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Presentiamo oggi un contributo di un collega ed amico che penso possa aiutarci a capire la distanza che rischia di venire a crearsi tra la sanità istituzionale degli atti e dei comunicati stampa e quella vissuta sul campo. Ridurre questa distanza riteniamo debba essere considerata una priorità di sistema da affrontarsi prima possibile (CM).

Il mio è un parere personale da parte di un operatore che da quasi venti anni è nel Servizio Sanitario Pubblico marchigiano. E' un parere preoccupato perché l'attenzione ancora oggi (fine luglio 2018) tutta centrata sugli aspetti (ri)organizzativi dell'ASUR e delle sue articolazioni provinciali ("Aree Vaste") rischia di distrarre da altri aspetti quali la "produzione sanitaria" vera e propria, la sua più o meno adeguata efficacia in termini di prevenzione, diagnosi, cura  e riabilitazione, di fronteggiamento delle cronicità etc., nel contesto di territorio e di popolazione in cui tutto ciò si colloca.

Temo che le Marche possano fare un affidamento eccessivo, comunque troppo protratto nel tempo, sulla resilienza di un tessuto di strutture, di operatori e di utenti che senz'altro è a tutt'oggi robusto e in grado di "cavarsela" di fronte a tante difficoltà, ma che da molti anni è anche sottoposto a forti sollecitazioni (a iniziare da quella prodotta dallo scarso turnover e dall'invecchiamento medio del personale, ma non solo quella) e che ritengo stia dando segnali di mostrare la corda. 

Tre esempi per tutti, che attengono all'area della prevenzione entro la quale lavoro:

  • la mancata reazione del Sistema Sanitario Pubblico ai segnali di peggioramento del trend degli infortuni sul lavoro in ambito regionale (non si è provato a fare un approfondimento epidemiologico sulle dimensioni del fenomeno e sulle sue articolazioni territoriali e di comparto, non è stato condotto un approfondimento tecnico su natura e dinamica degli eventi di maggior interesse quale potrebbe farsi tramite il programma INFOR.MO: o se queste cose sono state fatte, non sono state socializzate);
  • la difficoltosa reazione del Sistema Sanitario Pubblico a fronte della riemersione del morbillo nelle Marche (evento inevitabilmente atteso in ragione della riduzione delle coperture vaccinali maturata nel corso degli ultimi anni);
  • la debolezza della reazione del Sistema Sanitario Pubblico a fronte di incidenti industriali di un certo rilievo, ma non devastanti, quali quelli avvenuti di recente all'API di Falconara Marittima e alla ORIM di Macerata (in entrambi i casi, la prima comunicazione sul rischio è rimasta limitata a raccomandazioni come il non uscire di casa  e tenere chiuse le finestre).       

Una situazione disastrosa e irrimediabile?
Penso proprio di no: ma da affrontare subito e in modo deciso, questo sì. Ritengo imprudente che si sottovalutino tanto gli eventi - sentinella "esterni", quanto gli elementi critici delle "nostre" capacità di risposta (dico "nostre" proprio perché sono e mi sento anche emotivamente parte del "nostro" Sistema Sanitario Pubblico). 

E' fondamentale cogliere le occasioni del nuovo Piano Sanitario Regionale e della rimessa in gioco dell'Agenzia Regionale Sanitaria per ragionare, discutere, capire coinvolgendo tutti i portatori di interesse e tutti i tecnici che hanno un contributo da portare e poi prendere decisioni strategiche, di alto profilo e di ampio respiro, sapendo che quello che osserviamo oggi non è necessariamente ciò  che sarà il panorama demografico, sociale, economico, sanitario delle Marche tra dieci o venti anni. In una situazione di questo tipo serve una capacità immaginativa che non si inventa estemporaneamente e serve la pazienza per introiettare / metabolizzare / comunicare il fatto che un indebolimento del Sistema Sanitario Pubblico maturatosi nel corso di anni non potrà essere corretto all'istante, ma avrà bisogno di almeno altrettanti anni per essere risolto.    

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