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Nell’incipit della parte del programma 2015-2020 della attuale Giunta dedicato alla sanità c’erano già tutte le premesse per quello che sarebbe successo negli anni successivi. Eccole quelle tre righe: 

Vogliamo per questo promuovere una stagione di nuove politiche, ripartendo da pochi e chiari obiettivi, realizzabili in tempi certi e sostenibili economicamente, che mettano al centro il cittadino e i suoi bisogni reali di salute.

Ho lasciato in grassetto quelle che mi sembrano le parole chiave: pochi e chiari obiettivi. L'attuale Giunta ha sbagliato il punto di partenza: l’idea che la sanità – sistema di enorme complessità – potesse essere ricondotta a “pochi e chiari obiettivi” ha avuto gravi conseguenze.

I pochi obiettivi perseguiti in questi anni in sanità dalla Regione si sono ridotti in pratica a tre: la “lotta” (quasi una guerra) alle liste di attesa, un piano di edilizia sanitaria tanto corposo nelle intenzioni quanto scarso nelle realizzazioni, un forte e non governato “ammodernamento” tecnologico. Nei suoi comunicati stampa la Regione ne cita spesso un quarto: gli investimenti sul personale. In realtà questi sono stati più volte proclamati, ma in assenza di un piano di riorganizzazione dell’offerta, la sofferenza delle dotazioni organiche in quasi tutti i servizi territoriali e in molti di quelli ospedalieri sono stati e sono noti ed evidenti.

Poi ci sono stati gli obiettivi non dichiarati, ma energicamente perseguiti, come un forte potenziamento della spesa per l’acquisto di prestazioni dai privati e, in particolare, un potenziamento dell’ospedalità privata con la scelta irragionevole e irrealizzabile di due nuove case di cura private che non rispettano gli standard del DM 70/2015.

Tutto il resto è finito in una sorta di cono d’ombra. I soliti esempi:  la salute mentale e la neuropsichiatria infantile, le cure palliative, la assistenza domiciliare e quella residenziale, la prevenzione con particolare riferimento a quella nei luoghi di lavoro, l’integrazione socio-sanitaria (quella vera, non quella degli atti). Come sono finiti in quel cono d’ombra il Piano Regionale della Cronicità e quello delle demenze, la riflessione su nuove forme organizzative per la Medicina Generale e quella sulla evoluzione dei diversi ruoli professionali (sempre a titolo di esempio, il ruolo dell’infermiere di famiglia e di comunità ha bisogno di una rete di cure primarie nuova per potersi esprimere e questa nuova rete nelle Marche non c’è).  Insomma, buona parte dei Livelli Essenziale di Assistenza sono usciti dal dibattito e dal confronto, e quindi dagli investimenti e dai progetti, a partire da quelli distrettuali (quanto ai distretti la loro centralità è rimasta quasi solo nei documenti e negli atti).

Naturali conseguenze di questa iper-semplificazione della sanità sono state alcune scelte quali: rinunciare ad un Assessore alla Sanità, rendere il ruolo della Agenzia Sanitaria Regionale marginale, accettare la totale assenza di un sistema informativo a supporto della individuazione delle scelte e della loro verifica, produrre una proposta di Piano Socio Sanitario che Piano non è e – infine - la riduzione del processo di accreditamento a mero adempimento amministrativo nei confronti del Ministero.

In questi anni, come inevitabile conseguenza di questa impostazione, la posizione delle Marche nelle graduatorie dei sistemi di valutazione comparativa delle performance delle Regioni in sanità è peggiorata. Ma soprattutto è peggiorato il clima ed è diminuito il livello del dibattito e del confronto internamente al sistema (e dentro il sistema ci sono anche i vari stakeholder come vengono chiamati oggi: Sindacati, Associazioni, Università, ecc.). 

Molti dei limiti della azione di governo della sanità registrati negli ultimi anni nelle Marche erano comunque già presenti nella azione delle precedenti Giunte e si ritrovano anche in quello che è successo a livello nazionale. Al riguardo, debbo al mio amico Beppe Zuccatelli questa frase “occorre superare in via definitiva il disimpegno culturale e politico, nei confronti delle tematiche per la salute, ampiamente presenti in questo ultimo decennio”.

Per questo il programma 2015-2020 della Giunta che esordiva parlando di nuove politiche  faceva sperare in qualcosa di meglio. E per questo ciò che è avvenuto in questi anni è stato particolarmente deludente. Di queste nuove politiche non si è vista traccia, come non si è vista traccia della centralità dei cittadini e dei loro bisogni, che pure in quelle stesse tre righe iniziali  veniva annunciata come fulcro della azione regionale in sanità.

L’incipit del prossimo programma suggerisco di scriverlo così:

Il sistema sanitario è un sistema ad alta complessità al cui governo debbono concorre una serie di processi coordinati tra loro che rendano possibile l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza a tutti cittadini in un quadro di compatibilità economica.

E consiglio di proseguire così:

Per questo verrà dato un nuovo impulso a questa funzione di governo attraverso tre azioni immediate: la individuazione di un Assessore dedicato, il ridisegno e potenziamento della struttura tecnica di supporto Regionale e la realizzazione e messa a regime di un sistema informativo trasparente a supporto delle attività di programmazione e verifica.

Non so se così si prenderanno più voti, ma sono ragionevolmente sicuro che così si governerà meglio.

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