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Oggi ad Ancona l’Università Politecnica delle Marche celebra i suoi primi 50 anni in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno Accademico ed alla presenza del Presidente Mattarella. Nel sito dell’Università ci sono tutti i riferimenti utili su Corsi di Laurea e post-Laurea, sulle sedi e tutta la ricca offerta formativa oltre che sulla sua storia

L’occasione è buona per accompagnare gli auguri con qualche ricordo e un paio di sollecitazioni. Per i ricordi parto da quello del mai dimenticabile Professor Giovanni Renga, mio maestro e, nei limiti in cui le mie scelte glielo hanno consentito, mentore. Ne ho già parlato in questo blog in una occasione in cui ho ricordato sia i miei anni  da ricercatore all’Istituto di Igiene all’Università degli Studi di Ancona (come allora si chiamava) che il mio sodalizio con Franco Di Stanislao.

Non ho ricordi da studente  di Medicina ad Ancona (ho fatto l’Università altrove), anche se poi in tarda età l’ho frequentata da studente nel 2012-2013 nel Master di II livello di formazione manageriale. Ma da ricercatore i ricordi sono tantissimi a partire dalla frana del 1982 che ci colpì a Posatora. Ma tempo un anno e già eravamo nella nuova sede a Monte Dago.

Ed ecco le sollecitazioni. Il nostro punto di osservazione è quello della sanità marchigiana cui l’Università Politecnica delle Marche dà certamente un grosso contributo. I modi e le sedi in cui questo contributo viene dato sono tanti e non ci provo nemmeno ad elencarli. Ma qualche proposta mi sentirei (rispettosamente, ma col cuore) di farla. In fondo la proposta è una: entrare di più dentro il Servizio Sanitario Regionale che sta attraversando, come sta avvenendo in tutta Italia, un periodo di crisi. Una crisi che si ritiene e definisce spesso di natura prevalentemente economica, ma in realtà è anche una crisi culturale ed organizzativa. La nostra sanità regionale presenta importanti punti di debolezza che noi periodicamente ricordiamo. Su questi punti di debolezza l’Università può dare un grosso contributo facendone oggetto esplicito di analisi e proposta certo nel massimo rispetto dei ruoli istituzionali, ma con un proprio punto di vista autonomo.

Un paio di esempi. Sempre di più la cronicità emerge come tema centrale della sanità del futuro. La cronicità si affronta soprattutto a partire dal territorio, ma la formazione e la ricerca (e l’assistenza) dell’Università sono ancora concentrate nell’ospedale. Come ci si può aprire allora alla sanità del territorio?

Il ruolo delle “nuove” professioni sta crescendo e una infermiera Professore di Scienze Infermieristiche all’Università di Torino(Paola Di Giulio) è stata di recente nominata dal Ministro Grillo vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità. Anche su questo percorso di valorizzazione dei “nuovi” professionisti della sanità c’è bisogno di innovare all’Università.

 

Comunque auguri in questa bella giornata che anche grazie agli studenti ed alla loro manifestazione di oggi possiamo considerare una giornata di speranza.

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