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Abbiamo pochi giorni fa commentato in un post la trasformazione presso la Casa della Salute di Sassocorvaro di 12 posti letto a gestione privata di day surgery polispecialistico in 12 posti letto di chirurgia generale. Questa operazione era stata fatta con la DGR  602/2019 del 21 maggio. Operazione tecnicamente discutibile per diversi ordini di motivi che il post illustrava. Ricordiamone uno: una attività di chirurgia generale non ha nulla, ma proprio nulla, a che vedere con una Casa della Salute (quando poi è a  gestione privata all’interno di una rete d’impresa c’entra men che meno).

A distanza di pochissimi giorni il Decreto n. 194 del 10 giugno 2019 di fatto crea all’interno della struttura che ospita la Casa della Salute di Sassocorvaro una Casa di Cura Privata di 54 (cinquantaquattro)  posti letto  di cui 42 (quarantadue) posti letto ospedalieri più 12 (docici) di cure intermedie. Il decreto può essere scaricato qui facendo una ricerca con la denominazione della PF Accreditamenti, data e numero.

Questo decreto lascia più di una perplessità. Ricordiamo che  il punto di partenza sia della  DGR che del Decreto è (anzi: era) la presenza all’interno dell’Ospedale di Comunità di Sassocorvaro di una enclave privata (Villa Montefeltro) costituita da 12 posti letto di day surgery. Villa Montefeltro fa parte di una rete d’impresa assieme ad alte tre case di cura del sud delle Marche. Questa presenza era di per sé già anomala per almeno due buoni motivi: 

  1. si trattava di una attività non tipica di un ospedale di comunità sia per la sua natura chirurgica che per la sua natura di attività per acuti;
  2. si trattava di una struttura privata con solo 12 posti letto, quando il DM 70/15 prevede per le strutture private un minimo di 60 posti letto per acuti o, in alternativa, la confluenza in una rete d’impresa fermo restando che ciascuna struttura “confluente”  deve avere almeno 40 posti letto per acuti.

Con la già citata  DGR 602/2019 del 21 maggio veniva fatta la prima operazione già ricordata all’inizio di questo post: i 12 posti letto di day surgery polispecialistico venivano trasformati (ripeto: trasformati) in altrettanti posti letto ordinari di chirurgia generale. 

Col Decreto di cui stiamo parlando si fa una operazione di dimensioni ben più consistenti: si assegnano  alla Casa di Cura Villa Montefeltro oltre ai 12 posti letto di Chirurgia Generale di cui alla DGR di pochi giorni prima, anche 8 posti letto di ortopedia, 20 di lungodegenza,  12 posti letto di cure intermedie, prestazioni specialistiche mediche e  chirurgiche in regime ambulatoriale e il punto prelievi esterno. Inoltre si ridanno anche i 12 posti letto di day surgery polispecialistico pochi giorni fa “trasformati”. Più il servizio mortuario e il punto pasti esterno. Dunque fuori di ogni atto programmatorio e con il Piano Socio-sanitario in discussione in IV Commissione, è nata una nuova Casa di Cura marchigiana con 54 posti letto di cui 42 ospedalieri. Il decreto parla per le sole attività di chirurgia generale in regime di ricovero ordinario e quelle di ortopedia di un periodo sperimentale di  tre anni. Se non ricordo male (e non ricordo male) c'era stata anche una mozione consiliare di non introdurre modifiche alla rete ospedaliera prima della approvazione del Piano. 

Si pongono ora una serie di aspetti per così dire formali più altri di natura più tecnica. Cominciamo dai problemi formali:

1. può essere fatta richiesta di ampliamento per una funzione ospedaliera in una struttura che ospedaliera non è più (l’autorizzazione riguarda la struttura di Sassocorvaro  e non la rete d’impresa!)?

2. dove si prendono i posti letto in più per acuti visto che nell’AREA Vasta 1 non ce ne sono più di disponibili (vedi la DGR 516/2018)?

3. come si fa ad ovviare al vincolo posto dai 40 posti letto per  acuti (sottolineo: per acuti) necessario ad una struttura privata per entrare in una rete d’impresa?

Quanto alle questioni  tecniche le affronto sotto forma di domande:

a) qual è il budget previsto per tale struttura per i residenti nelle Marche?

b) si è tenuto conto del fatto che qualunque aumento della mobilità attiva di Villa Montefeltro lo pagheranno in buona parte i marchigiani ( verosimilmente con la produzione in mobilità attiva 2018 della struttura  quando si andranno a fare i conti la Regione ci rimetterà poco meno di 100.000 euro perchè le altre Regioni non accettano incrementi nella mobilità attiva dei privati)?

c) cosa succederà adesso con la nuova Casa di Cura già prevista a Fano località Chiaruccia per attività ortopedica (vedi la DGR 523/2018 relativa all’accordo col Comune di Fano)?

d) si tiene conto che queste scelte rischiano di portare l’ortopedia pubblica marchigiana quasi vicina all’azzeramento nella produzione di attività chirurgica programmata, visto che già oggi ben più della metà di chirurgia protesica viene svolta presso le strutture private della Regione?

e) quali sono le prestazioni di Chirurgia Generale  che servono alle Marche e che Villa Montefeltro eseguirà in futuro nei suoi nuovi posti letto ordinari?

f) si è tenuto conto del fatto che il DM 70/15 spinge verso strutture private più grandi e non la nascita di ulteriori piccole strutture e che le reti d’impresa dovevano servire a salvare le vecchie strutture non a farne nascere di nuove?

g) è possibile rendere pubbliche le analisi sanitarie ed economiche che hanno portato a far nascere fuori programmazione un nuovo ospedale privato all’interno di una Casa della Salute a tutt’altro orientamento?

h) si è tenuto conto del fatto che affidare la lungodegenza post-acuzie e le cure intermedie ai privati va nella direzione sbagliata visto l’intreccio di tali funzioni con i servizi territoriali facenti capo al distretto e con l’attività dei medici di medicina generale?

i)  che cosa vuol dire “sperimentazione” triennale nel caso della ortopedia e della chirurgia generale?

Nell’atto istruttorio del Decreto non si fa alcun alcun cenno a tutte queste problematiche, sia formali che  di natura tecnico-organizzativo-programmatoria. Logica e trasparenza dovrebbero spingere adesso ad  un confronto del tutto mancato prima. E magari a ripensare in fretta gli atti.

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