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(grazie prof Borgonovi)

Uno dei nostri obiettivi (parlo del sito) è quello di avvicinare il linguaggio del management (Direzioni aziendali e Regione) a quello di chi lavora sul campo (dirigenti ed operatori) e dei cittadini. Il glossario del sito ha questo obiettivo, come pure molti contributi del blog.

Come questo, che si occupa dei cosiddetti LEA, un termine che ricorre spessissimo negli atti di Regioni ed Aziende, ma non è sempre chiaro a tutti cosa rappresenti.

Proviamo a definire i Livelli Essenziali di Assistenza

Potremmo definire i Livelli Essenziali di Assistenza come: l’insieme di servizi e prestazioni che i cittadini hanno il diritto di richiedere ai loro Servizi Sanitari Regionali e che questi hanno il dovere di erogare. Da adesso in poi li chiameremo LEA, come li chiamano tutti e come li abbiamo già chiamati nel titolo ed in premessa. I LEA sono stati definiti da due Decreti, di cui uno risale al 2001 e l’altro all’inizio di quest’anno, che è quello attualmente in vigore. La conoscenza di questi documenti è ovviamente fondamentale per capire il funzionamento del sistema sanitario, ma è ostacolata dal gergo molto tecnico con cui sono redatti.

Scorrendo l’ultimo decreto, per chi non l’avesse mai visto, si rimane davvero impressionati da quanto viene offerto ai cittadini dal Servizio Sanitario Nazionale. Magari non tutto, ma certo tanto. Basta scorrere l’elenco dei “capitoli” del decreto per rendersene conto. Il nuovo decreto fra l’altro allarga il repertorio di prestazioni e servizi del primo decreto. Ad esempio si inseriscono nella specialistica prestazioni tecnologicamente avanzate, si declinano meglio le aree di attività per i servizi non meramente prestazionali, come i consultori, si articolano per livelli di complessità alcune tipologie di attività come quelle di assistenza domiciliare e si allargano le patologie per le quali si prevedono esenzioni dalla spesa.

Per riconoscere le differenze tra vecchi e nuovi LEA sono utili letture quella di una scheda di presentazione del nuovo decreto del Ministero e quella di un commento dello stesso comparso su Salute Internazionale. Peraltro, i “nuovi” LEA secondo le Regioni non sono finanziati e quindi sono a rischio, come si ricava dalle loro osservazioni alla manovra di bilancio 2008-2020.

Introduciamo qui un concetto fondamentale: i livelli essenziali di assistenza per diventare effettivi hanno bisogno di essere tradotti in concreti “standard di servizio” e a questo proposito …

… ci viene bene l’approccio della Regione Marche

La Regione Marche ha recepito i “nuovi” LEA con la DGR 716/2017, in cui in modo puntuale per tutti i punti del decreto si fa una sorta di spunta in modo da riportare gli atti già emanati sul tema e da fornire indicazioni sulle nuove regole da applicare in base al nuovo decreto (sulle visite di medicina sportiva, ad esempio).

Facciamo un esempio su cui mi è cascato l’occhio: le cure palliative domiciliari. Il nuovo decreto sui LEA prevede all’articolo 23 che vengano articolate in un livello base ed un livello specialistico che fanno parte della rete delle cure palliative. La DGR 716/2017 riporta gli atti regionali di recepimento dell’accordo Stato-Regioni su cure palliative e terapia del dolore e sulle linee di indirizzo per la definizione delle relative reti.

Ma il problema non è –o quantomeno non è solo- quello che hai scritto (i LEA teorici), ma quello che hai fatto (i LEA effettivi). E quindi per ognuno dei tanti “diritti” che i LEA riconoscono il problema non è solo se li hai regolamentati, ma se li stai garantendo e come. Nel caso specifico delle cure palliative il problema (indipendentemente dal fatto che siano servizi da garantire vecchi o nuovi) quanto, dove e come li sto garantendo?

Quindi: i LEA sono a livello regionale anche un repertorio di atti che ne regolamentano e programmano l’erogazione (e da questo punto di vista la DGR 716/2017 è un ottimo prodotto), ma sono (o meglio dovrebbero essere) soprattutto un sistema di indicatori costruito e monitorato per verificare l’applicazione di quegli atti.

Parafrasando il nostro slogan “In acts we trust, but only with data”.

Che è poi il commento che condividiamo appieno fatto alla delibera dal Gruppo Solidarietà.

 

PS La distinzione tra livelli di assistenza essenziali ed effettivi l’avevo letta tanti fa in un editoriale di Borgonovi (Tutela della salute, vincoli di bilancio e...)

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