A proposto del nuovo Piano Socio-Sanitario (d’ora in poi semplicemente “il Piano”) mi sto un po’ perdendo, ma non penso di essere l’unico. Ricostruendo le tracce del Piano mi ritrovo due riferimenti. Il primo è la conferenza stampa di metà gennaio di quest’anno in cui commentando i risultati 2017 dell’ASUR il Governatore ha annunciato l’avvio del percorso del Piano e delle relative consultazioni, impegno importante affidato al dott. Volpini Presidente della IV Commissione.
Ritroviamo poi il Piano nella DGR 102 del 5 febbraio 2018 relativa al Piano della Performance 2018-2020 della Regione Marche. Qui, in particolare, al Servizio Sanità viene dato il compito di elaborare il Piano con due scadenze: realizzazione del 100% degli incontri con le organizzazioni sindacali e gli altri stakeholders (30 marzo 2018) e predisposizione della prima stesura del documento (entro il 30 giugno 2018). Del Piano non si conosce (non conosco) ufficialmente altro. Immaginiamo che siano stati prodotti alcuni documenti, che verosimilmente saranno circolati in bozza, tipo samizdat.
Forse potrebbe essere utile seguire il percorso di Piano seguito da Regioni non solo geograficamente vicine, ma con una Giunta politicamente affine: Toscana ed Umbria (l'affinità varrà almeno per ancora un paio di anni). Il Piano in queste Regioni è partito nello stesso periodo in cui è partito (ma è partito veramente?) nelle Marche.
Prendiamo come riferimento la Regione Toscana che ha prodotto un documento ufficiale nel dicembre 2018 “Informativa preliminare al Consiglio Regionale sul Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2018-2020”. Il documento è abbastanza semplice (come dire: sarebbe anche alla nostra portata) e contiene approfondimenti ad esempio su:
- il quadro di riferimento normativo-programmatorio;
- il quadro conoscitivo con i principali elementi caratterizzanti la popolazione e il sistema sanitario toscani;
- le parole chiave: rete, responsabilità e sostenibilità;
- la ricognizione delle risorse;
- la individuazione delle modalità di confronto esterno;
- il cronoprogramma.
Per quanto riguarda il confronto esterno, dopo una prima fase di ascolto nei mesi di ottobre e novembre 2017, è stata prevista una seconda fase di ascolto nel febbraio 2018. Tappe successive: esame della Giunta (giugno 2018), esame del Consiglio Regionale (luglio 2018) e Piano effettivamente operativo (settembre 2018).
Per quanto riguarda l’Umbria, da un comunicato dal sito della Regione di inizio febbraio 2018 si ricava l’avvenuto avvio dei dodici Tavoli tematici istituiti nell'ambito del percorso di definizione del nuovo "Piano sanitario regionale 2018-2020" della Regione Umbria. A proposito dei tavoli il comunicato dice che “Ne fanno parte circa 250 persone tra funzionari regionali, dipendenti delle Aziende Usl e ospedaliere, rappresentanti dei Disco (Direttori di Struttura Complessa), delle organizzazioni sindacali, dell'Anci, del Forum del Terzo settore, di Associazioni di utenti, pazienti e loro familiari e del volontariato maggiormente rappresentative in Umbria, che hanno espresso interesse e disponibilità a contribuire al dibattito per la stesura del nuovo strumento di programmazione della sanità umbra, raccogliendo l'invito dell'Assessorato regionale alla Salute, alla Coesione sociale e al Welfare… I Tavoli tematici, ognuno dei quali avrà un referente tecnico, si riuniranno per la prima volta secondo il seguente calendario: Psichiatria il 5 febbraio; Cure primarie e assistenza terzo livello territoriale, medicina d'iniziativa e malattie croniche il 6 febbraio; Disabilità e riabilitazione l'8 febbraio; Dipendenze l'8 febbraio; Cure palliative il 9 febbraio; Prevenzione il 9 febbraio; Rete ospedaliera il 12 febbraio; Ricerca e medicina di precisione il 12 febbraio; Emergenza-urgenza il 13 febbraio; Trapianti e sangue il 13 febbraio; Tecnologie (HTA) e ICT (Telemedicina) il 15 febbraio; Infanzia ed età evolutiva il 16 febbraio.
E adesso veniamo alle Marche.
Dopo l’annuncio dell’avvio del percorso del Piano a gennaio 2018 non è successo praticamente niente, o almeno niente che assomigli all’inizio di quel confronto che in teoria si sarebbe dovuto concludere entro il mese di marzo. Non circolano documenti, ma soprattutto continuano a non circolare dati. Nel frattempo escono atti deliberativi, come quello sui “nuovi posti letto” (Approvata in Commissione l’assegnazione dei nuovi 140 posti letto ospedalieri con altri regali ai privati (da non dargli il tempo di scartarli!). Un commento rubato a Karl Raimund Popper.) o proposte di Legge come quella sulle sperimentazioni gestionali che rispettivamente anticipano il piano o assumono la sua tempestiva approvazione.
Adesso è partita quasi sotto traccia (non ne è stata data pubblicità e ce ne siamo accorto solo consultando il sito dell’ARS) una griglia per inviare contributi al Piano Socio Sanitario Regionale 2018-2020, griglia per la cui compilazione si chiede di fare riferimento a specifiche aree di intervento, specifici obiettivi strategici e specifiche direttrici di sviluppo evidentemente indicati/e in un documento che però non viene citato. Come non è noto l’assetto organizzativo dell’Ufficio di Piano.
Nel frattempo manifesta le sue ricadute negative l’effetto annuncio del Piano: tutto si rimanda o si vorrebbe rimandare al Piano. Il caso della già citata proposta di legge sulle sperimentazioni gestionali e la contestuale discussione sui rapporti col privato è stato al riguardo emblematico. A più riprese si è reclamato da più parti che si trattava di temi da trattare nel nuovo Piano.
Purtroppo, di fatto al momento in realtà nessuno sa cosa è il Piano o meglio cosa sarà. Soprattutto nessuno sa cosa aggiungerà alla programmazione dei servizi un Piano che per ora nasce in assenza di dati e documenti su tutti i fenomeni più significativi che il Piano dovrebbe affrontare (dalla prevenzione, alla assistenza ospedaliera passando per la distrettuale). In questa situazione è difficile capire a cosa possa servire una consultazione online dei portatori di interesse.
Quanto al rischio di una sanità di carta, evocato nel titolo dell’articolo, purtroppo la Regione Marche ci ha abituato a DGR con scadenze non rispettate, indicatori non misurati e indicazioni generiche di tipo adempimentale (le diamo perché il Ministero ci chiede di darle) in assenza di risorse assegnate alle Aziende (vedi il Piano Demenze, per dirne una). Regione che ci ha anche abituato a discutere di ospedali di carta anche loro, non ancora finanziati e dagli incerti contenuti operativi. Ospedali che intanto fanno magari litigare le comunità locali sulla loro futura (ipotetica) sede. In un contesto di assenza di dati e di disabitudine al confronto il rischio di una Piano di sola carta fatto incollando le parole chiave che tutti i Piani riprendono (sostenibilità, apertura al territorio, responsabilità, reti, lotta alle diseguaglianze, ecc) è molto alto.
Sarebbe (da tanto tempo ormai) giunto il momento di fornire ai tanto (troppo) spesso evocati stakeholders precise informazioni su cosa il Piano affronterà e su quale base di dati e documenti lo farà. Ai territori, ad esempio, scottano ancora le riconversioni dei piccoli ospedali e il ridimensionamento di alcuni ospedali (come si diceva una volta) di rete. Non vale la pena di dire subito che queste sono scelte ormai irreversibili o, se non è così, non vale la pena di far capire che margini di trattativa ci sono al riguardo?
E non è meglio chiarire se ci si intende esprimere sulla Centrale 118 Regionale unica e sulla riorganizzazione del sistema di emergenza territoriale?
E ancora: si è disponibili, partendo dal piano, a investire sui temi in cui la Regione Marche è tra le ultime Regioni in termini di spesa pro-capire (prevenzione e salute mentale)?
No, il Piano solo di carta, per favore no!