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Questo sito con annesso blog è nato pochi giorni meno di un anno fa con una idea forza alla base: senza dati la sanità non si governa. E dal momento che la Regione Marche aveva (ed ha) una evidente riluttanza a produrre e analizzare i dati che servono a questo governo abbiamo cercato con wwww.marchesanita.it di far circolare i dati che comunque emergono dal web con l’obiettivo di dimostrare che i dati in sanità ci sono e sono indispensabili. La stessa scelta come espressione  simbolo di “In God we trust; all others bring data” (crediamo in Dio, ma dagli altri ci aspettiamo dati) andava in questa direzione. Ma la assenza perdurante di una cultura del dato non è l’unica cosa che ci preoccupa della gestione politica (e tecnica) della sanità marchigiana. Ci preoccupa ancora di più l’assenza di alcuni valori in questo modello di gestione. L’assenza di questi valori fa sì che anche quando i dati ci saranno (prima o poi succederà …) le cose non cambieranno.

Primo valore che manca (anzi secondo, visto che il primo è la mancanza di una cultura del dato):  l’umiltà che nasce dalla consapevolezza che il cambiamento richiede partecipazione e consenso. In primo luogo, quali sono e da dove nascono i processi più importanti di cambiamento che il Servizio Sanitario Regionale richiede di attivare? Vediamone alcuni: 

  1. cambiamenti nel modello di organizzazione dei servizi: il prevalere della cronicità come tema principale di cui occuparsi sposta (o meglio: dovrebbe spostare) il baricentro della sanità verso il livello territoriale ridimensionando il ruolo dell’ospedale;
  2. cambiamenti nel ruolo delle diverse figure professionali e nel loro modo di interagire: la progressiva autonomizzazione e responsabilizzazione di tutti i professionisti e il ruolo crescente di modelli organizzativi costruiti sui processi (a partire dai PDTA) richiedono competenze ed atteggiamenti nuovi in tutto il sistema;
  3. cambiamenti nel ruolo dei cittadini e delle comunità: la gestione della cronicità richiede il coinvolgimento dei pazienti e dei familiari e le modifiche nel sistema di erogazione dei servizi con il ridimensionamento dell’ospedale richiedono il consenso delle comunità;
  4. cambiamenti nel modo di essere dirigenti: il dirigente deve essere un agente di cambiamento capace di coinvolgere e motivare e non un ennesimo rappresentante del modello di mediocrazia (Che dirigenti vuole la sanità?) che premia l’allineamento acritico ed (apparentemente) efficiente.

Come si pone la Regione Marche rispetto a tutto questo?
Per capirlo bastano alcuni esempi. Il Piano Regionale Cronicità di fatto non c’è. E’ stato solo recepito il documento nazionale senza l’avvio di nemmeno uno  dei processi che sarebbero dovuti nascere per la sua realizzazione sul campo. Non vi è nessun documento né gruppo di lavoro sui nuovi modelli di assistenza infermieristica e lo stesso vale per le altre professioni. La creazione di nuovi ospedali nell’ambito di una razionalizzazione della rete ospedaliera nascono in assenza di quelle informazioni minime di cui le comunità interessate dovrebbero da subito disporre (La costruzione di un nuovo ospedale: le domande che debbono avere una risposta prima ancora di parlarne pubblicamente). Quanto alla selezione dei dirigenti la vicenda delle modalità di nomina dei Direttori di Area Vasta la dice lunga su come vede la Regione Marche i dirigenti della sanità anche ai massimi livelli. La Regione Marche non crede di fatto nella partecipazione e quindi nella comunicazione se non quella dei comunicati stampa. Manca in sostanza di umiltà.

Terzo valore che manca: la centralità dei bisogni dei cittadini. Il Servizio Sanitario Nazionale ha come riferimento i Livelli Essenziali di Assistenza (Livelli essenziali di assistenza) che si articolano in quattro grandi capitoli: prevenzione, distretto, ospedale, integrazione socio-sanitaria. Le Regioni dovrebbero “leggere” i bisogni dei propri cittadini con riferimento a queste quattro aree per prendere le necessarie decisioni in caso di bisogni non soddisfatti e/o di carenze nell’offerta. Non vi è alcun documento regionale che formalizzi l’analisi che la Regione Marche fa di questi problemi e riporti le scelte che ne derivano. E così le ripetute segnalazioni fatte anche in questo blog di carenze gravi in settori come la prevenzione (Infortuni in aumento. La prevenzione pare di no ...) e la salute mentale cadono nel vuoto. Il nuovo Piano Sociosanitario a questo dovrebbe servire, ma i ritardi sono sotto gli occhi di tutti (A che punto si trova il nuovo Piano Socio-Sanitario delle Marche? I pericoli dell’effetto annuncio e i rischi di una sanità di carta).

E quindi anche quando timidamente i primi dati compariranno (come in modo embrionale sta avvenendo con il rinnovato sito dell’ARS) nulla cambierà di fatto. I dati senza una lettura “umile” (e quindi partecipata) che tenga conto della complessità dei bisogni dei cittadini non servono a niente. E qui ci viene bene una citazione (stavolta direttamente in italiano): “Molti … credono che se analizzi i dati questi ti forniranno nuove idee.
Sfortunatamente, questa convinzione è totalmente errata. La mente può vedere solo ciò che è preparata a vedere” (Edward De Bono).

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