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Lo confesso: solo ieri ho preso visione della proposta di Legge 145/2017 sulle sperimentazioni gestionali in sanità. E’ in corso d’opera  la sua approvazione, o magari c’è già stata. Ma qualche commento questa (proposta di) legge lo merita. Ho deciso almeno tre espressioni che utilizzerò in questo articolo, due delle quali in latino (addirittura): Carthago delenda est, excusatio non petita, accusatio manifesta e ossimoro.

Sulla proposta di legge non entro più di tanto nel merito, perché lo hanno fatto davvero bene i sindacati confederali con una nota dello scorso settembre in cui i punti controversi della proposta sono ben sviscerati.  Ai fini di una più agevole comprensione da parte dei lettori poco familiari col termine (e relativa procedura) di sperimentazione gestionale basti dire che è una  modalità di affidamento a privati di attività tipiche del Servizio Sanitario Nazionale in base ad un articolo del D. lgs. 502/92, art.9 bis. Per la lettura dell’articolo nella sua interezza rimando al link ed estrapolo e riporto, invece, la parte iniziale dell’articolo:

"Le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano autorizzano programmi di sperimentazione aventi a oggetto nuovi modelli gestionali che prevedano forme di collaborazione tra strutture del servizio sanitario nazionale e soggetti privati, anche attraverso la costituzione di società miste a capitale pubblico e privato.

Il programma di sperimentazione è adottato dalla regione o  dalla provincia autonoma interessata, motivando le ragioni di convenienza economica del progetto gestionale, di miglioramento della qualità della assistenza e di coerenza con le previsioni del Piano sanitario regionale …"

Apparentemente la proposta di legge si limiterebbe a meglio dettagliare la modalità di gestione di queste sperimentazioni che molte regioni hanno già fatto, compresa la Regione Marche con Montefeltro Salute, sperimentazione sulla cui bontà ed efficacia mi riservo di tornare.  Dove sono i problemi?

Qui ci vengono in aiuto due delle tre parole/espressioni che avevo sin dall’inizio scelto di usare per dare più forza retorica (si fa per dire) all’articolo: ossimoro e excusatio non petita, accusatio manifesta. Sono momenti difficili: spiego queste due espressioni e mi inimico chi ritiene che la loro conoscenza debba essere data per scontata o le do per scontate facendo interrompere la  già poco appassionata lettura? Scelgo una via di mezzo e parlo per un attimo dell’ossimoro, figura retorica che consiste nell’accostamento di due termini di senso contrario o comunque in forte antitesi tra loro: illustre sconosciutolucida follia sono due esempi classici. E che c’entra con gli ossimori la proposta di legge della regione Marche 1145/2017?
C’entra perché ce ne propone uno fantastico:  programmi non ricompresi nella programmazione.

Il testo della proposta a proposito della fattibilità di sperimentazioni gestionali al  punto b) recita che - pur dovendo in base al citato articolo 9 bis del 502/1992 la sperimentazione essere coerente con il Piano sanitario regionale- stante il carattere sperimentale ed innovativo, anche programmi non ricompresi nella programmazione del SSR, ma tuttavia valutati dalla giunta regionale di oggettivo interesse pubblico” possono essere presi in considerazione per la sperimentazione. Se non è excusatio non petita questa…

E qui ci viene buono un altro ossimoro: frettolosa pazienza. La Regione Marche si dovrebbe essere con pazienza accinta alla predisposizione del Piano socio-sanitario,  riferimento madre per le sperimentazioni gestionali, ma ha fretta di fare sperimentazioni al di fuori del Piano. Delle due l’una: o la Regione ha in mente qualcosa di urgente incompatibile con i tempi del Piano (e allora dica subito di che si tratta) o pensa che il piano non riuscirà  a farlo in tempi utili  (e allora ci si dedichi veramente).

Perché tanta diffidenza sindacale rispetto alla proposta di legge? Primo: non sono solo i sindacati ad essere diffidenti. I sindacati hanno avuto la capacità di far sentire in modo coerente la propria voce istituzionale, ma sono tanti i singoli cittadini, operatori, gruppi che   percepiscono il rischio di una gestione ad personam (oggi tutto latino) di questioni che andrebbero gestite in una logica di sistema. Un esempio che ho toccato con mano nei suoi effetti sul vissuto di operatori e dirigenti: la riduzione delle unità operative complesse e semplici. La loro riduzione/gestione/trasformazione dietro l’apparente oggettività delle esigenze delle reti cliniche ed organizzative ha comportato scelte che hanno lasciato dietro un clima di grande sfiducia per il modo in cui sono state prese.

Se aggiungiamo poi l’allergia ai dati ed alle valutazioni coi dati della sanità marchigiana di oggi,  si comprende bene la sfiducia nei confronti di una  proposta di legge che autorizza la sperimentazione  dei programmi non inseriti nella programmazione proprio quando la Regione Marche ha detto che si  darà il suo più importante strumento programmatorio:i PianoSocio-Sanitario.

Risultati immagini per https://it.wikipedia.org/wiki/Carthago_delenda_estDetto tutto questo, di per sé le sperimentazioni gestionali sono forse addirittura indispensabili per aumentare l’offerta in un quadro di tetti di spesa bloccati per il personale dipendente. Ma c’è modo e modo e un tempo giusto ed un tempo meno giusto.

E Carthago delenda est?
Quello che non voglio (ma direi nessuno vuole) dare è la sensazione di considerare la sanità politica della Regione come Carthago. La forte critica nei confronti di alcune iniziative regionali vuole essere nel segno della proposta preceduta dalla critica. Ma se la proposta non la si ascolta mai, rimane solo la critica. Che ha senso solo se stimola riflessioni e cambiamenti della linea di azione. E qui la proposta  è semplice: prima il Piano e poi le sperimentazioni gestionali.  Anche più di quelle che certamente qualcuno ha già in mente.

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