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Ma cosa significa concretamente costruire un ospedale?
E' un po' come dire "costruisco una scuola?" Dovrebbe seguire istintivamente la domanda: "Cosa intendi: una scuola elementare? una scuola media? una scuola superiore?"...

Nel caso dell'ospedale la risposta sta nel Decreto 70/2015, ma l'applicazione dei criteri previsti nel Decreto richiede la definizione di un progetto regionale di rete ospedaliera come parte integrante di una pianificazione sociosanitaria regionale complessiva, che le Marche hanno, per ora, solo in programma.

Mi spiego...

L'ospedale è solo una parte di un sistema complessivo per cui:

  • se si prevede di investire risorse per attuare il Piano nazionale cronicità, il Piano demenze e la Rete delle cure palliative (solo per fare alcuni esempi), l'ospedale che serve è più piccolo e diverso rispetto a quello di oggi che gestisce il paziente cronico  col Pronto soccorso e l'ospedalizzazione;
  • non è possibile progettare il nuovo ospedale che serve un bacino di utenza quale quello di una nostra Area Vasta, senza aver chiaro come sarà il nuovo ospedale delle Aree Vaste confinanti poichè alcuni servizi hanno bacini minimi di popolazione corrispondenti ad un ambito inter-Area vasta;
  • il progetto di nuova rete ospedaliera deve tenere conto dei flussi di mobilità interni che rendono strettamente integrate le sanità delle diverse Aree Vaste e dei flussi di mobilità extra-regionali; con le altre Regioni saremmo tenuti a sottoscrivere accordi di confine per la mobilità sanitaria che costituiscono la base per una programmazione congiunta della rete ospedaliera appunto di confine.

Insomma, per ragionare sulla collocazione aiuta sapere quale ospedale e per chi si deve costruire.

Inoltre, occorre tenere conto nella discussione sul dove collocare i nuovi ospedali di un elemento che noi marchigiani del sud conosciamo bene: il rischio sismico. Una attenzione alla tabella di classificazione del rischio sismico delle aree sulle quali si discute si rende indispensabile, credo, nel momento in cui ci si trova di fronte a situazioni molto diverse del tipo che segue: 
Zona 1 - E’ la zona più pericolosa. Possono verificarsi fortissimi terremoti.
Zona 2 - In questa zona possono verificarsi forti terremoti.
Zona 3 - In questa zona possono verificarsi forti terremoti, ma rari.
Zona 4 - E’ la zona meno pericolosa. I terremoti sono rari.

E qualche  punto ancora di cui tenere conto.

L'assistenza specialistica ambulatoriale deve, da quarant'anni, essere propria dell'offerta distrettuale: nei nuovi ospedali che spazi ambulatoriali prevedere?

Uno degli ospedali più grandi della Regione è l'ospedale virtuale che fuori Regione assiste i marchigiani. Si tratta di uno strano ospedale fatto quasi solo di ortopedia, cardiologia e cardiochirurgia, alte specialità chirurgiche e riabilitazione. Un ospedale che lavora sul programmato e che i marchigiani votano con i piedi (modello di Tiebaut). In pratica, io vado non nell'ospedale che mi dai, ma in quello che scelgo. E quindi una rete ospedaliera che con questo problema si voglia confrontare è anche, in questo caso soprattutto, una rete professionale. La programmazione ospedaliera è anche una programmazione dello sviluppo delle risorse umane, cui dovrebbe essere chiamata anche l'Università.

Infine, la costruzione di un nuovo  ospedale - specie se contestuale alla riconversione (quale riconversione?) di altri vecchi ospedali - rappresenta un evento ad elevato impatto sociale che richiede un forte coinvolgimento delle comunità locali e delle comunità professionali. Coinvolgimento che richiede alcune condizioni preliminari: un progetto, una analisi di impatto, un finanziamento che copre i costi stimabili. Senza queste precondizioni discutere di un nuovo ospedale rischia di essere inutile e, come avviene per tutte le cose inutili, anche potenzialmente dannosa. Come litigare su dove andare in vacanza, quando probabilmente non ti daranno le ferie. 

In sintesi,  la programmazione della rete  ospedaliera ha senso solo all'interno di un progetto complessivo di sanità, senza questo...

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