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Il tam tam nella comunità degli addetti ai lavori della sanità marchigiana lo aveva previsto da tempo: il prof. Di Stanislao si è dimesso.
Con stile e con un basso profilo visto che non ne ho visto accenno nella  stampa locale (non la compulso febbrilmente, ma ho visto locandine su medium impegnati nella ricerca di scomparsi e risse per una birra e immagino che spazio adeguato per un evento come le dimissioni del direttore dell’Agenzia Regionale Sanitaria ci poteva stare in modo tale che anche io me ne potessi accorgere).

Sempre tra gli addetti ai lavori della sanità marchigiana il prof. Di Stanislao è Franco. Tra le attività accademiche prima (in cui per circa dieci anni - belli - ho lavorato con lui) e quelle  in ruoli di primo piano nella sanità pubblica regionale e nazionale (AGENAS), Franco ha contribuito tra l’altro a far approvare una legge regionale (delle Marche) tra le prime in Italia sull’autorizzazione ed accreditamento, ha scritto alcuni Piani Sanitari Regionali delle Marche (la cui validità culturale resiste nel tempo: provate a rileggerli: Norme programmatorie) e   promosso la pratica dei profili di assistenza (oggi Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali, nel mondo Clinical/Care Pathway) con alcune esperienze - sempre nella Regione Marche - che sono state la dimostrazione sul campo di come sia possibile cambiare importanti pratiche assistenziali a livello di sistema regionale e non solo di singola struttura (si pensi alla tempestività prima quasi ignota degli interventi per frattura del femore). 

Insomma il ritorno di Franco all’Agenzia era stato vissuto un po’ come l’arrivano i nostri dei vecchi western (quelli in cui gli indiani erano ancora i cattivi).

Le dimissioni di Franco sono un segnale importante e non è opportuno considerarlo come una semplice espressione di disagio personale (che certo c’è stato),  ma come espressione di una difficoltà da parte di un tecnico di valore a dare il proprio contributo alla crescita del proprio sistema, quello in cui ha sempre lavorato e creduto: la sanità pubblica marchigiana.  E allora viste così le dimissioni di Franco interessano tutte le componenti della sanità marchigiana. Ci è utile per questo tornare ad alcuni argomenti trattati in questo blog: performance della sanità marchigiana, importanza dei dati e ruolo dei mediocrati.

I sistemi di valutazione delle performance in sanità delle Regioni (per quel che valgono, comunque più delle autocelebrazioni dei comunicati stampa) ci collocano come Marche poco più su del centro classifica e, soprattutto, segnalano carenze in settori chiave come l’assistenza territoriale e la prevenzione (Campionato nazionale della sanità: la classifica dei sistemi regionali).  Aggiungiamoci la desolante carenza nelle Marche di dati su tutti i principali fenomeni di rilevanza per la sanità pubblica (si pensi solo alla mobilità cui è stato nel blog dedicato uno specifico contributo). In questo contesto Franco sembrava e continua a sembrare l’uomo giusto per dirigere l’Agenzia Sanitaria Regionale. All’AGENAS ha lavorato tra l’altro sui sistemi di indicatori per il monitoraggio delle performance di sistema.
Quanto ai dati Franco ha per cultura dato loro sempre tanta importanza al punto che quella espressione che figura nella presentazione del sito e ne costituisce in qualche modo lo slogan (In God we trust; the others bring data) io per la prima volta l’ho vista appesa al muro nella sua stanza all’Università. 

E adesso veniamo al punto: il sistema sanitario delle Marche vuole (specie ai livelli più alti) agenti di cambiamento o mediocrati?
Il segnale che viene dalle dimissioni di Franco è inequivocabile.
E qui viene buono l’avvocato Agnelli cui si attribuisce una dichiarazione di questo tipo: “ma cosa abbiamo comprato Platini a fare, se il gioco passa per i piedi (mediocri, ndr.) di Furino?”.
Da quel momento il gioco passò dai piedi (nobili, ndr.) di Platini, mentre Furino lasciò dopo una onoratissima carriera il posto a Bonini. 

Morale: se fai il presidente di una squadra di calcio meglio se sai distinguere tra Platini e Furino (se serve un riferimento alla pallacanestro mi do da fare e lo trovo)!

 

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    Remo Appignanesi · 14/10/2017
    Perche' i giornalisti non pensano ad andare oltre la raccolta delle opinioni dei politici?
    Sulla stampa: l'inutilità dell'ARS e lo stipendio risparmiato!
    Non è facile vedere dietro queste dimissioni il danno alla salute della popolazione che ne seguirà, ma il giornalista non dovrebbe cercare di capire per far capire, andando oltre la superficie della cose?
  • Questo commento non è stato pubblicato.
    Lucio Luchetta · 12/10/2017
    Condivido tutto quanto scritto da Claudio. Questa è una ulteriore conferma della brutta contingenza che sta attraversando il sistema sanitario regionale. Assistiamo all’accavallarsi di una serie continua di decisioni, spesso contrastanti, senza intravvedere una coerenza globale delle scelte, spesso calate dall’alto senza il minimo coinvolgimento dei professionisti, delle rappresentanze sindacali e soprattutto dei cittadini e delle istituzioni territoriali. Le dimissioni di Franco sono una grande perdita di competenza per il sistema regionale. Ho sempre pensato che questo evento fosse inevitabile dal momento che non ho mai colto la volontà da parte della Regione di dare all’Agenzia Sanitaria un ruolo di rilevo approfittando della sua nomina. Se la Regione avesse voluto dare un forte segnale di cambiamento di rotta doveva nominare Franco alla direzione del Servizio Salute
  • Questo commento non è stato pubblicato.
    Roberto Amici · 11/10/2017
    Difficile un commento sulle dimissioni del prof. Franco Di Stanislao mantenendo un linguaggio garbato. Ci proverò. L’Agenzia Regionale Sanitaria è, istituzionalmente, la fonte dell’elaborazione di piani, programmi, progetti che abbiano per obiettivo il miglioramento della salute fra i cittadini. Elaborazione basata su cosa? La medicina basata sull’evidenza, le buone prassi, dati certi, la partecipazione, la corretta informazione e altro ancora. Per farlo ha naturalmente bisogno di una gestione competente, professionale, trasparente. E chi dovrebbe tradurla in atti operativi perché l’obiettivo sia raggiunto? La Regione ovviamente e, poi, le strutture al servizio della salute collettiva: le Aziende sanitarie. Queste ultime quindi dovrebbero poggiare sugli stessi principi: competenza e alta professionalità. Fra gli elementi costitutivi di un’alta professionalità c’è l’autonomia di giudizio e l’indipendenza. Dunque nessun dirigente con questi requisiti accetterebbe di essere un mero esecutore di ordini, nessuno darebbe il consenso a decisioni irrazionali, aleatorie, prive di risorse, nessuno si presterebbe a mettere in scena siparietti in cui “il paziente è al centro del sistema”, abbiamo “già” affrontato/deliberato/fatto la “determina”/risolto (di volta in volta: le liste di attesa, i posti letto, il CUP, la digitalizzazione, le rete, il percorso assistenziale, le prevenzione, la riabilitazione e via immaginando). Il caso di Franco Di Stanislao rientra nella deprimente normalità della nostra Regione, dove accanto a sporadiche (casuali?) scelte di eccellenti figure professionali come la sua, ai livelli dirigenziali della Sanità molto più frequentemente sono stati scelti personaggi grigi, privi di curriculum di prestigio, inadeguati al ruolo ma pronti ad eseguire gli ordini quali che fossero. Mentre la nostra Regione, con Di Stanislao Direttore dell’Agenzia, era all’inizio degli anni 2000 fra le Regioni all’avanguardia su modalità di costruzione dei Piani sanitari, accreditamento, qualità, formazione continua, definizione dei percorsi assistenziali, verifica del gradimento dei cittadini, del clima interno ed altro ancora, ora arranca in modo evidente e non potrà che peggiorare la sua situazione. E il “distintivo” ampiamente sbiadito dell’equilibrio economico (raggiunto come? E comunque da verificare attentamente) si scontra con la realtà quotidiana di uno scadimento dei servizi e la crescente insoddisfazione di cittadini ed operatori (di cui la mancata risposta alla lettera delle OOSS è una ulteriore dimostrazione). Che fra Servizio salute e Agenzia Regionale ci fossero problemi era facile dedurlo; altrettanto fra Presidente della Giunta/Assessore alla sanità e Agenzia: negli incontri con Associazioni, Sindacati, Gruppi di lavoro quest’ultima risultava regolarmente e inspiegabilmente esclusa. C’è da chiedersi se il Presidente della Giunta abbia mai compreso di quale risorsa si stesse privando, pur avendola a disposizione. E, aggiungo, sarebbe interessante saperne il perché e anche e per quali legami/interessi sia possibile che i media locali non considerino questa una notizia degna di essere conosciuta da tutti. Ma c’è anche da chiedersi chi siano le “teste pensanti” che hanno prima escluso ufficiosamente e ora ufficialmente Di Stanislao (certo le dimissioni sono state volontarie, ma qualcuno le ha provocate). Saranno le stesse “teste” che ora pianificheranno, programmeranno, disegneranno strategie, studieranno per il bene della salute dei cittadini delle Marche? Con quali titoli accademici ed esperienze vere manageriali? E con quali legami con quell’area davvero grigia che sottende al sottobosco della politica? Sì, le dimissioni del prof. Di Stanislao non sono un buon segnale per i cittadini delle Marche.
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