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Definizione:

Un insieme di individui, organizzazioni ed agenzie, organizzato su base non gerarchica intorno a temi e questioni comuni da affrontare in modo pro-attivo e sistematico, e basato su impegno e fiducia reciproca - Fonte: O.M.S.

Documenti di riferimento:

Una illustrazione dei modelli di rete è reperibile nel Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico della malattia oncologica - Conferenza Stato-Regioni del  30/10/2014 (recepito nelle Marche con la DGR 1599/16). Inoltre è disponibile una analisi sviluppata dalla FIASO (per scaricare il documento è sufficiente registrarsi nel sito): Il ruolo delle Aziende Sanitarie nelle reti cliniche in Italia - 2012.

Riferimenti regionali:

Innanzitutto si possono trovare i documenti relativi alla definizione delle reti cliniche in alcune leggi regionali di settore e negli atti relativi alla riduzione delle unità operative complesse e semplici: Norme organizzative.

Sono inoltre state deliberate dalla regione Marche le seguenti reti:

  • DGR 1540/2016: Line di indirizzo per la realizzazione di una rete integrata di servizi per la prevenzione cura dei disturbi del comportamento alimentare (DCA)
  • DGR 1285/2014: Linee di indirizzo per la definizione della rete regionale di cure palliative e terapia del dolore pediatrico
  • DGR 274/2010: Rete oncologica regionale marchigiana: obiettivi e linee di indirizzo per la realizzazione della rete oncologica (si veda anche DGR 1599/2016)

Commento:

La risposta al bisogno di salute di un paziente passa da una serie di soggetti diversi che operano all’interno del sistema sanitario ed è il paziente normalmente che costruisce i collegamenti tra i diversi punti del sistema dove trova la risposta alle diverse dimensioni del suo problema di salute. Le organizzazioni sanitarie operano per punti di erogazione che le reti vogliono congiungere in modo da togliere al paziente tale incombenza (spesso con informazioni basate sul sentito dire…).

Il concetto di rete clinica è un concetto centrale per la lettura e la organizzazione di un sistema sanitario poiché esplora una delle dimensioni essenziali di una organizzazione che voglia produrre salute: la necessità di integrare diverse competenze che sono geograficamente distribuite sul territorio.

La costruzione di una rete clinica passa innanzitutto dal riconoscimento delle competenze esistenti all’interno del sistema (e questo genera una serie di problematiche derivanti dalla necessità che i professionisti riconoscano l’esistenza di punti di competenza specialistica differenziata ed a volte "maggiore") e il collegamento strutturato delle stesse in modo da rendere ogni punto del sistema “porta di accesso” al meglio che il sistema può esprimere, superando le reti informali che pure operano al suo interno (legate alle relazioni interpersonali degli operatori sanitari e al tam-tam dei pazienti).

Poi servono quantomeno:

  1. responsabilità gestionali chiare;
  2. obiettivi definiti e valutabili;
  3. un sistema di monitoraggio;
  4. un budget assegnato.

Senza queste componenti una rete clinica è poco più della distribuzione territoriale delle varie articolazioni organizzative con autonomia gestionale minima (unità operative complesse, dipartimentali e semplici). Dove la rete clinica si è limitata a questo si è persa una grande occasione. E si è fatta una gran confusione.

E’ un po’ quello che è successo nelle Marche dove il termine di e la programmazione delle “reti cliniche” sono confluiti in atti che riguardavano anche il processo di riduzione delle Unità operative complesse (primariati) delle diverse discipline (DGR 551/2013 e DGR 1219/2014). Questi atti  includevano i criteri tecnici per la  strutturazione delle reti cliniche delle diverse discipline (come i bacini di utenza della bozza del cosiddetto decreto Balduzzi e i volumi minimi di attività dell’Agenas), ma rimandavano a successivi lavori la definizione puntuale per ciascuna rete di quanto sopra ricordato a proposito delle reti cliniche “vere”.  E per molte discipline i lavori sono stati iniziati, ma si sono poi di fatto fermati. Di qui il rischio di confusione e frustrazione tra gli operatori.

Come per altri casi, le scelte organizzative interne alle Aziende sono state definite in Deliberazioni della Giunta regionale, per essere poi riprese in atti delle aziende. C’è dunque da riflettere sui livelli effettivi di autonomia organizzativa delle stesse . Dibattito aperto.

Infine è utile ricordare che lo studio delle reti è un settore di ricerca innovativo e molto interessante con rilevanti implicazioni anche in ambito sanitario (diffusione delle malattie infettive ad esempio).

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