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"Il cancro del collo dell’utero (o della cervice uterina) è al secondo posto nel mondo, dopo quello della mammella, tra i tumori che colpiscono le donne (I numeri del cancro in Italia 2017). Il tumore è causato da un’infezione persistente da papillomavirus umano (HPV), che si trasmette per via sessuale ed è molto frequente soprattutto nelle persone giovani. La maggior parte delle infezioni regredisce spontaneamente, quando invece l’infezione persiste nel tempo si formano lesioni nel tessuto del collo dell’utero che possono evolvere in cancro" - Ministero della Salute

L'attività di screening si basa su test che rilevano lesioni che possono evolvere nel tumore, che però trattate tempestivamente ne evitano l'insorgenza.

La Regione Marche ha un'area web dedicata agli screening:

La lettura dell'andamento dell'attività di screening nella nostra regione si può avere innanzitutto con i dati della rilevazione PASSI: il dato di copertura totale superiore al valore nazionale e con una prevalenza dell'attività di screening organizzata su quella spontanea (chi fa il pap test di propria iniziativa), sebbene il 5% della popolazione dichiara di non aver mai ricevuto la chiamata per lo screening.

Stratificando la popolazione si evidenzia la presenza di diseguaglianze nell'accesso, con dati più bassi in donne con minore scolarità, peggiore situazione economica e nelle donne straniere:

Gli indicatori del MeS evidenziano quanto segue: 

B5.2.1 Estensione corretta dello screening della cervice uterina:

esiste una differenza intra-regionale nell'estensione dello screening (ovvero del numero di donne chiamate), con variazione tra i due bienni in incremento generale ma con riduzione nell'Area vasta 3 - Macerata e Area vasta 2 - Ancona:

B5.2.2 Adesione screening cervice uterina:

l'Area vasta 3 - Macerata ha un dato di adesione (ovvero donne che rispondono alla chiamata per lo screening) definita molto scarsa, mentre scarsa è la performance di questo indicatore anche per l'Area vasta 5 - Ascoli Piceno / San Benedetto del Tronto e l'Area vasta 1 - Pesaro - Urbino.

Preoccupante è la lettura del dato nel raffronto tra il 2016 e il 2015 con l'Area vasta 3 - Macerata e l'Area vasta 5 - Ascoli Piceno / San Benedetto del T che registrano una forte riduzione dell'adesione.


I dati mostrano che a fronte di una situazione regionale nel complesso buona, si riscontrano delle forti disomogeneità interne (come in altri ambiti: Le Marche in sanità: non c'è una eccessiva disomogeneità nella qualità dei servizi?) che corrispondono a donne con minore scolarità, peggiore situazione economica o immigrate che non effettuano un esame in grado di evitare loro un tumore.
Come è possibile e tollerabile una cosa simile?

C'e' poi la questione del passaggio dal pap test classico al nuovo metodo di screening basato sulla ricerca del virus, che in altre regione è già operativo e che il Piano nazionale (ripreso da quello regionale - pagina 193) stabilisce venga attivato entro il 2018 (ma in questi casi direi sempre "presto che è tardi").

 

PS: la storia dell'introduzione dello screening per il tumore del collo dell'utero negli Stati Uniti è una della parti più interessanti di un volume da leggere: La storia della lotta segreta al cancro di Devra Davis. Il libro analizzando una serie di vicende (i danni da tabacco, le esposizioni occupazionali a sostanze chimiche e lo screening del tumore della cervice) racconta di come "persone per bene" hanno ritardato la promozione della salute per ragioni discutibili.
Non dico altro, leggetelo!

Per non trovarci a dire di aver solo mandato avanti i treni...

 

 

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