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A volte, non si sa quanto in modo consapevole, la Regione Marche affida ai comunicati stampa la diffusione dei sui orientamenti di politica sanitaria. Uno di qualche giorno fa ha riguardato “il” nuovo Ospedale dell’Area Vasta 3, anche se in realtà dovrebbe trattarsi di “uno” degli Ospedali dell’Area Vasta 3 visto che in altri comunicati stampa si è affermato dovrebbero rimanere sia quello di Civitanova Marche che quello di Camerino, San Severino (la  vicenda dell’ Ospedale Unico della’ Area Vasta  3 è stato commentato su questo blog in un recente post e quindi non ci torno). Voglio invece commentare la frase finale del comunicato stampa che recita: Lavoriamo assiduamente per dare risposte di qualità al bisogno di salute dei cittadini, puntando su una sanità di alta specializzazione e mantenendo sul territorio tutti i servizi.

In una sola frase ci sono potenzialmente due importanti rischi, non di cattiva comunicazione, ma di sostanza.

Il primo rischio è quello di immaginare che per i bisogni di salute oggi  serva soprattutto la “sanità di alta specializzazione” di cui parla il comunicato. In coerenza con questa affermazione in sanità la attenzione della Regione è molto forte sugli investimenti tecnologici e quelli “immobiliari”. Ma il fronte più importante in termini di bisogni di salute, come  tutti sanno o dovrebbero sapere, è oggi la sfida della cronicità che richiede un investimento di risorse e di attenzione sulle cure primarie. Che sono l’altra faccia della sanità rispetto a quella della alta specializzazione. E' nell'area delle cure primarie che la Regione Marche marca i principali ritardi: integrazione ancora lenta dei medici di medicina generale nelle Case della Salute, necessità di maggiori risorse a livello domiciliare e residenziale, ancora scarsa operatività dei progetti riguardanti le aree interne e la telemedicina, pochissime esperienze di gestione integrata di condizioni croniche tra medici di medicina generale e specialisti e di utilizzo “appropriato” dell’infermiere di famiglia e di comunità (che ha bisogno di una organizzazione completamente diversa delle cure primarie) e, infine, integrazione socio-sanitaria ancora ferma agli atti che la regolamentano. In questa sanità marchigiana orientata all’alta specializzazione il Piano Regionale Cronicità nelle Marche è rimasto al livello del recepimento.

Il secondo ancor più importante rischio  della cultura politica sottesa al  comunicato è in quella espressione “mantenendo nel territorio tutti i servizi” che rischia di essere interpretata come: tranquilli, facciamo gli ospedali nuovi, ma ci teniamo anche i vecchi!  La espressione “mantenendo” non può andar bene se riguarda i servizi territoriali propriamente detti, e cioè quelli dei distretti sia domiciliari che residenziali. Per questa tipologia di servizi l’ espressione giusta sarebbe stata “potenziando  nel territorio tutti i servizi”, vista la loro cronica carenza. Carenza che non è solo nell’offerta, ma anche nella regolamentazione dei requisiti di autorizzazione relativi alle strutture sanitarie e socio-sanitarie residenziali e semi-residenziali.

Insomma, nelle Marche si sconta oggi una arretratezza riguardante la cosiddetta long-term care, che include anche quelle relativa alla cronicità. Ma nonostante questo la Regione ha fatto bene a cogliere l’occasione offerta ai primi di luglio dalla Edizione 2019 degli Stati Generali della Assistenza a Lungo Termine organizzati da Italia Longeva e dal Ministero della Salute. Del resto come fare a rinunciare visto che di Italia Longeva la Regione Marche  è partner e – immagino – finanziatore?  Il programma prevede che il Presidente delle Marche venga intervistato assieme ad agli Assessori di altre Regioni sul tema Modelli e criticità della Long-Term Care nelle Regioni: aderenza ed appropriatezza, pubblico e privato, ospedale e territorio. E visto come sta “il territorio” nelle Marche bisogna prepararsi bene all’intervista, tanto più se si tiene conto che ad essere intervistati ci sono rappresentanti di Regioni  molto impegnate in nuovi approcci alla cronicità, come Toscana, Veneto e Lombardia.

Mancano alcune settimane all’evento di Roma e c’è tempo dunque per ridare nelle Marche centralità “vera” al tema della cronicità. Già che ci siamo suggeriamo da subito, ad esempio, le seguenti azioni: 

  1. confronto con i Medici di Medicina Generale sul loro ruolo e sulle forme di una loro integrazione nei servizi  territoriali
  1. mandato specifico all’INRCA a supporto delle politiche regionali sulla cronicità e sulla long-term care
  1. investimento in termini di risorse umane nei distretti a partire dalla nomina dei loro Direttori; 
  1. rilancio della integrazione socio-sanitaria a partire dalla “coincidenza” territoriale tra Distretti ed Ambiti Sociali; 
  1. rilancio della progettualità “Aree Interne” e, all’interno di questa, del progetto relativo alla telemedicina
  1. miglioramento dei requisiti di autorizzazione delle strutture semi-residenziali e residenziali

Come si vede dai link sono tutti temi già trattati in questo blog. Se questa fosse la scaletta dell’intervento delle Marche all’iniziativa di Roma ci sarebbe da registrare nella nostra Regione un bel balzo in avanti nella direzione giusta per venire incontro ai bisogni veri dei cittadini (che riconoscerebbero il cambiamento immediatamente)...
... e noi ci sentiremmo un po’ più utili.

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