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Premessa. Una delle migliori riviste italiane che si occupa di politica sanitaria è Politiche Sanitarie, de Il  Pensiero Scientifico. Nell’ultimo numero (aprile-giugno 2018) c’è un articolo sul piano per la riduzione delle liste di attesa della Regione Emilia-Romagna in cui si analizzano le componenti ed i risultati di questo piano.

Il Piano è partito nell’estate del 2015  con l’obiettivo di riuscire a garantire per le 42 prestazioni oggetto di monitoraggio il rispetto nel 90% dei casi dei tempi massimi di attesa previsti per l’erogazione delle prestazioni con classe di priorità D (30 giorni per le visite e 60 per le prestazioni strumentali, come da linee guida ministeriali). Dopo sei mesi l’obiettivo è stato raggiunto in modo stabile).

Gli ingredienti del Piano: i soliti. E quindi: responsabilizzazione e incentivazione (o disincentivazione) di direttori e dirigenti, aumento dell’offerta (acquisto da privati, assunzione di personale ad hoc, ottimizzazione dei processi), software dedicato per il monitoraggio continuo, istituzione di un Osservatorio regionale. 

Ci riserviamo tre soli commenti che nascono dalla nostra lettura dell’articolo: 

  1. il ruolo importante di un software dedicato per il monitoraggio continuo delle liste di attesa che conceda a chiunque di controllare lo stato del Piano in un apposito sito (in Emilia-Romagna c’è tdaer.it) e un Osservatorio regionale dedicato alla problematica;
  2. in Emilia-Romagna nel 2016 e 2017 l’incremento dell’offerta è stato finanziato con 15 milioni di euro circa l’anno;
  3. in Emilia-Romagna sembra che un fattore di successo sia stata la crescita di una consapevolezza di sistema che le liste di attesa sono governabili.

Per concludere, una curiosità. In un editoriale del 2012 di Politiche Sanitarie sul governo delle liste di attesa si definisce come “target and terror quella strategia per il contenimento delle liste di attesa centrata su un sistema di premi e punizioni ai Direttori e dirigenti.

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