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"Inoltre, l'introduzione di soglie di volume minime comporterà un'ulteriore riduzione di posti letto, in particolare per le strutture complesse delle discipline chirurgiche, che nelle regioni in piano di rientro si aggira sul 25% mentre nelle restanti regioni è di circa il 10%. Per l'area medica la riduzione è minore, ma comunque significativa per la rete Cardiologica".

La frase precedente è ripresa dal Decreto sugli standard ospedalieri: ma perché viene segnalato un eccesso di posti letto cardiologici? E' in corso una congiura contro i cardiologi?

Basta leggere il documento nella sua interezza, per comprendere  come sia ispirato ad una analisi tecnica molto precisa degli obiettivi di salute di una rete ospedaliera e guardando da questa prospettiva il sistema se ne vedono le deformità, retaggio della risposta ai bisogni di salute del passato.

Innanzitutto è chiaro che la patologia cardiologica, scorrendo un indice di un libro di cardiologia, è distrettuale poiché investe la popolazione anziana e non può e non deve (per la salute dei cittadini) trovare risposta nell'ospedale o nel CUP. Vi consiglio di dare una occhiata a pagina 116 del Piano nazionale cronicità. Il distretto ha quindi bisogno di cardiologi, ma se li teniamo in ospedale...

Secondo, il paziente cardiologico acuto ha bisogno di una rete dell'emergenza che lo gestisca con percorsi veloci e convergenti verso strutture dotate di un laboratorio di emodinamica; queste strutture devono essere poche per avere un numero di casi trattati in grado di garantire la professionalità degli operatori. Teniamo presente che i dati per alcuni ambiti territoriali della regione sono preoccupanti sui tempi di accesso (e questo dovrebbe preoccupare i nostri Consiglieri regionali). Inoltre la crescita professionale dei servizi di Pronto soccorso consente una gestione immediata di molti eventi minori senza ricovero (ad esempio la fibrillazione atriale). Naturalmente sviluppare questi percorsi richiede di indirizzare correttamente le risorse, ma se la priorità è mantenere tutto come era...

Ora, se abbiamo documenti che sulla base della conoscenza dei problemi ci dicono come bisogna cambiare il sistema (dalla configurazione precedente legata ai bisogni del passato) per dare salute ai cittadini perché la salute conta cosi' poco che la risposta è sempre: lasciamo stare tutto com'era?

Mi riferisco ai nostri delegati all'Assemblea degli azionisti della Ditta che si occupa della nostra salute, i Consiglieri regionali, che hanno deciso con la Risoluzione n. 77 (ma la Legge non assegna alle Aziende sanitarie la piena autonomia organizzativa per il perseguimento degli obiettivi di salute che il Consiglio regionale dovrebbe individuare nel Piano sanitario regionale? Ah, il  Piano...) quanto segue: 

"IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE

1. a prevedere una rimodulazione dell'organizzazione dei posti letto in Area Vasta (che consta di un unico Presidio e quindi può prevedere un’unica Unità Operativa con posti letto sia di UTIC che di Cardiologia) distribuendoli, in proporzione al volume storico di attività nonché al bacino di utenza servito, nei tre stabilimenti di Senigallia, Fabriano e Jesi;

2. a garantire che, nell'erogazione delle prestazioni, non si creino situazioni sperequative a danno dello stabilimento di Senigallia”.  

Subito dopo si è pensato di estendere l'indicazione all'Area vasta 5 (Ascoli Piceno), con l'Ordine del giorno n 45...

I nostri Rappresentati hanno quindi deciso che la rete cardiologia per i residenti della provincia di Ancona ed Ascoli Piceno non deve adeguarsi ai bisogni attuali dei cittadini ma a quelli storici e al numero di teste! Non resta che augurare ai residenti di questi territori, in caso di problemi attuali di cuore, un sincero in bocca al lupo, poiché rischia di trovare una rete assistenziale tarata sui bisogni del passato...

 

PS: singolare rispetto alla diseguaglianze esistenti in salute per le persone l'attenzione a non "sperequare" uno stabilimento ospedaliero... L'ospedale è davvero una entità con vita propria...

 

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