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E’ stata data notizia della nascita di una nuova Associazione (quella del titolo) che ha tre grandi madrine. In ordine alfabetico Rosy Bindi, Nerina Dirindin e Livia Turco. Quindi due ex- ministri della sanità (Bindi e Turco, ovviamente) ed una economista sanitaria che ha svolto ruoli importanti come quello di assessore alla sanità della Regione Sardegna.

Il documento che riporta principi ispiratori ed obiettivi della nuova associazione ha in testa questa frase: Un documento per ripensare le politiche per la salute nel nostro Paese, per promuovere un’ampia e non occasionale mobilitazione, per riaffermare il ruolo del Servizio sanitario nazionale e più in generale del Welfare quali fattori di benessere, occupazione e crescita.

Il documento della associazione

Ci permettiamo di stralciare una sintesi dei 10 punti in cui si articola il documento invitando ad andare all’originale ed a leggerlo con attenzione. Ci permettiamo anche di evidenziare in corsivo grassetto i punti che meriterebbero un confronto a livello regionale.  In fondo al post li riepilogheremo.

  1. Allarme Salute Diritto Fondamentale. Il nostro Servizio sanitario nazionale ha prodotto risultati importanti, riconosciuti a livello internazionale, ma da molti anni stiamo assistendo a un suo progressivo indebolimento. Siamo ancora in tempo a intervenire, ma dobbiamo farlo al più presto perché troppi fattori stanno spingendoci lungo percorsi irreversibili.
  2. Il lento e continuo impoverimento della sanità pubblica. Ormai da molti anni stiamo assistendo a un lento e continuo impoverimento della sanità pubblica, spesso presentato come inevitabile conseguenza della pesante situazione dei conti pubblici, ma in buona parte espressione del disimpegno culturale e politico nei confronti delle politiche per la salute, disimpegno praticato anche dalla gran parte dei decisori (nazionali e locali), schiacciati tra vincoli di bilancio sempre più stringenti e visioni del welfare sempre più limitate.
  3. Il Ssn deve tornare ad essere il primo riferimento per il cittadino. Per questo riteniamo urgente una significativa inversione di tendenza: la rete dei servizi territoriali deve tornare ad essere il principale riferimento per il cittadino, secondo i modelli che hanno dimostrato di funzionare e ai quali si richiamano molti documenti adottati anche dal nostro Paese, come il Piano nazionale della cronicità del 2014, purtroppo tuttora in grande affanno.
  4. Riscoprire il ruolo delle comunità locali e dare valore al lavoro di cura. È indispensabile riscoprire e riaffermare il ruolo delle comunità locali e della loro espressione istituzionale, i Comuni, il cui progressivo impoverimento, con una perdita della relazione fra politiche sanitarie e politiche sociali (anch’esse indebolite finanziariamente e strutturalmente), si è accompagnato ad una visione della salute pressoché assente nelle scelte ambientali, urbanistiche, produttive. E invece, ancora oggi, dopo tante enunciazioni di principio, un punto particolarmente critico è quello dell’integrazione tra presa in carico di tipo sociale e di tipo sanitario, per offrire una risposta adeguata ai bisogni connessi alla cronicità e alla non autosufficienza.
  5. Il personale del Ssn: un patrimonio di competenze e professionalità da ricostituire. Le restrizioni hanno intaccato anche il patrimonio di competenze e professionalità di cui il nostro Servizio sanitario è sempre stato dotato e di cui non può fare a meno… La mancanza di una seria politica del personale sta mettendo in ginocchio l’intero sistema sanitario.
  6. Non abbiamo fatto abbastanza per ridurre i divari interregionali ma l’autonomia differenziata può fare peggio. Un sistema universalistico finanziato con la fiscalità generale è più equo di qualunque altro sistema basato sulla disponibilità a pagare degli individui. Eppure il nostro sistema presenta ancora rilevanti margini di miglioramento in termini di riduzione dei divari fra aree del Paese (non solo fra Nord e Sud) e fra gruppi di individui.
  7. La sanità integrativa ha bisogno di una sostanziale revisione. Di fronte alle crescenti difficoltà della sanità pubblica stiamo rinunciando a rivendicare i nostri diritti e stiamo convincendoci che il cd secondo pilastro sia l’unica soluzione. Non è così! È illusorio pensare che fondi sanitari, assicurazioni e welfare aziendale costino meno e siano più efficaci.
  8. Serve un piano pluriennale di investimenti pubblici. Serve un nuovo piano pluriennale di investimenti pubblici, per mettere a norma e svecchiare il patrimonio edilizio e tecnologico del Ssn; un piano che può anche diventare un potente motore per creare occupazione e sviluppo.
  9. Siamo ancora in tempo ad arrestare il declino. Abbiamo adottato provvedimenti (sbagliati) che hanno spinto le persone a rivolgersi ai servizi a pagamento anziché ai servizi pubblici; abbiamo così prodotto sfiducia, malumore, rabbia e diseguaglianze. Ma siamo ancora in tempo ad arrestare il declino… siamo convinti che le difficoltà esistenti richiedano una nuova visione, di lungo periodo, con un approccio innovativo, proprio per mantenere e potenziare il servizio sanitario pubblico.
  10. Un’ampia mobilitazione per riportare la salute al centro di tutte le politiche. Preservare e potenziare il Ssn richiede in primo luogo una diffusa consapevolezza del valore della sanità pubblica e della necessità di rinnovarla a beneficio delle future generazioni. Richiede analisi, studio, confronto e dibattito per riconoscere punti di forza e di debolezza del nostro sistema e per rilanciare e ringiovanire le politiche di tutela della salute.

Le ricadute possibili del documento della associazione  nel dibattito (che oggi non c’è) sul Servizio Sanitario della nostra Regione

Ricapitolando, il documento di questa nuova associazione ci ricorda che: 

  • occorre contrastare il disimpegno culturale e politico nei confronti delle politiche per la salute; 
  • la rete dei servizi territoriali deve tornare ad essere il principale riferimento per il cittadino; 
  • che ci dovrebbe essere un ruolo fondamentale dell’integrazione tra presa in carico di tipo sociale e di tipo sanitario; 
  • serve una seria politica del personale; 
  • serve un nuovo piano pluriennale di investimenti pubblici; 
  • serve una nuova visione, di lungo periodo, con un approccio innovativo, per mantenere e potenziare il servizio sanitario pubblico; 
  • occorre analisi, studio, confronto e dibattito per riconoscere punti di forza e di debolezza del nostro sistema e per rilanciare e ringiovanire le politiche di tutela della salute.

Mi pare una buona agenda.

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