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Di recente in questo blog un intervento di Andrea Soccetti ed una sua successiva intervista hanno sottolineato l'importanza che le attività connesse alla gestione del rischio clinico e della promozione della qualità siano sostenute da forti scelte ed investimenti regionali ed aziendali. Venerdì scorso si è tenuto a Fano, promosso dal dott. Di Bernardo (direttore dell'UOC Rischio Clinico e Governo Clinico  dell'ASUR Area Vasta 1), un interessantissimo evento formativo sull'esperienza siciliana in materia di gestione del rischio (ma poi la cosa si è allargata più in generale alla promozione della qualità dell'assistenza) che da una risposta agli stimoli di Soccetti.

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Alcuni giorni fa è uscita una intervista a Giuseppe (Beppe) Zuccatelli sul Corriere della Romagna, pagina di Cesena, a proposito  della tendenza, non solo italiana,  alla creazione in sanità di megaaziende. L'intervista si riferiva soprattutto alla Ausl della Romagna, una delle ultime nate, ma le considerazioni fatte hanno un interesse più generale, specie per quanto riguarda il rapporto tra Direzione e mondo professionale. Più l'azienda cresce di dimensioni, più le distanze tra Direzione e professionisti aumentano e più i processi di cambiamento diventano forzati e per questo inefficaci. 

Chi: Giuseppe Zuccatelli, medico, direttore del Servizio Salute  prima e del Dipartimento Servizi alla Persona ed alla Comunità della Regione Marche dal 2002 al 2006, e prima e dopo molto altro tra cui: Direttore Generale della AUSL di Cesena; Sub-Commissario ad Acta per l'attuazione del piano di rientro del disavanzo sanitario prima della Regione Campania, poi della Regione Abruzzo; Direttore Generale dell'INRCA. Il resto lo saltiamo.

Cosa: un commento alla tendenza alla creazione di Aziende Sanitarie di dimensioni sempre maggiori in molte Regioni Italiane.

Perchè: le Marche sono state tra le prime Regioni in modo originale e anticipato a sperimentare una Azienda Sanitaria di grandi dimensioni. Le considerazioni di Zuccatelli hanno dunque un potenziale interesse anche per la nostra Regione.

 

Beppe, come nasce questa mania degli accorpamenti  in sanità?

Questa tendenza viene fatta risalire al governo Blair in Inghilterra, ma poi  si diffonde in altre realtà ed in Italia si è (secondo un recente studio) passati dalle 659 USL del 1992 alle 104 del 2017. Ma senza  dare altri numeri la dimensione del fenomeno è crescente in tutti i campi e in molti paesi. Tanto che gli è pure stato trovato un nome: merger mania, ovvero mania della fusione. E nei servizi sanitari Regionali italiani questa mania letteralmente dilaga.

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Abbiamo già parlato di quanti infermieri servono alla Regione Marche (Ma quanti sono gli infermieri che servono alla regione Marche? Domanda sbagliata!) e di come per rispondere non si debba partire dai (e finire ai) minuti di assistenza (Superare la logica dei minuti di assistenza). Prima degli atti amministrativi (piano assunzioni e pianta organica), ci sono i modelli organizzativi (come si utilizza la risorsa infermieri) e quelli culturali (quali competenze per quali infermieri). E oggi i modelli culturali e (potenzialmente) organizzativi della professione infermieristica stanno cambiando e il sistema deve cogliere le formidabili opportunità che ne derivano.

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Dalla DGR 1289/2017:

Gli Enti del SSR adottano entro il mese di febbraio di ogni anno il piano di fabbisogno triennale di personale ed il piano occupazionale annuale e lo inviano al Servizio Sanità per il previsto controllo ai sensi del!'mi. 28 della L.R. n. 26/96. Il piano del fabbisogno contiene l'indicazione della dotazione organica e la sua eventuale rimodulazione ad invarianza di costi. Il piano occupazionale deve indicare i posti da ricoprire, distinti per profilo professionale e disciplina e va integrato con apposito allegato che evidenzi le procedure da avviare con priorità alta (da 0 a 3 mesi), con priorità media (da 3 a 6 mesi) e con priorità bassa (da 6 a 9 mesi).

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