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Per giustificare il titolo non occorrono molte parole, ma la semplice lettura di un giornale nazionale, di un manifesto regionale e di una nostra precedente intervista.

Cominciamo dal giornale e riprendiamo l'editoriale del Direttore di le Scienze di questo mese dal titolo Invertire la rotta, che a proposito della % di PIL dedicata in Italia  agli investimenti in ricerca e sviluppo commenta:  

"Secondo i dati 2015 dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la Francia era al 2,2 per cento, gli Stati Uniti al 2,8, la Germania al 2,9. E stendiamo un velo pietoso sui numeri di Giappone, Israele, Corea del Sud.

Peggio, sempre nel 2015 l’Italia contava 4,73 ricercatori ogni 1000 abitanti, contro una media europea di 7,4. Non è un caso, dunque, che il rapporto 2017 del World Economic Forum ci collochi al 106° posto su 137 paesi esaminati per capacità di trattenere talenti e al 104° posto per capacità di attrarre talenti. Poi uno dice la fuga dei cervelli…"

E adesso vediamo il manifesto regionale. E' quello che annuncia l'esperienza di andata e ritorno di giovani ricercatori marchigiani negli USA. La andata era avvenuta nel 2012 dove in pompa magna (è proprio il caso di dirlo) era stato dato l'annuncio di una ottima iniziativa congiunta di Fondazione Marche, Regione Marche, Issnaf, fondazione no profit statunitense e maggiore network dei ricercatori ed accademici italiani in nord America) e Università Politecnica delle Marche. L'obiettivo era lanciare  (o meglio ulteriormente sviluppar) nelle Marche la ricerca di biologia e medicina molecolare attraverso esperienze di giovani laureati in centri di ricerca avanzata negli Stati Uniti. Esperienze da riportare in Italia.  

E il ritorno? Non è dato saperlo. L'elenco dei partenti con le relative destinazioni è stato ampiamente pubblicizzato. L'elenco delle ricadute sulle singole persone e sulla ricerca in biologia molecolare (nel 2012 questa della medicina molecolare era una vera e propria fissa della Regione Marche e come tutte le fisse di stagione è passata presto) non ha ricevuto altrettanto spazio.  

Comunque faremo in modo di sollecitare questa risposta ai quattro promotori istituzionali della iniziativa. Segnaleremo chi dei quattro ci avrà risposto. Se servono ai patrocinatori gli indirizzi aggiornati di chi è partito diamo una mano a trovarli. Anzi magari la diamo anche intervistandone qualcuno. Così magari capiamo tutti  cosa si prova quando torni e ... non ti sono venuti a prendere.

Un po' di speranza la danno esperienze come quella di Tech4Care (Auguri di buon primo compleanno a Tech4Care: una start-up di queste parti di cui sentirete sempre più parlare. Intervista a Carlos Chiatti): i giovani (manco più  tanto) ricercatori diventano imprenditori e magari salvano qualche altro collega meno intraprendente o semplicemente attivo in settori ad alta complessità tecnologica dove la piccola startup è un po' dura da lanciare.

Non si regalano biglietti di sola andata. No, le istituzioni non è proprio il caso che lo facciano.  

(lasciamo la parola a Battiato):

 

 

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