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E’ appena uscito con notevole ritardo (la scadenza doveva essere il 31 gennaio scorso) il Piano della Performance 2019-2021 della Regione Marche. Il Piano della Performance dovrebbe fornire prima il quadro di riferimento generale in cui vengono inseriti gli obiettivi dei vari Uffici e Servizi e poi declinare gli obiettivi specifici per ciascun settore. Ci si aspetterebbe per il settore della sanità, che assorbe oltre il 75% del Bilancio Regionale (stima fatta a spanne su cui altri possono essere più precisi), una particolare attenzione.  Tanto più che sulla sanità si concentrano oltre che le risorse anche l’attenzione di cittadini e forze politiche.

Bene, (anzi: male)  la lettura del Piano nella parte che riguarda la sanità è sconfortante. Ti verrebbe da esclamare  (se non fosse per la delicatezza e rilevanza del tema) “Sono su Scherzi a parte, vero?”. Per avere una idea di ciò di cui stiamo parlando invito innanzitutto  ad andare alla fonte, e cioè al Piano della Performance stesso, e poi a tenere presenti alcune considerazioni.

Alle Aziende Sanitarie sono stati di recente assegnati con la DGR 415 dell’8 aprile per il 2019 125 obiettivi sanitari. Al Servizio Sanità e all’Agenzia Regionale Sanitaria (ARS) meno di 10 a testa, buona parte dei quali privi di qualunque rilevanza. Alcuni di essi sono delle vere e proprie perle.

Il principale obiettivo assegnato sia al Servizio che all’ARS (per il Servizio vale 50 punti su 100 e per l’ARS 40) è rappresentato dalla messa a punto entro settembre (2019) di un cruscotto di indicatori per il monitoraggio del sistema sanitario regionale. Questo non è un obiettivo: è una sorta di autodenuncia! La Regione da anni paga una convenzione con l’Istituto Sant’Anna per l’elaborazione di indicatori di performance che consentono un confronto con le altre Regioni. La Regione  ha da anni l’obbligo rispetto al Ministero di adempiere ai flussi informativi e da anni trasferisce questo obbligo alle Aziende. E per avere un cruscotto di monitoraggio bisogna aspettare settembre 2019? Una domanda sorge spontanea: ma come è stato scritto il Piano se non si disponeva di indicatori di monitoraggio dei vari livelli essenziali di assistenza? La domanda, lo confesso, è retorica. Che il Piano non poggiasse su analisi e dati lo si era capito, ma riconoscerlo in un Piano della Performance ha del clamoroso. Ai miei occhi, è evidente!

Ma le perle non finiscono qui. All’ARS si dà l’obiettivo di realizzare la Rete Regionale di Health Technology Assessment (HTA), e cioè l’adozione formale della metodologia HTA sia in termini di  organizzazione che di processi. Ora, l’HTA è la metodologia  che (io volutamente semplifico la definizione) in  modo rigoroso e scientifico valuta le innovazioni organizzative  e tecnologiche in modo da introdurre solo quelle di comprovata efficacia ed economicità. E se ancora non è stata adottata con quali criteri sono stati acquistati robot chirurgici, super TAC e super RMN e, in generale, con quali criteri sono state gestite le diverse decine di milioni di euro che negli ultimi anni sono  state dedicate agli investimenti tecnologici, specie, ma non solo, per Marche Nord? Che non ci fossero dietro analisi secondo il modello HTA era immaginabile, ma il Piano della Performance ha scelto anche su questo punto, in pratica, la strada dell’autodenuncia.

Purtroppo non è la prima volta  che un Piano della Performance della Regione  dimostra una genericità che in documenti di questa natura non ti aspetti. In quello del 2018 era prevista una prima stesura del Piano entro il 30 giugno 2018 mentre tutti gli stakeholder dovevano essere stati sentiti entro il 31 marzo (sempre 2018). Poi con un successivo aggiornamento le date sono state fatte slittare di sei mesi. Ma nella seconda metà della legislatura sei mesi sono una enormità. Di fatto l’obiettivo è stato dimezzato. A parte  la qualità del Piano di cui abbiamo già avuto modo di dire.

Una impostazione così incompleta degli obiettivi dei Servizi ed Uffici Regionali fa il pari con la ridondanza  dei 125 obiettivi sanitari delle Aziende privi di un razionale che dia loro un senso complessivo e - nonostante il numero - caratterizzati dai soliti vuoti (salute mentale, neuropsichiatria infantile, ecc).

Avevamo voglia di leggerezza per gli auguri pasquali. Ma poi nell’uovo c’è finito questo Piano della performance e la voglia di leggerezza c’è passata. Noi continuiamo a pensare che la valutazione sia una cosa seria e che debba essere tanto più seria quando il valutato è anche il valutatore. E la Regione è il supervalutatore. Questo Piano della performance le toglie qualunque credibilità in questo ruolo. 

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