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Piccolo ripasso sul calcolo e significato dei  temp di attesa.

A Natale ci sono diverse (quasi) certezze. Si mangerà troppo, si faranno e riceveranno regali inutili, non si troverà parcheggio in centro, verranno i parenti da fuori, ecc. In più daranno Una poltrona per due. Tutte cose che puntualmente si sono verificate. Tutto il film ruota attorno ad un dato: l’andamento del raccolto delle arance. Questione di futures, pare. Online si trova anche una spiegazione tecnica al riguardo. Quindi sapere come va il raccolto delle arance interessa molto la Borsa di Wall Street.

L’andamento delle liste di attesa ha invece un grande valore nella Borsa della politica. Se scende la loro durata salgono le azioni della politica che governa. In questo post cerchiamo di capire come vengono fuori i dati sulle liste di attesa nelle Marche. Quelli che in un recente articolo comparso sulla stampa fanno dire frasi come “la percentuale media delle prestazioni in classe B (entro 10 giorni) e in classe D (entro 30/60 giorni) eseguite nei tempi richiesti superano tutte abbondantemente il 95% e in alcuni casi sfiorano il 100%”. Se le cose stanno così le quotazioni della politica giustamente dovrebbero impennarsi.

Bene vediamo con un po’ di pazienza come vengono fuori questi dati. Qualche informazione di base ci aiuta a capire. Le prestazioni oggetto di monitoraggio in Italia sono 43, quando in realtà le prestazioni ambulatoriali sono molte di più. Che so: non ci sono le visite odontoiatriche che magari ai cittadini potrebbero interessare molto. Poi il monitoraggio (che produce il dato percentuale simile a quello sulle “arance”, per capirci) riguarda solo le prestazioni cosiddette di primo accesso. E qui una bella spiegazione è dovuta.

Delle prestazioni ambulatoriali (visite e/o esami strumentali) il cittadino ha bisogno in due occasioni. La prima si verifica quando si presenta un nuovo problema di salute che richiede di essere valutato. Di regola in questi casi il cittadino va dal suo medico di medicina generale (o accompagnato dal suo pediatra di libera scelta) che gli prescrive su una ricetta rossa (che in futuro scomparirà perché tutto, prima o poi, la prescrizione verrà gestita telematicamente) gli accertamenti che gli servono. Nella ricetta il medico deve specificare che si tratta di una prestazione di primo accesso cui corrisponde una specifica classe di priorità (U, prestazione urgente da fare entro due giorni), B (da fare in tempi brevi entro 10 giorni), D (da fare in tempi differibili che vanno dai 30 giorni delle visite ai 60 giorni degli accertamenti strumentali) e P (da fare in programmato entro un periodo più lungo ancora). Attenzione: i criteri con cui il medico attribuisce la classe di priorità dovrebbero essere gli stessi e riferirsi ai cosiddetti RAO, come deliberato dalla Regione (DGR 1012/14).

Ma, di nuovo, attenzione: tutti gli accertamenti (visite e/o esami specialistici) fatti per approfondire il caso di quel cittadino che è già stato dal suo medico e ha fatto i primi esami/visite escono dal calcolo dei tempi di attesa. Perché tutte le prestazioni ambulatoriali successive fino a completamento dell’iter diagnostico dovrebbero essere prescritte (e teoricamente pure prenotate) dal centro specialistico che ha preso in carico il caso. Queste prestazioni dovrebbero avere agende dedicate diverse da quelle di primo accesso. I tempi di erogazione delle prestazioni successive dovrebbero essere compatibili con le esigenze cliniche di quello specifico caso e non richiedono uno specifico codice di priorità.

Stesso destino dovrebbero avere le prestazioni di controllo che si fanno periodicamente nei pazienti cronici. Questi, facciamo conto un paziente diabetico o cardiopatico, viene seguito da un centro specialistico che si dovrebbe preoccupare di prescrivere, prenotare e gestire tutte le prestazioni ambulatoriali di controllo.

Mamma mia che fatica. Riassumendo: escono dalle liste di attesa, come comunemente intese, le prestazioni successive di approfondimento e quelle di controllo periodico perché è il sistema che ci dovrebbe pensare a garantirle al cittadino. Tu, per così dire, devi come cittadino limitarti ad entrare nel sistema attraverso il tuo medico di fiducia e il CUP. Poi il sistema dovrebbe “fare tutto lui”.  Se le cose stanno effettivamente così ognuno lo può verificare personalmente in base alla propria esperienza e a quella dei propri familiari. Ma noi qui guardiamo i dati, quelli della Borsa delle liste di attesa. Il dato che di solito si utilizza è – come nell’articolo di stampa prima ripreso – la percentuale di prestazioni di classe di priorità B e D eseguite nei tempi previsti. Che è molto alta, dice il giornale, e che è -a questo punto lo abbiamo capito-  una finestra dalla visuale limitata rispetto al grande fenomeno dell'accesso al livello specialistico. 

Adesso seguiamo il sito della regione Regione utile Sezione salute che per i dati regionali sulle liste di attesa ci rimanda al sito dell’ARS. E il sito dell’ARS fornisce i dati sul monitoraggio dei tempi di attesa con la modalità ex ante ed ex post. Per farla corta: i tempi ex ante ti dicono se la prenotazione è stata fatta rispettando i tempi previsti per le prestazioni con classe di priorità B e D, mentre quella ex post ti dice se la prestazione è stata fatta nei tempi previsti. Scegliamo questa seconda modalità, più “fedele” alla realtà.

Questi dati l’ARS li fornisce mensilmente e gli ultimi pubblicati fanno riferimento al mese di agosto 2017. Prendiamo però giugno, un mese di produzione “pieno” e guardiamo i dati sulle visite oncologiche. Nella Regione Marche ne sarebbero stare erogate 611. Non sono un po’ poche per una Regione di un milione e mezzo di abitanti in cui la stima dei pazienti affetti da patologia oncologica supera abbondantemente i 10000 casi per non parlare dei casi sospetti?  Di queste 189 sono visite di controllo o successive (e non prime visite), finalizzate – come abbiamo visto - o a un approfondimento diagnostico su un caso sospetto a o ad un controllo periodico di un caso accertato. Non sono a loro volta poche rispetto ad una patologia a così elevata prevalenza ed incidenza? Mancano le visite urgenti, ma in questa disciplina non ce ne sono tante.

Dopo il ripasso e l’esempio qualche domanda tra le tante:

  1. c’è un controllo sulla completezza e sulla qualità dei dati?
  2. chi verifica che i codici relativi alle classi di priorità siano utilizzati in modo omogeneo?
  3. perchè ogni azienda produce i “suoi” dati e la Regione non cura un sistema informativo ad hoc che produca per tutti analisi e report per ogni singola realtà territoriale o produttiva come fanno ad esempio Veneto ed Emila-Romagna?
  4. qual è lo strumento con cui la Regione coordina e verifica le Aziende in tema di liste di attesa?
  5. che verifiche vengono fatte sui percorsi di presa in carico che “escono“ dal monitoraggio delle liste di attesa?
  6. che ruolo hanno i privati “convenzionati”?
  7. c’è una stima dei costi sostenuti dai cittadini che ricorrono al privato “di tasca propria” (fenomeno notoriamente sempre più in espansione)?

Negli ultimi anni sulla base di una importante spinta politica il lavoro sulle liste di attesa nelle Marche si è tradotto in alcuni primi importanti risultati. Guai però a limitarsi al dato di borsa sulla percentuale di esami e visite fatti nei tempi previsti. Sarebbe un atteggiamento propagandistico che non piace certamente a nessuno. Se si considerano questi primi (veri) successi come la base per un lavoro più profondo che consenta ad esempio di rispondere a quelle domande di prima si farà un vero regalo di Natale ai cittadini. Cui peraltro è stato promesso.

E, almeno in alcuni casi, la soluzione non potrebbe essere, come ci ha ricordato Remo, quella di ... togliere le liste (La soluzione alle liste di attesa… togliere le liste!)? 

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