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Leggendo uno dei tanti report comparativi sulle performance regionali raccolti nella sezione documentazione (CREA Sanità) colpiscono i seguenti grafici:

 

La spesa pro capite per dispositivi medicini nelle Marche (dalle siringhe allo stent inserito in una arteria coronaria dopo un infarto) è risultata infatti, nel 2014, la seconda più alta on Italia e anche la spesa per ricovero appare tra le più elevate (magari se ne usavano tanti per una particolare complessità dei ricoveri magari  su residenti fuori regione...). Ora i dati ministeriali sulle SDO (Rapporto SDO 2016) attestano sia un limitato impatto della mobilità attiva, come pure un indice di complessità non particolarmente elevato. Se poi si considera il forte ritardo nella introduzione della chirurgia laparoscopica (Rapporto 2017 Parisanità) in questa regione il fenomeno appare davvero misterioso.

Se non ne consumiamo  di più per il flusso da fuori regione, se non abbiamo una attività particolarmente complessa, se una delle metodiche con maggiore impatto sui costi dei dispositivi è poco diffusa: perchè spendiamo così tanto per i dispositivi medici? O c'è magari un problema di attendibilità dei flussi?

 

E se il  problema fosse che li paghiamo troppo? Ci sono dati che ci possono aiutare nella interpretazione? Il calcolo dei  famosi costi standard potrebbe essere una soluzione?

 

E poi c'è un problema di efficacia della macchina amministrativa?
Come è uscita questa componente del sistema dalla riduzione del personale degli scorsi anni?

Fare una gara rispettando le regole, che sono finalizzate a evitare la corruzione (rischio che di fronte a flussi di risorse tanto ingenti di risorse non può essere sottovalutato), e farlo bene è un lavoro complesso che richiede competenze non comuni e anche una significativa dose di coraggio. Inoltre richiede l'introduzione di figure nuove come l'ingegnere clinico, che mette in grado l'azienda sanitaria di dialogare con le ditte esterne su un terreno di parità, oltre al coinvolgimento del farmacista (confesso il potenziale conflitto di interesse: mio padre era un farmacista...).

Una organizzazione frammentata dei servizi e processi amministrativi  potrebbe pure esercitare un ruolo negativo(di recente l'ASUR li ha opportunamente unificati in ambito aziendale - Norme organizzative).  Si immagini cosa significhi definire un capitolato (ovvero le caratteristiche richieste a quello che si vorrebbe comprare) condiviso dovendosi interfacciare con 4 o 5 direttori di unità operativa (= primari), che operano sempre in situazioni di rischio sul paziente e vogliono avere i prodotti nei quai hanno la maggiore fiducia? Ma anche con 4 o 5 coordinatori (= caposala), che parimenti alla componente medica, cercano di garantire la migliore assistenza possibile.

Ed ecco che tornano le Reti cliniche

Ciascun direttore di unità operativa nella definizione e gestione delle reti deve aprire un confronto su tecniche e strumentazioni e questo costituisce il presupposto per poter immaginare un capitolato ad esempio per il materiale protesico in chirurgia ortopedica.

E senza gare l'azienda perde una rilevante possibilità contrattuale coi fornitori, solo parzialmente compensata dal quotidiano buon senso e attenzione di quelli che una volta si chiamavano provveditori! Se teniamo conto di tutto questo forse  spunta fuori qualche possibile spiegazione del grafico. 

La messa in rete dei professionisti e dei processi amministrativi forse può dare un grosso contributo al miglior utilizzo delle risorse investite in dispositivi medici.

Ci aspettiamo da chi opera sul campo correzioni/integrazioni di queste nostre impressioni. 

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