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Siamo a Largo Casanova, dove era finita la prima puntata. Ricapitolando: siamo in cima a colle Astagno e dal bell’affaccio del largo dominiamo la costa verso nord e sotto il Lazzaretto.  Adesso attraversiamo la strada e  torniamo indietro di pochissimo verso il centro e l’ex distretto. Dopo qualche decina di metri sulla destra ci sono delle scalette e un sentiero che salgono verso l’alto. Saliamo e dopo una breve passeggiata in mezzo ad un specie di bosco urbano arriviamo alla Cittadela. Qui un minimo di chiarezza sui termini ci vuole. Col termine Cittadella ci si riferisce spesso al parco della Cittadella che è tutt’altra cosa rispetto alla Cittadella vera  e propria che è quella verso cui ci stiamo dirigendo e che è una splendida struttura militare rinascimentale opera di Antonio da Sangallo il Giovane iniziata nel 1532.

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E’ di pochi giorni fa la notizia che il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha ricevuto una serie di aspre critiche dalla intersindacale medica per gli annunciati tagli alla spesa per il personale. Vicenda che ci illustra un po’ paradossalmente la logica (ce n’è?) dei tetti di spesa del personale che così tanto influiscono sulla vita delle Aziende e, purtroppo, ancor più su quella degli operatori e, soprattutto, dei pazienti.

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I problemi di salute mentale sono un buon tracciante (o cattivo a seconda del punto di vista) di almeno due fenomeni che li influenzano negativamente: la crescita del disagio sociale e delle diseguaglianze da una parte e l’indebolimento della risposta dei servizi legati al controllo della spesa, controllo che finisce per pesare di più sui servizi territoriali e su quelli che si occupano di disagio cronico.

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In un bell’editoriale recente de Il Sole 24 ORE (ovviamente bello per me), passatomi da un amico via  Whatsapp, Sergio Fabbrini utilizza a un certo punto una espressione che mi ha colpito  a proposito dell’atteggiamento di alcuni politici italiani per i quali “la politica è una attività sociale che non richiede competenza”. E ciò giustifica prese di posizione grottesche su temi certo non secondari come i dazi, i clandestini, l’abolizione di alcune tasse, l’uscita dall’euro, e così via. Prosegue Fabbrini, e qui ci avviciniamo al mondo della sanità che più ci interessa: “Nessuno di noi andrebbe a farsi operare da un chirurgo che non sa quello che fa (anche se è tifoso della nostra squadra del cuore). Come è possibile affidare il governo della cosa pubblica a chi non sa di cosa parla?”.

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Il gioco del 15 e la sanità regionale

Il gioco del 15 lo ricordano quelli della mia generazione (diciamo quelli che o sono già in pensione o stanno per andarci). E’ un rompicapo che si gioca con una tabellina quadrata divisa in quattro righe e quattro colonne (quindi 16 posizioni) su cui sono posizionate 15 tessere quadrate, numerate progressivamente da 1 a 15, con l’ultima posizione vuota. Dopo abbondante rimescolamento si deve ripristinare la primitiva ordinata distribuzione da 1 a 15, con l’ultima posizione di nuovo vuota.

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