dimissione dai reparti per acuti. Dove si trovano le risorse per l’assistenza domiciliare e residenziale? Si pensa di darla tutta ai privati?

E quindi la situazione è grave ed è seria. Il Piano dovrebbe aiutare a capire quanto e come progressivamente se ne esce. 

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