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Il tema del rapporto tra salute e ambiente sta recuperando (o quantomeno si spera stia recuperando) una sua centralità anche “a rimorchio” del dibattito mondiale sugli effetti dei cambiamenti climatici. A casa nostra nelle Marche da ormai molti anni una vicenda offre l’occasione alla Regione di dimostrare la capacità di indagare prima e di gestire sul piano preventivo poi una situazione di rischio ambientale documentato. Si tratta dei problemi dell’area che comprende il Comune di Falconara Marittima ed i Comuni limitrofi di  Ancona, Agugliano, Camerata Picena, Chiaravalle, Jesi, Montemarciano, Monte San Vito e Monsano. Quest’area è definita AERCA, acronimo che starebbe per Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale. In qualche modo al centro di quest’area si trova il Comune di Falconara Marittima, a sua volta riconosciuto come “sito di interesse nazionale”. Ricordiamo che “I siti d'interesse nazionale sono individuati, ai fini della bonifica, in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali.” Questa è la definizione che si ritrova all’Art. 252, comma 1 del D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.

La storia di quest’area è stata ricostruita in un precedente post cui si rimanda per le informazioni di dettaglio. Qui basti dire che c’è stato un impegno più volte ribadito dalla Regione di approfondire il rapporto tra la situazione ambientale di quest’area e la salute della popolazione che ci vive. I motivi per farlo erano e sono ben consistenti visto che non è un caso che l’area fosse stata a suo tempo definita ad elevato rischio ambientale. Tanto è vero che già nel 2003 l'Agenzia Regionale Sanitaria (ARS) delle Marche aveva  stipulato una convenzione con la Fondazione IRCCS - Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano “per definire uno studio di fattibilità (fase 1) per la realizzazione di un'indagine epidemiologica, volta a indagare con accuratezza lo stato di salute della popolazione di Falconara Marittima e misurare eventuali associazioni causali fra le fonti di esposizione e la comparsa di eventi sanitari” (la parte in corsivo è stralciata dalla DGR 340/2017).

Rendere comprensibile la vicenda di quest’area non è per niente semplice, ma cercherò di fare uno sforzo di sintesi con l’obiettivo di sottolineare che quella di cui stiamo parlando è un’area: 

  1. in cui ci sono validi motivi per ritenere la popolazione esposta a rischi per la salute di origine ambientale;
  2. che richiede di arrivare ad una sorta di “referto epidemiologico” che attesti cause e rimedi di questo rischio;
  3. in cui occorre comunicare alla popolazione i contenuti di questo referto;
  4. che richiama l’attenzione verso una risposta strutturata alla valutazione epidemiologica dei rischi ambientali.

Quale sia la natura dei rischi in gioco a Falconara Marittima ce lo dice ufficialmente il quinto Rapporto dello Studio Sentieri, alla cui almeno parziale lettura rimandiamo. Intanto stralciamo  questo passaggio: 

Il Quinto Rapporto SENTIERI è il prodotto del Programma “Un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati: implementazione dello studio epidemiologico SENTIERI” promosso e finanziato dal Ministero della Salute come Azione Centrale, Progetto CCM 2015. SENTIERI, avviato come progetto di ricerca nel 2006, è divenuto un sistema di sorveglianza epidemiologica permanente delle popolazioni residenti nei comuni interessati dalle contaminazioni di molti dei principali siti contaminati italiani. Nel Quinto Rapporto sono stati presi in considerazione 45 siti di interesse per le bonifiche, di cui 38 classificati come siti di interesse nazionale (SIN), e 7 di interesse regionale (SIR). La classificazione dei SIN è stata rivista dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (MATT) sulla base della Legge 134 dell’agosto 2012,Legge  che ha ridefinito i SIN individuando le seguenti possibili sorgenti di contaminazione: raffinerie, impianti chimici integrati, acciaierie, attività produttive ed estrattive di amianto. 

In questo studio Falconara Marittima è uno dei 38 siti di interesse nazionale ed è considerato esposto  alle seguenti fonti di rischio: impianti chimici,  impianti petrolchimici e raffinerie e centrale elettrica. Sempre dal Quinto Rapporto  dello Studio Sentieri estrapoliamo un altro passaggio dalla “scheda” dedicata al sito di Falconara Marittima (pagine 104-106):

Tra le cause di interesse “a priori” si conferma il segnale di un eccesso di tumori del polmone sia per la mortalità che per i ricoveri, ma solo tra le donne, segnale accompagnato da un eccesso per i tumori al colon retto per entrambi gli esiti, sempre nel genere femminile.

Si noti che i dati si riferiscono al periodo 2006-2013 e che col termine “a priori” ci si riferisce a quelle patologie per le quali vi è già un consistente motivo per considerarle associate al tipo di inquinamento che caratterizza l’area. Sempre nella stessa  scheda si fa presente che:

Nel 2016 l’Osservatorio Epidemiologico Ambientale dell’ARPAM, l’Osservatorio Epidemiologico Aziendale Area Vasta 2 (ASUR Marche), l’Osservatorio Epidemiologico Regionale (ARS Marche), in collaborazione con gli enti locali, hanno presentato un piano di sorveglianza epidemiologica e sanitaria della popolazione residente nella zona “AERCA” della provincia di Ancona, composta da 9 comuni, compreso Falconara. Lo scopo del programma è di monitorare l’andamento spaziale e temporale dello stato di salute delle popolazioni residenti e di gruppi vulnerabili e suscettibili anche in riferimento ai fattori di contaminazione ambientale. Il piano prevede di organizzare un sistema di sorveglianza che consenta di descrivere gli effetti sulla salute, potenzialmente attribuibili anche all’inquinamento ambientale, utilizzando prevalentemente fonti dati routinarie. Per i dettagli si rinvia al documento di presentazione del programma.

È prevedibile che nei prossimi anni il sistema di sorveglianza produrrà elementi informativi sul fronte di valutazione critica dell’associazione tra contaminazione ambientale e profili di salute di popolazione che consentiranno di identificare criticità e priorità di interventi per la tutela della salute pubblica.

Questa della sorveglianza epidemiologica nella zona AERCA in provincia di Ancona è una tematica oggetto di una DGR del 2017, la 340, che presenta la solita ricostruzione dettagliatissima degli atti e degli incontri preparatori per poi descrivere così gli obiettivi ed i risultati attesi della sorveglianza:

Lo sviluppo di un Sistema di Sorveglianza Epidemiologica si propone, attraverso l'integrazione dei dati demografici, ambientali e sanitari raccolti, di produrre un sistema coordinato e dinamico per controllare gli effetti avversi sulla salute legati all'interazione tra la popolazione e l'ambiente in cui essa vive.

La raccolta dei dati di popolazione permette: 

  • la caratterizzazione demografica dell'area e la preliminare individuazione di alcuni gruppi di popolazione potenzialmente a maggior rischio/vulnerabilità; 
  • la definizione delle caratteristiche occupazionali della popolazione residente con individuazione di rischi lavorativi; 
  • la caratterizzazione socio-economica dell'area su dati censuari; 
  • l'eventuale ricostruzione individuale delle storie residenziali dei soggetti inclusi nello studio anche nella prospettiva di dover avviare specifiche indagini con la metodologia degli studi di coorte". 

 La raccolta dei dati ambientali permette: 

  • la valutazione del livello di pressione esercitato sull'ambiente dalle attività produttive presenti sul territorio e dalle altre sorgenti inquinanti; 
  • l'acquisizione di informazioni relative all'oro-idrografia territoriale, alla urbanistica e alle attività antropiche per una migliore descrizione dell'area anche al fine di rilevare la presenza e la localizzazione di ulteriori fonti di pressione/rischio/effetto per l'uomo e l'ambiente; 
  • la caratterizzazione e la selezione dei parametri ambientali ritenuti maggiormente responsabili dell'incremento delle pressioni ambientali sul territorio e, come tali, indicatori sufficientemente sensibili di specifici effetti sanitari avversi; 
  • l'individuazione di gruppi a diversa esposizione e maggiormente vulnerabili. 

 La raccolta dei dati sanitari permette: 

  • la conoscenza delle fluttuazioni spaziali e temporali dell' incidenza di eventi sanitari correlati ad esposizioni ambientali; 
  • il confronto con altre realtà territoriali sovra zonali; 
  • la definizione e la programmazione di piani di prevenzione; 
  • la valutazione dei risultati di eventuali azioni di risanamento e di attività di tutela e promozione della salute pubblica. 

Preso atto della completezza delle informazioni attese dal sistema di sorveglianza, vediamo cosa ne è venuto fuori dopo  due anni dalla approvazione di quella ambiziosa Delibera. Nel febbraio di quest’anno una DGR, la 124,  ha fatto due cose. In primo luogo ha fornito i risultati di una elaborazione dei dati di mortalità dell’area ex-AERCA che può essere così sintetizzata: nell’area ex-AERCA  c’è stato nel 2010-2012 una incidenza significativamente aumentata di tumori maligni e in particolare di quelli più frequenti quali quelli del colon-retto e della mammella. Per avere una idea delle dimensioni della cosa si è riscontrato tra gli uomini un rischio del 23% in più per i tumori del colon retto e tra le donne un aumento del rischio del 12% per i tumori del colon retto e del 14% per i tumori della mammella. 

In secondo luogo ha previsto come “strana” misura di contrasto un allargamento della fascia d’età coperta dai programmi di screening dei tumori con la seguente motivazione: … si ritiene necessario condurre un progetto pilota di ampliamento della fascia d'età target degli screening oncologici del tumore della mammella e del colon retto che riguarderà inizialmente la popolazione residente nei comuni dell'ex-AERCA di Ancona, Falconara, Bassa valle Esino. Il progetto avrà lo scopo di:

  • valutare l'impatto organizzativo, la fattibilità, l'efficacia e le eventuali criticità che l' ampliamento delle fasce d'età target degli screening del tumore della mammella e del colon-retto determinerà; 
  • introdurre un fattore di contrasto alla maggiore incidenza registrata di tumori (escluso quelli cutanei non melanomi) nella popolazione dei Comuni dell'ex-AERCA.

La stranezza è stata quella di rispondere ad un problema di sanità pubblica di presumibile origine ambientale con un intervento di diagnosi precoce anziché con un intervento di prevenzione primaria (insomma si è sostituita la falsa prevenzione alla vera, come si diceva una volta).

Si è ora in attesa dei risultati dello studio di sorveglianza che al momento non compaiono né nel sito dell’ARS (Agenzia Regionale Sanitaria) né in quello dell’ARPAM (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche). Appena disponibili potranno essere confrontati con gli impegni previsti nella DGR 340/2017.

 Nel frattempo dal 2017 sono successe due cose che tra loro appaiono contraddittorie:

  • a livello nazionale è stata approvata la Legge 23 marzo 2019, n.29, che disciplina e istituisce della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione, Legge che dà (dovrebbe dare) una grande spinta alla organizzazione di una funzione epidemiologica strutturata dentro i sistemi sanitari regionali;
  • a livello della Regione Marche quel po' (che poco non era) di epidemiologia ambientale che si faceva all’ARPAM si fa molto meno e solo per poco si è “scongiurato” il pericolo che, con una decisione inclusa in una proposta di Legge Regionale, la funzione di epidemiologia ambientale dell’ARPAM  venisse soppressa per trasferimento della stessa all’ASUR, come si trattasse di una funzione da concentrare e ridimensionare e  non da sviluppare in forma progettuale (in questa forma un trasferimento di competenze acquisterebbe eventualmente ben altro significato).

Il rapporto tra ambiente e benessere del pianeta riguarda anche la nostra piccola Regione che farebbe meglio a ricordarsene “concretamente” a partire da quelle situazioni di rischio ambientale documentato tra cui quella di Falconara Marittima è certamente la più “vistosa”. Questa concretezza deve tradursi in una serie scelte esplicite su quali sono le attività epidemiologiche e di prevenzione che si intendono offrire alla popolazione delle Marche in tema di salute ed ambiente e su quali sono le modalità organizzative con cui si intendono integrare ARPAM, ARS e ASUR su questo tema.

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