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Nelle Marche...

… questa convivenza è davvero difficile. Ma siccome il nostro impegno è di partire dai dati vediamo di portarne qualcuno a sostegno di questa affermazione.

I dati che portiamo sono freschi di mercato. Ieri (ormai l'altro ieri) abbiamo commentato i dati 2015 della griglia LEA (Campionato nazionale della sanità: i risultati 2015) con le Marche che scendono al settimo posto nella graduatoria della performance delle Regioni italiane (graduatoria che non include la  Valle d’Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano). Pochi giorni fa, e noi l’abbiamo già inserito  tra la documentazione del sito anche se non ancora abbiamo fatto a tempo a commentarlo, è uscito il VII Rapporto 2017 RBM Censis sulla Sanità Pubblica, Privata e Intermediata. Quanto a gradimento dei cittadini su adeguatezza e qualità del Servizio Sanitario Regionale siamo come Marche all’ottavo posto con quasi il 50% dei cittadini che non si dichiarano soddisfatti.  Ai prime tre posti ci sono Valle d’Aosta e le due Province autonome di Trento e Bolzano.

Ma ci sono altri dati e  scadenze che preoccupano:

  1. la mobilità sanitaria che aumenta (Cominciamo da un argomento a piacere: le Marche e la mobilità sanitaria) senza azioni che ne possano governare l’andamento (accordi di confine e aumenti orientati della produzione nei settori critici);
  2. la assenza a tutt'oggi di un Piano Regionale Cronicità in declinazione del Piano Nazionale Cronicità;
  3. la assenza al momento di un governo delle reti tempo-dipendenti (ictus, infarto miocardico e stroke) che possa documentare azioni intraprese e risultati ottenuti ad esempio attraverso gli indicatori previsti nella DGR 988/2016 sul PDTA regionale per la gestione del trauma grave e quelli previsti  nella DGR 987/ 2016 sul PDTA regionale dell’ictus;
  4. la fortemente incompleta realizzazione sul campo del PDTA e della rete dei servizi per le demenze previsti nella DGR 107/2015 che recepiva il Piano Nazionale Demenze;
  5. entro il 31 dicembre 2017 dovrà uscire la determina regionale con i nuovi requisiti di autorizzazione ed accreditamento in applicazione della Legge Regionale 2 settembre 2016, n.21;
  6. quanto ai servizi socio-sanitari rimandiamo alla consultazione dl sito del Gruppo Solidarietà che di recente abbiamo qui presentato (Cos'e' il Gruppo Solidarietà?).

E questo è solo un menù degustazione delle criticità della sanità marchigiana, in parte sovrapponibili a quelle sollevate nella lettera dei sindacati che ancora aspetta risposta. Su ognuna di queste e anche su altre, come la "reale" efficacia della politica per il governo delle liste di attesa, torneremo presto. Ma già questi assaggi bastano a capire quanto sia motivata la preoccupazione per le dimissioni del prof. Di Stanislao (Le dimissioni del prof. Di Stanislao: coll’avvocato Agnelli non sarebbe successo!). Già alcune lettere di commento a questo articolo hanno sottolineato quanto sia cruciale la robustezza tecnica dell’apparato regionale della sanità (Agenzia e Servizio) e  quanto questa sia messa in crisi da quelle dimissioni. Fra l’altro seguite da quelle della collega Gabriella Beccaceci, altra figura professioanle di spicco nel panorama della sanità pubblica marchigiana, facili da comprendere nelle motivazioni.

La idea che ai massimi livelli della sanità  regionale si possa pensare che in un dirigente quel che conta di più è l’affidabilità politica (Che dirigenti vuole la sanità?) è molto preoccupante per chi conosce la complessità dell’azione di governo regionale sui temi della sanità.

In molte Regioni (prima fra tutte la Regione Emilia-Romagna) i dirigenti si alternano tra i massimi livelli aziendali e quelli regionali proprio per affrontare al meglio questa complessità. Con i segnali che arrivano da quelle dimissioni la capacità della Regione Marche di fare un reclutamento “alto” di dirigenti per i suoi  incarichi in sanità corre il rischio di abbassarsi ulteriormente. E questo rischio si traduce a sua volta nel rischio di una  filosofia di governo tutta centrata sulla produzione di atti (come opportunamente segnalato da Roberto Amici) con una contestuale  carenza di azioni pianificate e monitorate negli ambiti su cui pure la proliferazione di atti è invece copiosa (vedi sopra i riferimenti al piano demenze e alle reti tempo-dipendenti).

Insomma, sempre in termini di rischio,  la Regione si può trovare a giocare in sanità senza allenatore, con giocatori non sempre esperti e a volte fuori ruolo, con una panchina corta e una campagna acquisti che non trova mercato. E quindi la classifica, anzi le classifiche rischiano di non migliorare. E i servizi - che è quello che conta - molto spesso pure, nonostante il grande e qualificato impegno di tanti a tutti i livelli.

Rubo, per finire, a Gustavo Zagrebelsky questa frase dalla Repubblica di ieri (ormai l'altro ieri) che vale come monito anche per il nostro piccolo, ma per noi tanto importante, mondo della sanità marchigiana:

"Tra governanti e governati quale che sia il sistema costituzionale, è sempre esistito un solco. E’ inevitabile.
La dimensione, però, è variabile, e la democrazia non può permettersi che s’allarghi oltre misura. Oggi la misura è certamente superata
”.

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