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Una amica e collega mi invia ogni giorno una rassegna stampa che mi aggiorna sugli umori (ed amori) della politica marchigiana in tema di sanità. In questi giorni le dichiarazioni dei politici si sprecano visto che oggi si vota per nominare con il ballottaggio i sindaci di diversi comuni. Nelle Marche si vota tra l'altro nei comuni di Fano, Osimo e Ascoli Piceno. Tutti  comuni che hanno a che fare con la vicenda di un Ospedale Unico che ne “assorbirebbe” due (nell’ordine : Pesaro-Fano, INRCA Ancona-Osimo, Ascoli Piceno-San Benedetto del Tronto).

Ho provato a fare una sintesi delle diverse posizioni dei 6 candidati sul tema della sanità locale e quindi del “loro” Ospedale Unico. Confesso di non esserci riuscito e poi meglio non rischiare di fare una sintesi sbagliata proprio nel giorno del voto. Posso dire solo che in due casi i candidati sono su posizioni contrapposte (Fano e Osimo) e in uno (Ascoli Piceno) hanno la stessa posizione (contraria all’Ospedale Unico).

Una cosa è certa (ma in realtà non servivano queste elezioni comunali per accorgersene) il tema della rete ospedaliera appassiona la politica (vedi gli “amori” di cui si parlava all’inizio del post) molto di più di quanto non la appassioni lo stato dei servizi territoriali.

Uno spererebbe che finite le comunali si rimetta in movimento la politica che non va alla semplice ricerca del consenso (ricerca che spinge alla formulazione di proposte davvero illogiche, come quella di una seconda Azienda Ospedaliera nel sud delle Marche, posizione che posso tranquillamente citare visto che è condivisa da entrambi i candidati), ma alla ricerca di soluzioni razionali e sostenibili che partano dall’analisi dei dati e tengano conto anche dei vincoli e delle opportunità.

Ma finite le comunali inizieranno (anzi sono già iniziate di fatto) le regionali. E questo vuol dire che tutte le questioni  sul tappeto non verranno affrontate in termini di policy, la politica che cerca soluzioni, ma di politics, la politica che cerca consensi. Purtroppo consensi cercati letteralmente a tutti i costi, peccato che in sanità tutti i costi non siano possibili.

Solo a titolo di esempio, quando si parla di nuovi ospedali o di ospedali da ammodernare o - più spesso – di nuovi ospedali e di ospedali da ammodernare non si tiene conto del fatto che i finanziamenti in conto capitale per strutture e tecnologie li devi  togliere dal finanziamento di parte corrente per il personale e l’acquisto di beni e servizi. Non ho visto un solo documento in cui questa parte del discorso “nuova rete ospedaliera” sia affrontato in maniera organica. Perché non è che con la finanza di progetto (o project financing) paga il privato. E quando mai? Paga sempre il pubblico, solo dopo e di più (ovviamente).

E quindi mentre l’offerta di servizi territoriali è in cronica sofferenza, si parla solo di adeguamento della rete ospedaliera sottraendo risorse a quei servizi che alla politica che fa politics non interessano (di fatto).

Una domanda, come si diceva una volta, sorge spontanea: ma la società civile (Università, Sindacati, Associazioni, ecc) non ha nulla da dire al riguardo? Quella società civile che secondo la Treccani consiste nell “Insieme delle relazioni associative, economiche, culturali e sociali intercorrenti nelle società complesse tra i cittadini, che si pone come un reticolo distinto e talvolta contrapposto allo Stato e alla società politica”.

E’ significativo il fatto che “civile” nasce come termine alternativo a “barbaro” per diventare poi alternativo a “politico”. Questo slittamento nella nostra sanità trova purtroppo ampia motivazione.

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