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C’ho messo personalmente diversi mesi a capirlo. Il Presidente Ceriscioli con delega alla sanità legge solo i comunicati stampa che sono anche le forma con cui comunica le sue scelte programmatorie. Se aspiro a fargli arrivare un messaggio la forma deve essere dunque quella di un comunicato stampa. Poi però farò seguire un articolo sullo stesso tema con dati e riferimenti. Inauguriamo questa nuova modalità di presentazione dei problemi con un tema caldo: il rapporto con i privati della Regione Marche. Ed ecco il comunicato.

Questi giorni si discute molto in regione sulla privatizzazione (in questi casi si aggiunge sempre: “strisciante”) della sanità marchigiana. In realtà, il problema non è quanta sanità privata ci sia (certamente non si può dire genericamente che ce ne sia troppa), ma di come viene (o non viene) governata.
Un esempio può essere rappresentato dalla mobilità attiva di queste strutture verso le altre Regioni, in particolare dalla attività di ricovero fatta dalle Case di Cura, ma non solo. Gli ultimi accordi fatti dalla Regione Marche prevedono per i privati dei tetti di produzione di ricoveri per le altre Regioni. Questi tetti sono più alti rispetto alla produzione degli anni precedenti, in alcuni casi significativamente più alti. In questi anni, però, la Conferenza Stato-Regioni ha preso una misura drastica per evitare che i privati incrementassero sempre di più l’attività in mobilità attiva per le altre Regioni (quella per la propria Regione di solito ha un tetto invalicabile ben definito): gli incrementi rispetto al passato vengono abbattuti in sede di rendicontazione della mobilità  interregionale. Nel 2014 e 2015 gli incrementi di produzione in mobilità attiva dei privati di ciascuna Regione sono stati abbattuti del 50% con riferimento al valore 2013 (su scala nazionale questo ha portato a sconti di molte decine di milioni di euro). Le Marche non sono state interessate dal problema perchè in quegli anni la produzione del privato in regime di ricovero era addirittura diminuita passando da 40,7 milioni del 2013  ai 36,7 milioni del 2015.  Per quanto riguarda il 2016 è stato previsto dalla Conferenza Stato-Regioni un abbattimento del 60% rispetto al 2015.

Nell’ ultimo accordo con le Case di Cura Multispecialistiche delle Marche è stato previsto  un tetto per la produzione in mobilità attiva 2016 basso (28,4 milioni di euro) e per il 2017 e 2018 un tetto annuale molto più alto (36,6 milioni). La differenza è di 8,2 milioni di euro all’anno  che per il 60% rischia di non essere riconosciuto alla Regione Marche se verranno confermate  le regole applicate dalla Conferenza Stato-Regioni al 2016.

Analogo pericolo di abbattimento corrono gli eventuali incrementi di produzione di ricoveri in mobilità attiva delle strutture di riabilitazione e di Villa Montefeltro.

Chi pagherà questi abbattimenti: la Regione Marche che ha fissato i tetti di riferimento per la produzione di ricovero in mobilità troppo alti o non li ha fissati (strutture di riabilitazione) o i privati che hanno sottoscritto accordi che "tra le righe" contengono apposite clausole di salvaguardia per questo genere di situazioni? In ballo tra 2017 e 2018 ci sono almeno dieci milioni che il sistema pubblico delle Marche rischia di pagare  per prestazioni fatte a cittadini di altre regioni.

Un problema diverso, ma collegato, si pone con gli incrementi di budget importanti (diversi milioni di euro) riconosciuti alle strutture private per il recupero della mobilià passiva (e la riduzione delle liste di attesa). A titolo di esempio: per il 2015 era stato previsto per le Case di Cura Multispecialistiche  e le strutture private di riabilitazione un incremento del budget finalizzato a quei due obiettivi di  circa 4 milioni, salito nel 2016 a circa 7 e a 7,8  nel 2017 e 2018. E se la mobilità passiva in questi anni non è diminuita o non diminuisce ( nel 2015 e nel 2016 si sa già che è aumentata) questi incrementi di produzione dei privati finanziati dal recupero ipotetico della mobilità passiva verranno riconosciuti lo stesso?

Insomma, la domanda col privato nelle Marche più che “quanto ?” è “governato per cosa e come?”.

L’articolo che uscirà a breve approfondirà tutto questo.


PS: intanto è possibile leggere "Mobilità sanitaria 2018: un “business” pubblico da 4,6 miliardi. Ma a guadagnarci sono solo sette Regioni e al Sud l’unica in attivo è il Molise", su Quotidiano sanità.

 

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