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La prima cosa che ti viene in mente in giorni come questi, in cui l’attenzione dei media è concentrata su indagini in vicende di appalti, è di tacere e “fare finta di niente” in attesa che la vicenda assuma contorni più precisi. Però questo fare finta di niente mi sembra innaturale. 

Avevo in mente di affrontare il tema degli ospedali delle Marche (dalla loro classificazione ancora incompleta in applicazione del DM 70/2015 al piano di edilizia sanitaria), ma lo farò i prossimi giorni. Oggi vorrei solo sottolineare la mia convinzione che questo sistema di cui mi sento ancora profondamente parte è quanto a legittimità della propria azione amministrativa sano. Ovviamente rimane (ci mancherebbe altro) agli organi competenti di fare il proprio dovere di verifica, indagine ed approfondimento.

C’è da lavorare per migliorare il nostro Servizio Sanitario Regionale  anche sul versante della trasparenza, ma non nella dimensione della trasparenza amministrativa cui quotidianamente si guarda con la attenzione dovuta, ma di quella di natura tecnico-politica. Quella che serve per governare la sanità non con la condivisione di tutti (che è impossibile e che sarebbe controproducente inseguire prima di qualunque decisione importante), ma con la possibilità da parte di tutti di avere i dati e le informazioni che servono per valutare le decisioni per poi condividerle e/o contestarle. Di questa forma di partecipazione i nostri cittadini (e noi tra questi) abbiamo bisogno e su questo continueremo a chiedere trasparenza nei processi decisionali.

Per il resto, e cioè le vicende di questi giorni, valgono le considerazioni rituali di sempre, a partire da quella che è la più scontata e la più importante: fiducia nella magistratura. Non è un mantra scontato, è una posizione irrinunciabile.

Il nostro, quello della sanità marchigiana, è un piccolo mondo in cui le storie personali si intrecciano e quindi mi sono familiari manager e dirigenti coinvolti. Dietro alle (anzi, dentro) notizie di stampa - anche queste dovute e prevedibili nel loro “clamore” - ci sono persone vere cui mi legano affetto e stima. Nella sua banalità il pensiero che mi auguro per loro di uscirne presto e bene è scontato, ma non è che bisogna essere originali a tutti i costi. E quindi pensandolo lo scrivo.

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