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Ieri nel giro di poche ore molte telefonate mi hanno raggiunto comunicandomi la morte del dott. Antonio Aprile. Antonio è stato per molti anni un protagonista della sanità pubblica marchigiana. Non ho bisogno di un suo curriculum per ricordarmi alcuni dei passaggi più importanti della sua vita professionale. E’ stato dal 1 gennaio 1997 Direttore Generale della ASL 7 di Ancona appena scorporata dalla neonata Azienda Ospedaliera Umberto I. Poi è stato il primo Direttore Generale della neonata Azienda Sanitaria Unica Regionale che ha diretto per diversi anni prima di diventare Direttore Generale dell’INRCA. Poi ha proseguito la sua attività nella sanità privata tornando al Gruppo Santo Stefano (oggi Kos Care) dove aveva lavorato già lavorato nel primo periodo della sua vita professionale. Queste le parole di Enrico (Brizioli), amministratore delegato di Kos Care: “Perdiamo un caro amico con cui ho condiviso più di 30 anni di lavoro comune in differenti ruoli e perdiamo una colonna della nostra azienda, un professionista dalle grandi doti organizzative, con una spiccata capacità di proiettarsi in avanti, anticipando i tempi con una visione lungimirante e completa dei temi legati alla sanità di cui aveva una grande padronanza”.

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Sono uno di quei medici, come dice un mio amico, che non ha mai visto un paziente in pigiama (buon per lui, per il paziente intendo dire, peraltro!). Quindi provo un grande rispetto per quei medici che svolgono attività clinica con tutte le responsabilità del caso. E per lo stesso motivo sarei tentato di non entrare nel merito del tema  molto caldo che sto per affrontare: il rapporto tra la professione medica e le “nuove” professioni sanitarie. Ma è un tema troppo importante per non porlo all’attenzione di chi (come coloro che ci leggono) vive con passione i problemi della nostra sanità pubblica.

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E’ uscito ieri un comunicato stampa della CGIL, CISL e UIL sulla sicurezza sul lavoro nelle Marche che riprende un tema da noi di recente trattato in un post pure “ispirato” da un documento sindacale.

Questo un ampio  stralcio del comunicato stampa:

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L'ISTA ha pubblicato un rapporto che si propone di analizzare lo stato di salute della popolazione nelle regioni italiane e la sua evoluzione nell’arco del decennio 2005-2015:: "Si tratta di un periodo importante, in cui la crisi economica e le trasformazioni sociali da essa indotte hanno imposto importanti sfide alle politiche pubbliche, anche in presenza di un quadro demografico critico per l’invecchiamento della popolazione e l’immigrazione". Innanzitutto il link per scaricarlo: La salute delle regioni italiane: 2005 -2015.

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La capacità della comunicazione di deformare la realtà è davvero straordinaria e non esiste esempio migliore del dibattito italiano sulla spesa pubblica. Misteriosamente esiste una apparente tensione universale a considerare positivo l'incremento del debito pubblico come cura di ogni male (visti gli effetti del debito passato...) e ci sono quei cattivi degli euroburocrati che vorrebbero che non spendessimo più di quello che possiamo permetterci! Loro sono strani, come la maggior parte dei Paesi sviluppati e che si continuano a sviluppare, mentre noi che perseguiamo l'indebitamento infinito saremmo quelli sani!