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La Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica (SIEP) ha appena reso disponibile online sul suo sito il Quarto Quaderno sulla Salute Mentale in Italia. Basta richiederlo e si verrà automaticamente autorizzati allo “scarico”. I dati si riferiscono ai trend 2015-2017 nell’andamento di alcuni indicatori elaborati sia a livello nazionale che regionale.

Il quadro che emerge a livello nazionale  è davvero preoccupante come si evidenzia dalla lettura di questo stralcio del rapporto: 

  • Continua il depauperamento del capitale umano dei Servizi (oltre 500 medici in meno, 100 psicologi in meno, 1.000 infermieri in meno), a fronte di un incremento della domanda di assistenza (80.000 persone in più rispetto al 2015).
  • Le prestazioni territoriali aumentano, da 10 milioni del 2015 a circa 11 milioni e mezzo nel 2017, ma solo l’8% di queste è effettuato a domicilio delle persone assistite.
  • È ancora insoddisfacente il rapporto ospedale-territorio, come dimostra l’ulteriore riduzione (solo 1 su 3) delle persone in contatto coi servizi territoriali nelle 2 settimane successive alle dimissioni ospedaliere.
  • Aumentano del 50% le giornate di degenza in assistenza residenziale e la durata media di degenza, che supera gli 800 giorni, a confermare i timori di istituzionalizzazione latente.
  • Aumentano notevolmente i soggetti ai quali vengono prescritti antipsicotici, che quasi raddoppiano dal 2015 al 2017, passando da 23 a 40 x 1.000.

Se si passa ai dati della Regione Marche la situazione è per quasi tutti gli indicatori peggiore rispetto alla media italiana che pure presenta quel quadro così negativo. Due i fenomeni che emergono con maggiore chiarezza: minore spesa e meno personale, più risposta di tipo residenziale e minore risposta di presa in carico.

Per quanto riguarda la spesa e il personale questi i dati 2017 rispetto alla media nazionale:

  1. meno 17,5% di personale;
  2. meno 24,3% di costo pro-capite;
  3. meno 25% per quanto riguarda la spesa percentuale sul totale della spesa.

Per quanto riguarda la risposta residenziale:

  1. più 11,4% di strutture residenziali;
  2. più 117% di posti letto in strutture residenziali;
  3. più 47,3% di persone ricoverate in strutture residenziali;
  4. più 96% di nuovi casi ammessi nelle strutture residenziali;
  5. più 31,4% di durata del trattamento residenziale (col dato medio nazionale che arriva già a 815 giornate di degenza il che vuol dire oltre tre anni a livello della nostra Regione).

Per quanto riguarda la risposta complessiva a livello territoriale questi i dati:

  1. meno 21,3% di casi trattati e quindi in carico ai servizi;
  2. meno 63,6% di nuovi casi trattati;
  3. meno 42,6% di prestazioni per utente.

Questi dati confermano quanto avevamo già segnalato in precedenza sullo stato dei servizi per la salute mentale nelle Marche (vedi questo post, ad esempio), ma lo documentano meglio perché forniscono un set di indicatori e di elaborazioni più ricco. Ovviamente i dati vanno interpretati perché possono esserci alcuni problemi legati alla confrontabilità dei dati delle diverse Regioni, ma una cosa è certa: nelle Marche il disagio mentale è diffuso come e più del resto d’Italia, ma la risposta dei servizi è minore. Se poi si facesse il confronto con altre Regioni vicine il quadro che emergerebbe sarebbe ancora più preoccupante (un dato a caso: in Emilia-Romagna la spesa pro-capite è superiore del 40,5% rispetto al dato nazionale e la dotazione di personale è del 51,9% più alta).

Pensare che il Programma della attuale Giunta metteva la salute mentale ai primi posti nella sua agenda, come abbiamo avuto modo di ricordare nel blog. Probabilmente la politica che governa nelle Marche di questi dati non è a conoscenza visto che addirittura, come da noi segnalato a suo tempo,  suoi rappresentanti con una mozione intendevano far presente a livello nazionale che le Marche ai problemi della salute mentale davano una risposta più che adeguata.

Forse nei mesi di questa legislatura che rimangono c’è ancora tempo per dare coerenza agli impegni presi al suo inizio su un tema così delicato (e, aggiungerei per quel che vale, “di sinistra”) come quello della salute mentale.

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