×

Messaggio

EU e-Privacy Directive

Questo sito utilizza cookies tecnici e sono inviati cookies di terze parti per gestire i login, la navigazione e altre funzioni. Cliccando 'Accetto' permetti l'uso dei cookie, cliccando 'Rifiuto' nessun cookies verrà installato, ma le funzionalità del sito saranno ridotte. Nell'informativa estesa puoi trovare ulteriori informazioni riguardo l'uso dei cookies di terze parti e la loro disabilitazione. Continuando nella navigazione accetti l'uso dei cookies.

Visualizza la ns. Informativa Estesa.

Visualizza la normativa europea sulla Privacy.

View GDPR Documents

Hai rifiutato i cookies. Questa decisione è reversibile.
Scrivi un commento
Print Friendly, PDF & Email

Mi sono laureato nel 1977 (ogni tanto lo ricordo in questo blog) e ho fatto l’Università nei ruggenti anni ’70 quando le assemblee studentesche erano frequentissime e più affollate spesso delle lezioni. Le occupazioni accompagnavano le vicende politiche nazionali ed internazionali   e, per farla corta, la dimensione della politica veniva da tanti di noi vissuta nella quotidianità. Non è dunque un caso che in quegli anni siano fiorite  contemporaneamente una serie di iniziative di diversa natura, ma tutte dello stesso segno,  sul rapporto tra politica e salute:  la costituzione  di “Medicina democratica, movimento di lotta per la salute”, la nascita della rivista  “Epidemiologia e Prevenzione” e la uscita della collana Feltrinelli “Medicina e potere”. Dietro queste tre iniziative c’era Giulio A. Maccacaro una figura di scienziato politicamente  “schierato” sì, ma dalla parte che ritenevo e continuo a ritenere giusta dei lavoratori e dei cittadini. Ricordo ancora un suo editoriale su Sapere, altra rivista cui diede un grande impulso, dal titolo “Vera e falsa prevenzione”. La prevenzione, quella vera, è orientata alla eliminazione/riduzione dei fattori di rischio e quindi alla riduzione della incidenza delle malattie, mentre quella falsa investe sulla diagnosi precoce che (dico per assurdo) aumenta i malati nella speranza che anticipando  i tempi della diagnosi poi la malattia abbia una prognosi migliore.

Se Maccacaro (purtroppo scomparso ancora giovane e intellettualmente vivacissimo  a inizio 1977) avesse potuto commentare sulla “sua” rivista Epidemiologia e Prevenzione la recente delibera regionale (la DGR 124/2019) sull’aumentato rischio tumorale a Falconara Marittima e nelle aree del Basso Esino e di Ancona sarebbe stato severissimo. Qui faccio una sintesi brutale della delibera: siccome in quell’area (a suo tempo definita a elevato rischio di crisi ambientale) è stato documentato un rischio aumentato di contrarre tumori allora come prima misura "preventiva" si allargano le fasce d’età cui offrire attivamente lo screening dei tumori del colon-retto e della mammella. Quindi a fronte di un rischio di malattia aumentato si offre più capacità diagnostica (quella che nel linguaggio di Maccacaro è la falsa prevenzione).

Non voglio tornare più sui dettagli della  DGR 124/2019, che ho già commentato in un precedente post , ma voglio fare qualche considerazione sullo spazio dedicato alla epidemiologia nei pensieri e nelle azioni della politica attuale della Regione Marche. E mi è venuto ancora una volta buona Epidemiologia e Prevenzione, la rivista. Sì perché in un numero del 2017 c’erano ben tre articoli su Falconara Marittima.

Il primo aveva come titolo “Eccesso di morti per tumori ematologici a Falconara Marittima: breve storia dall’indagine epidemiologica a oggi” e faceva il punto sulla storia della analisi epidemiologica sui rischi ambientali legati alla raffineria. Tra gli autori Mauro Mariottini, medico epidemiologo dell’ARPAM (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente delle Marche). Riporto di seguito il riassunto (in grassetto i passaggi più significativi): 

L’azienda API è una raffineria di prodotti petroliferi sita nel Comune di Falconara Marittima, in provincia di Ancona. Grazie alla pressione dei comitati dei cittadini, che individuavano la presenza della raffineria come fonte di rischio per le popolazioni dei comuni circostanti, la Regione Marche nel luglio 2003 commissionò un’indagine epidemiologica che si concluse con l’individuazione di un eccesso significativo di decessi per tumori ematologici nelle donne e in un sottogruppo di pensionati e anziani. I risultati di questo studio furono pubblicati in un rapporto, in due pubblicazioni scientifiche e presentati a un’assemblea pubblica. Vennero sollecitati interventi di sanità pubblica, che fino a oggi, però, non pare abbiano avuto seguito. Si intende qui ricostruire la storia di questa vicenda, dall’avvio dell’indagine epidemiologica fino agli sviluppi più recenti in termini di sanità pubblica.

Il secondo aveva come titolo “L’avversario che non ti aspetti. Il caso di Falconara Marittima”. L’autore era un rappresentante di una associazione di cittadini (Ondaverde onlus)  molto attiva a Falconara M.ma. Anche qui il riassunto ci aiuta (il grassetto nei passaggi più importanti è ancora una volta il mio):

Falconara Marittima (AN) rientra nei siti inquinati di interesse nazionale (SIN) anche per la presenza di un vasto impianto di raffineria. Nel 2004, la Regione Marche aveva finanziato un’indagine epidemiologica per la valutazione dei rischi atmosferici connessi alla raffineria. All’indagine, condotta dall’Istituto nazionale dei tumori di Milano, hanno partecipato attivamente anche i cittadini tramite alcune associazioni. Emerse un eccesso di leucemie e un aumento di linfomi non Hodgkin, confermati da ARPA e ARS Marche. Ma la Regione Marche e i Comuni decisero di non informare sulla situazione: la stessa Regione, che all’inizio si era schierata a fianco dei cittadini, diventò un avversario per la tutela della loro salute.

Il terzo dal titolo “  Si fanno le indagini, e poi?” è di un componente del Comitato di Redazione della Rivista (Annibale Biggeri) e inizia così (c'è il solito grassetto):

In questo numero si pubblicano due articoli relativi all’indagine epidemiologica sull’area di Falconara. Una vicenda che pone alcuni interrogativi: qual è l’impatto della ricerca? Poteva essere diverso?
Se le implicazioni di sanità pubblica di questo studio sono chiare, le azioni conseguenti sono state poche. Un mancato raccordo potrebbe far pensare a un basso impatto della ricerca epidemiologica e portare a un senso di frustrazione e rabbia, ad atteggiamenti fatalistici e al disimpegno sociale o politico. Ma perché gli studi epidemiologici hanno un basso impatto?

Questi articoli documentano dunque una lunga storia della analisi epidemiologica dei rischi per la salute collegati alla raffineria di Falconara Marittima. E documentano l’esigenza di avere una rete epidemiologica forte a supporto delle attività di prevenzione. Ma come nelle Marche la prevenzione è sottofinanziata, la epidemiologia a sua volta – almeno quella ambientale - è in via di ridimensionamento. Per rendersene conto basta vedere il sito dell’ARPAM nell’area destinata alla epidemiologia  in cui si vede la drastica riduzione nel numero dei rapporti prodotti a partire dal febbraio 2018 in coincidenza non casuale col pensionamento del Collega Mariottini. Buffo (no: tragico) che questo avvenga proprio quando la vicenda di Falconara Marittima e delle aree circostanti evidenzia il fondamentale ruolo della epidemiologia nello studio dei determinanti ambientali della salute.

Ma quella frase così severa del secondo articolo su Epidemiologia e Prevenzione (“ la stessa Regione, che all’inizio si era schierata a fianco dei cittadini, diventò un avversario per la tutela della loro salute”) non ha prodotto alcuna riflessione? E pensare che una volta l'epidemiologia era una bandiera della sinistra ...

Devi fare login per poter postare un commento
Leggi il commneto... The comment will be refreshed after 00:00.
  • Questo commento non è stato pubblicato.
    Roberto Calisti · 28/02/2019
    In effetti, è motivo di perplessità la consequenzialità logica tra il problema di salute e le azioni di Sanità Pubblica decise per fronteggiarlo.

    Il contesto:
    - una popolazione (alcune decine di migliaia di unità, di più o di meno a seconda dei criteri di inclusione adottati per la definizione di "popolazione esposta") residente in prossimità di un impianto petrolchimico "datato", più volte contestato negli anni a motivo di emissioni maleodoranti;
    - una parte di tale popolazione è data da quanti svolgono o hanno svolto una parte più o meno consistente della propria vita lavorativa proprio all'interno di quel petrolchimico;
    - altri membri della coorte dei lavoratori ed ex-lavoratori del petrolchimico, ovviamente, hanno abitato / abitano a una certa distanza dal medesimo e non sono quindi seguiti da uno studio epidemiologico sulla popolazione residente;
    - come tutti i petrolchimici "datati", anche questo non genera solo problemi di emissioni maleodoranti (a motivo di agenti solforati naturalmente presenti nel petrolio): per rimanere alle cose pressoché ovvie e note da tempo, porta con sé criticità anche attuali da idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e benzene e ha nella propria storia criticità da amianto e piombo tetraetile;
    - qualche tempo fa il petrolchimico suddetto è salito agli onori della cronaca per un'emissione incidentale di benzene che ha interessato le aree circostanti (non si è mai sentito parlare delle esposizioni che quell'incidente ha determinato in carico ai lavoratori).

    Il problema di salute che è stato evidenziato dallo studio epidemiologico della popolazione residente: nelle linee essenziali, un eccesso di tumori ematologici concentrato in alcuni gruppi della popolazione suddetta, un eccesso di carcinomi del colon sia nei maschi sia nelle femmine, un eccesso di carcinomi della mammella femminile.

    Azioni di Sanità Pubblica che ne conseguono: estensione delle procedure di screening per i carcinomi del colon e della mammella femminile a fasce di età più ampie di quelle standard.

    Che detta estensione sia un provvedimento efficace nell'evitare patologie gravi e decessi (tramite l'anticipazione della diagnosi per un subset di casi che verrebbero diagnosticati comunque, ma più tardi) è un assunzione a priori: sarebbe stata meritevole di un approfondimento per valutare vantaggi e svantaggi di tale programma nel caso specifico, anche nei termini dell'impatto dei "falsi positivi" e, per lo screening mammografico, dell'erogazione di un pur contenuto surplus di radiazioni a donne in età fertile, ragionevolmente con seni in maggior parte densi e quindi poco leggibili. Del problema dei tumori ematologici (per i quali in effetti nessuna procedura di screening è accreditata) si perde traccia. Anche altri tipi di cancro, pur mancando l'evidenza epidemiologica di un eccesso di incidenza nella popolazione generale (e ricordiamoci sempre che esistono ANCHE i lavoratori !), meriterebbero attenzione: quanto meno i carcinomi polmonari e vescicali, forse anche i carcinomi cutanei e i melanomi. Per le neoplasie di polmone e vescica potrebbe (sottolineo "potrebbe", anche qui occorrerebbe una riflessione concreta per valutare adeguatezza, fattibilità e prospettive di efficacia) essere utile fare qualcosa per sottrarre alla pressione cancerogena complessiva almeno il contributo del fumo di tabacco, in particolare tra i professionalmente esposti / ex-esposti a IPA e amianto. Iniziative di contrasto al fumo di tabacco potrebbero (vedi sopra) essere utili anche per contrastare il rischio di tumori ematologici. E il cancro non è affatto l'unica conseguenza di un'elevata pressione da inquinamento ambientale.

    In ogni caso: è così difficile pensare di intervenire ANCHE alla fonte del problema, per abbattere le esposizioni tanto occupazionali quanto residenziali ? Oltre alla soluzione semplicistica del "delocalizziamo il petrolchimico" (cioè, spostiamo il problema così com'è, trasferendolo vicino a casa di qualcun altro), ce ne sono molte altre che attengono al migliorare gli impianti esistenti e a ridurne l'impatto sull'aria che si respira tanto dentro quanto fuori dal perimetro dello stabilimento, senza dimenticare che chi in uno stabilimento del genere ci lavora spesso ha ANCHE problemi di tutt0'altro che trascurabile esposizione per via percutanea.

    • Questo commento non è stato pubblicato.
      Claudio Maria Maffei · 01/03/2019
      Grazie Roberto. Speriamo che inizi una fase più matura di intervento sull'ambiente di Falconara Marittima e aree circostanti, fase in cui mettere a frutto le migliori esperienze italiane di comunicazione e gestione del rischio. Ce la potremmo fare, io penso, con una guida regionale politica e tecnica di maggiore spessore.
Joomla SEF URLs by Artio