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Cominciamo con una informazione di servizio: ci va il punto finale nei titoli degli articoli e nelle headline (che immagino siano i titoli) dei post? La risposta è no. Questo il passaggio che mi ha chiarito la questione: Un titolo di giornale non si chiude con il punto. Lo stesso vale per l’headline di un post. L’ Accademia della Crusca chiude ogni dubbio ma lancia uno spiraglio: “Né l’uso britannico, né quello francese, né quello italiano prevede il punto nei titoli; direi che è proprio un errore, a parte il caso degli slogan, come: Il mondo finì in una discarica. Abusiva.”

E ora parliamo del Rapporto BES 2018 e cioè del Rapporto dell’ISTAT sul benessere equo e sostenibile in Italia.

E’ un rapporto appena uscito di grandissimo interesse e di ancora maggiore complessità. Tanto è vero che rimando subito ad un link per avere (con poca fatica per chi legge e soprattutto per chi scrive) una idea della enorme mole di informazioni che ci dà questo rapporto. Ci basta dire qui che sulla base di oltre centoventi indicatori statistici vengono esplorate 12 dimensioni del benessere: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita e via via fino ad includere il rapporto con la politica e le istituzioni. Le elaborazioni vengono fatte per consentire confronti internazionali e tra le regioni, oltre che confronti sugli andamenti temporali.

Davvero la quantità di informazioni (o quantomeno di dati) è gigantesca e quindi ci limitiamo ad estrapolare qualche dato sulla salute e sul rapporto con la politica e le istituzioni. Per quanto riguarda la salute due dati vorremmo commentare: la speranza di vita alla nascita e la speranza di vita in buona salute alla nascita. Per l’ISTAT la speranza di vita alla nascita esprime il numero medio di anni che un bambino che nasce in un certo anno di calendario può aspettarsi di vivere, mentre la speranza di vita in buona salute alla nascita esprime il numero medio di anni che un bambino che nasce in un determinato anno di calendario può aspettarsi di vivere in buone condizioni di salute, utilizzando la prevalenza di individui che rispondono positivamente (“bene” o “molto bene”) alla domanda sulla salute percepita.

Bene, per la speranza di vita alla nascita le Marche risultano con 83,3 anni al terzo posto assieme a  qualche altra Regione, mentre per la speranza di vita in buona salute alla nascita siamo oltre il decimo posto. Come interpretare questi dati? Una prima spiegazione potrebbe essere che gli stili di vita e l’ambiente ci proteggono dalle malattie, ma le malattie croniche non sono gestite al meglio e ci causano una condizione di disagio e sofferenza. Ma qualunque spiegazione “seria” richiede un approfondimento ed una riflessione che qualcuno dovrebbe fare. Poi daremo qualche suggerimento al riguardo.

Altro dato: mentre nella media delle Regioni il dato sul rapporto con la politica e le istituzioni rimane nel 2017 stabile rispetto al 2016, nelle Marche peggiora. Anche qui c’è spazio per qualche riflessione.

Da ultimo, la Regione Marche quasi mai si trova per gli oltre centoventi indicatori nel gruppo delle 4 Regioni migliori (nel 7,4% degli indicatori, dato che ci colloca al penultimo posto in questa particolare classifica).

Il Rapporto BES non fa misurazioni “oggettive”, ma certo offre una miriade di spunti. Suggerimento finale: perché la Regione non si allea con le Università, gli Istituti ed Enti di ricerca e con quanti esprimono capacità di analisi e proposta in tutte le articolazioni della nostra società per ragionare sui dati che da tutte le parti ci arrivano e che non trovano una casa comune in cui si fa tesoro delle informazioni che possono contenere?

 

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