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Non si sa che fortuna commerciale avrà, ma l’idea è geniale. La Lego, pare, farà uscire giusto per Natale  un gioco, Te lo do io il Balduzzi,  con le diverse edizioni regionali. In pratica, mettiamo il caso delle Marche, ci saranno nella confezione tanti mattoncini per ciascuna disciplina con posti letto pari al numero massimo di unità operative che si potranno collocare nei vari ospedali della Regione.

Il gioco consiste nel montare con i mattoncini-disciplina a disposizione un massimo (nel caso della scatola delle Marche) di 10 tra ospedali di primo e secondo livello più un certo numero di ospedali di base e di area disagiata (tutti ospedali pubblici). In base alle tabelle di attività che verranno fornite un certo numero di reparti andrà comunque attribuito alle 8 Case di Cura private.

C’è anche una versione deluxe che prevede qualche  unità operativa di alta specialità in più rispetto al bacino di utenza regionale da conquistare però con accordi di confine con le Regioni vicine. Per questo occorre lanciare dei dadi (due) e raggiungere un numero minimo a seconda del tipo di alta specialità (9 se chirurgica e 7 se medica). 

Con il gioco viene anche fornita una mappa della attuale rete ospedaliera della Regione con indicato il numero delle unità operative in più da accorpare/riconvertire. Vince se si riesce in meno di tre mesi a montare la rete ospedaliera della Regione garantendo una distribuzione territoriale omogenea per le diverse discipline ed eliminando i reparti in più. Viene riconosciuto un bonus in più di una settimana per ciascun ospedale (davvero) unico di Area Vasta con integrazione di due dei presidi ospedalieri attualmente esistenti.

Il gioco è consigliato per i politici di tutte le età, ma nelle avvertenze si raccomanda per loro l’aiuto di un tecnico almeno le prime volte. Consigliato anche per tutti i cittadini dai 16 anni in su. Il gioco è il passatempo ideale negli intervalli dei corsi di formazione manageriale.

E’ in attesa per il prossimo Natale il Balduzzi sulla rete dell’emergenza territoriale con Centrali Operative, ambulanze, mezzi di soccorso avanzati, DEA di primo e secondo livello.

Una startup sta lavorando (con la mia consulenza, lo confesso per correttezza) ad una versione gioco di ruolo del Te lo do io il Balduzzi con carte di politici, esperti in programmazione sanitaria, professionisti, cittadini, Comitati di partecipazione e giornalisti. Si partirà con un prototipo costruito sulla realtà della Regione Marche. Prevista l’uscita in tempo utile per la prossima legislatura regionale.

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  • Questo commento non è stato pubblicato.
    Lucio Luchetta · 13/11/2019
    Certo che questa è proprio “geniale” ed è anche di grande utilità sociale. Risolve a molti di noi il problema che già ci cominciava ad assillare: quest’anno cosa mi faccio portare da Babbo Natale. Visto che non vi è un limite superiore di età a cui si sconsiglia, ma solo inferiore, non c’è dubbio che il gioco della Lego sarà il mio regalo di Natale. Ma poi riflettendo mi viene un dubbio: ma le decisioni prese con i mattoncini della Lego sono migliori o peggiori di quelle prese con gli algoritmi. Non c’è dubbio che l’algoritmo, che non è altro che una semplice procedura per risolvere un problema utilizzando un certo numero di passi elementari, ha una grande validazione scientifica ed è la massima espressione dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Ma nel bene o nel male questi sistemi fanno solo ciò che gli si dice di fare. Spesso l’algoritmo ci serve per svolgere compiti nei quali non siamo particolarmente bravi. Spesso anche gli algoritmi hanno i loro bias e possono essere meno imparziali di quanto si pensi. Forse dovremmo trovare un punto di equilibrio per far si che uomo ed algoritmo possano convivere insieme aiutandosi l’un l’altro (1). Comunque, presto avremo anche quest’altro strumento in più come il gioco della Lego.
    In ogni caso, anche se in anticipo: buon Natale.
    1. Hannah Fry – “Hello world. Essere umani nell'era delle macchine”, Bollati Boringhieri, 2019
    • Questo commento non è stato pubblicato.
      Claudio Maria Maffei · 15/11/2019
      Caro Lucio condivido le tue osservazioni. Il DM 70 non è un generatore automatico di Piani di riordino ospedaliero, ma un riferimento metodologico e un vincolo per cercare di contrastare la tendenza a mantenere il sistema centrato sull'ospedale. In fondo il DM 70 ha un po' dell'algoritmo e può comunque essere usato come tale: data una popolazione e i relativi bacini di riferimento per gli ospedali dei vari livelli e per le diverse discipline si incrocia quel che c'è con quello che ci dovrebbe essere e si fa la delibera.

      Il punto di equilibrio tra noi umani e gli algoritmi in sanità (che è il piccolo mondo in cui qualcosa ci capisco) è dato dall'analisi dei dati e qui passo all'altro tuo commento...
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